Dopo il passaggio alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli Autori, arriva in sala come evento speciale il 4, 5 e 6 ottobre distribuito da Notorious Pictures Isolation, film corale in cui cinque registi raccontano il lockdown del 2020.
I cinque corti portano la firma di Michael Winterbottom, Olivier Guerpillon, Julia von Heinz e Jaco Van Dormael e Michele Placido. C'è chi si è rifugiato in campagna, chi si è auto isolato, chi, come il regista italiano, ha voluto raccontare Roma e Milano, concentrandosi sul Tetro Alla Scala (compare anche l'Étoile Roberto Bolle tra le guglie del Duomo).
Abbiamo incontrato i registi Michael Winterbottom, Olivier Guerpillon, Julia von Heinz e Jaco Van Dormael al Lido di Venezia, per parlare della particolare esperienza lavorativa che è stata Isolation.
La video intervista ai registi di Isolation
Isolation: il mondo post lockdown
Vediamo molti gesti di gentilezza in tutti i vostri corti: pensate che questo lockdown ci abbia cambiato in meglio o no?
Michael Winterbottom: Sarebbe bello se fosse così. Ma non ne sono sicuro.
Olivier Guerpillon: Il problema della Svezia è che non abbiamo avuto un vero lockdown: si è isolato chi voleva, lavorando da casa. È stata un'esperienza piuttosto strana. Io mi sono isolato perché ho pensato che i provvedimenti non fossero sufficienti. Isolarsi è stato strano: uscivo per fare la spesa e la gente era in giro come al solito. Parlo di questo nel mio corto.
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Isolation: raccontare un anno difficile
Hai parlato di essere chiusi in casa: a volte lo vediamo nei film horror. Quale genere descrive meglio questo anno?
Julia von Heinz: Per me la tragedia: il film di Michael mostra molto bene che per molte persone è stata una punizione rimanere in casa. Conosco molte persone che erano sole prima e ancora di più durante la pandemia. Conosco molte persone che erano in pericolo perché non potevano lavorare da casa. Non mi piace pensare alla pandemia come qualcosa che ha reso il mondo un posto migliore, perché ho visto troppe persone soffrire.
Michael Winterbottom: C'è una frase dell'economista Milton Friedman: "Ogni crisi è un'opportunità". E purtroppo spesso gli scrittori sono più bravi a utilizzare queste crisi per cambiare il mondo. Sta a noi trasformarla in qualcosa di positivo.
Hai scelto il punto di vista di un bambino: pensi che, potete rispondere, anche voi, i bambini abbiano sofferto di più questa situazione?
Michael Winterbottom: È stata dura per tutti: le case con bambini hanno sofferto come tutti. Non c'è una classifica della sofferenza.
Julia von Heinz: I bambini sono spariti nei social media: mi ha fatto piangere il bambino del tuo film. Guarda sempre lo schermo. Abbiamo dovuto lavorare per non far sparire i nostri bambini nei social. Avevano bisogno dei genitori per questo e molti non avevano il tempo di farlo. I miei figli non potevano fare sport o vedere gli amici: hanno sofferto molto, sì.
Perché avete accettato il progetto? Avete usato questi corti come una terapia? Una via di fuga?
Jaco Van Dormael: Siamo stati fortunati a ricevere questa proposta: forse da solo non avrei fatto nulla. È stato interessante far parte di un progetto in cui non sai che cosa stiano facendo gli altri. Sai solo che stanno lavorando allo stesso tema nello stesso momento. Tutti questi punti di vista diversi rispondono in modi diversi alla stessa domanda. Fa bene ricordare: adesso pensiamo di starne lentamente uscendo, ma dobbiamo ricordare cosa è stato e imparare da quello che non ha funzionato. E imparare la differenza tra ciò che vediamo in tv e ciò che viviamo. La differenza tra ciò che dicono i politici e cosa vediamo. È un ricordo: non di informazioni, ma emotivo.