Io capitano di Matteo Garrone vince il Leone d'argento alla regia a Venezia 2023. Non solo: il Premio Marcello Mastroianni è andato a Seydou Sarr, attore esordiente e protagonista del film, in cui recita insieme a Moustapha Fall, anche lui alla prima esperienza.
Abbiamo incontrato il regista italiano e i due attori senegalesi proprio a Venezia 80, dove ci hanno spiegato come fosse fondamentale mostrare in Io capitano (recensione qui) i sogni di questi ragazzi, che vedono i coetanei europei viaggiare tranquillamente, mentre per loro mettersi in cammino vuol dire rischiare la vita. Dice Garrone: "Abbiamo fatto anni di lavoro di documentazione. E abbiamo scoperto, incontrando tanti ragazzi, che, oltre a una migrazione fatta da chi scappa da guerre, cambiamenti climatici o condizioni di estrema disperazione, ci sono anche tanti giovani, visto che in Africa il 70% della popolazione è giovane, che vivono il sogno di arrivare in Europa".
Il regista continua: "La globalizzazione lì è arrivata forte come qua: hanno i social, quindi è umano, umanissimo, che abbiano il desiderio di viaggiare, pur partendo da una realtà dignitosa. Da mangiare ce l'hanno, però vogliono arrivare in Europa per cercare un lavoro che gli dia la possibilità di guadagnare meglio e aiutare le loro famiglie. E di realizzarsi. Come noi quando eravamo più giovani e volevamo scoprire l'America. Solo che loro per poterlo fare devono rischiare la vita. Questa è un'ingiustizia a cui non sanno dare una riposta, perché vedono dei loro coetanei venire tranquillamente in vacanza in Senegal. Spesso parlano la loro stessa lingua, il francese, ma loro per andare in Francia devono affrontare delle prove che mettono a rischio le loro vite".
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Dopo i premi vinti a Venezia, Io capitano potrebbe essere il candidato italiano ai prossimi Oscar. Intanto il film è in sala dal 7 settembre. A chi dice che è troppo edulcorato, Garrone risponde: "Mostriamo un'ingiustizia di fondo, che il film non racconta in maniera didascalica, perché è un viaggio attraverso l'Africa dal loro punto di vista. È un cambio di prospettiva. Un controcampo rispetto a quello che noi siamo abituati a vedere. Noi siamo abituati a vedere sempre le immagini dei barconi che arrivano nel Mediterraneo, la conta dei vivi e dei morti. Invece, in questo caso qui, facciamo vedere che, dietro a questi numeri, ci sono delle persone con delle famiglie, con dei sogni, con delle aspirazioni, con delle loro personalità, ognuno con la sua, che sono disposte a rischiare la vita per cercare di avere un futuro migliore. Ma soprattutto di conoscere il mondo e avere la possibilità di realizzarsi".