Bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché quel mondo così tanto idealizzato, o sognato, rischia di tramutarsi in realtà; il che non sarebbe male, se non fosse che spesso ciò che avevamo sperato non combaci perfettamente con l'ideale di felicità. E come sottolineeremo in questa recensione di Irish Wish - Solo un desiderio di Janeen Damian (disponibile su Netflix) la protagonista Maddie (Lindsay Lohan) è una ragazza che vive appieno la sua fantasia. Alimentandosi di speranze, e insicurezze, la ragazza è per sua stessa indole una sognatrice.
Da buona (ma mai apprezzata) scrittrice, è naturalmente spinta a far correre sul binario della fantasia una propria versione alternativa della realtà; una versione manipolata dall'immaginazione, plasmata da grandi speranze, ma spesso del tutto opposta a quella a lei destinata. Ma il destino, si sa, è imprevedibile. Gioca senza regole. Una caduta delle aspettative, e una presa di coscienza che ciò che vorremmo non combacia con ciò che sarà, diventa il motore a scoppio di questa commedia leggera e senza tante pretese, dove Lindsay Lohan ritrova una verve che si credeva persa, mantenendo una bassa velocità.
Irish Wish - Solo un desiderio: la trama
Maddie (Lindsay Lohan) voleva essere una scrittrice, ma finisce per lavorare come editor. Maddie è innamorata di Paul Kennedy (Alexander Vlahos), ma ha troppa paura per dichiararsi. Risultato? L'uomo della sua vita (o almeno, quello che ritiene tale) incontra una delle migliori amiche di Maddie e se ne innamora. Per quanto matura e capace di mettere da parte i propri sentimenti, accettando il ruolo di damigella d'onore al matrimonio della coppia, la giovane sa in cuor suo che nulla è cambiato. Ecco perché, su una panchina speciale nel cuore della location irlandese dove si tiene la cerimonia, Maddie affida il proprio desiderio (sposare Paul) a Santa Brigida. Una folata di vento, una caduta all'indietro, ed ecco che la mattina successiva la ragazza si sveglierà nei panni della sposa invece che in quelli della damigella. Ma forse, anche i desideri più profondi, non combaciano con il concetto di felicità destinatoci dal fato.
Opere semplici per letture semplici
Nessun guizzo tecnico, nessuna sorpresa: tutto in Irish Wish è chiamato a restituire con semplicità una narrazione altrettanto prevedibile e facile da comprendere, senza elucubrazioni, o risvolti criptici ed enigmatici. Un po' come quei "libri che compri in aeroporto" come vengono definiti in American Fiction, Irish Wish non aspira a nulla più se non offrire ai propri spettatori un'ora e mezza di pura leggerezza; una comfort zone senza ostacoli, dove l'arco narrativo dei propri personaggi si riduce a una linea segnata con leggerezza, senza cadute dell'eroe, ma tanta, troppo, dolcezza.
Ogni cosa è illuminata, forse fin troppo
Irish Wish non ha nulla a che fare con il Natale, la neve, o le festività comandate, eppure tutto in lui pare vivere sulla scia del ricordo di un tipico film natalizio uscito dalla fucina di Hallmark. Tutto è perfettamente illuminato; ogni strato brilla di colori accesi; nessuna ombra osa aleggiare su un microcosmo dove anche le delusioni, o le (poche) lacrime, vengono asciugate da una positività che tutto edulcora, fino a lasciare in bocca un gusto di fastidiosa dolcezza. Sembra una cartolina di un posto bucolico e fiabesco il film di Janeen Damian. Un microcosmo dove tutto può accadere, non prima però che lo spettatore abbia avuto il tempo di prevederlo.
Ludico, senza tante pretese e costruito al fine di raggiungere facilmente il proprio obiettivo (e un target spettatoriale quanto più ampio possibile) Irish Wish - Solo un desiderio si pone sul mercato di visione per soddisfare un bisogno: quello di raccontare una storia, intrattenendo lo spettatore, senza richiedere molta attenzione. La regia, il montaggio, la fotografia: nulla si propone al proprio spettatore con la presunzione di farsi ammirare. Tutto è elementare, basilare. Nonostante dei raccordi di montaggio dinamici e interessanti, e dei movimenti di macchina che danno l'illusione di una tecnica pregressa, l'unica che veramente tenta di offrire una parvenza di impegno è la stessa Lindsay Lohan.
La gioiosa leggerezza del ritorno
Lo sa bene l'attrice che questa è la sua occasione di rinascita; Irish Wish (di cui è anche produttrice) è molto più che un film per lei; è un ulteriore livello da superare per dimostrare al mondo di essere pronta a ritornare sulla scena. E in effetti, dietro quei sorrisi mai forzati, e quei gesti tanto ampi, quanto studiati, si ritrova quello spirito di attrice spensierata e comica con cui aveva conquistato il proprio pubblico negli anni passati (si pensi a Mean Girls, o a Quel pazzo venerdì). Una gioia contagiosa, perfettamente in linea con la natura dell'opera, con la quale l'attrice coinvolge il proprio spettatore, lo prende per mano, immergendolo al centro di un girotondo spensierato. Ma a forza di girare e ridere, la prevedibilità avanza, l'allegria si smorza, lasciando spazio alla monotonia di azione.
Cartoline di un desiderio sbagliato
Coerente con il fine ultimo del film che è chiamata a dirigere, Janeen Damian evita ogni tipi di virtuosismo tecnico per mettere la propria macchina da presa al servizio di un aspetto contenutistico di puro intrattenimento. Gli zoom, così come i campi lunghi che accolgono al proprio interno la bellezza di un paesaggio mozzafiato come quello irlandese, sono tessere imprescindibili di un puzzle da guardare e apprezzare nello spazio di una visione, per poi passare ad altro. Ogni sequenza si lascia ammirare, strappa un sorriso, senza però imprimersi nella memoria dello spettatore. Alla regista basta cullare il proprio pubblico tra le braccia di un'ingenuità costante, sostenuta da un ambiente folcloristicamente vicino al peso delle speranze e della magia, per alleviare la pesantezza della quotidianità, cercando al contempo di ricordare quanto spesso ciò che si desideri non sempre combaci con la felicità eterna. A volte tutto si riduce nello spazio di una meteora che passa veloce; una speranza effimera, che ci illumina il cammino per ritrovare le impronte del proprio destino. Un significato profondo, questo, restituito con una leggerezza di intenti e di racconto. Un racconto che scivola via, come pioggia sul volto sotto un cielo irlandese.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Irish Wish - Solo un desiderio sottolineando come il film disponibile su Netflix e con protagonista Lindsay Lohan non riesca ad andare oltre il confine dell'opera leggera e sognatrice con la quale intrattenere il proprio spettatore. Tutto è chiamato a far passare un'ora e mezza di pura spensieratezza, ma tutto si ferma a un livello superficiale di visione. Irish Wish è come quel libro che leggi volentieri, ma le cui pagine scivolano via sull'onda dei ricordi, scomparendo parola dopo parola.
Perché ci piace
- La performance di Lindsay Lohan.
- I campi larghi che immortalano la bellezza del paesaggio irlandese.
- Il concetto di base che vuole i desideri come benzina della propria immaginazione, ma spesso pronti a tradirci.
Cosa non va
- Una regia che vorrebbe osare, ma non può.
- La fotografia accecante.
- I colori accesi e troppo cangianti.
- La prevedibilità del racconto.
- L'antipatia intrinseca di Santa Brigida.