Un film che racconta la volontà di un viaggio di speranza, che ricorda chi questo viaggio non lo ha mai finito. E poi il cuore della cultura africana, in una prospettiva che si allunga in un percorso di antenati, scoperte, facendo tornare le inflessioni di Pinocchio: c'è Lucignolo, c'è il paese dei balocchi, ci sono le parti oniriche. Ecco Io Comandante di Matteo Garrone, che racconta l'epopea di Seydou e Moussa, due giovani che lasciano il Senegal per raggiungere l'Europa. Per arrivarci, però, dovranno affrontare un percorso mortale, sospeso tra il deserto ed il mare.
Presentato in Concorso a Venezia 80, vede protagonisti gli attori non professionisti Seydou Sarr e Moustapha Fall. "Abbiamo scelto il Senegal, perché ci sono tanti tipi di migrazioni", spiega Garrone a Movieplayer. "C'è una migrazione diversa. Il 70% in Africa sono giovani. Hanno accesso ai social. Da parte loro, vivono il desiderio legittimo di accedere ad un futuro migliore. Come noi da ragazzi. Per raggiungere l'Europa però fanno una fatica mortale. Al contrario di noi europei, che possiamo viaggiare tranquillamente in Senegal".
La sceneggiatura di Io Capitano
Io Capitano, che ha segnato la prima volta di Matteo Garrone alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato scritto insieme a Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini, Andrea Tagliaferri. "Massimo Ceccherini mi ha aiutato sia in Pinocchio che in Io Capitano. Massimo viene dal popolo, non come me, che sono borghese. Ha una conoscenza di certe dinamiche, è puro, ed è stato di grande aiuto". Poi, un riferimento a Cannes, che sembra non abbiamo voluto il film, invece accolto molto calorosamente da Venezia: "Da ragazzo giocavamo a tennis al De Bains. Avevo 18 anni. Poi sono tornato, con un furgone, dormendo in pineta. A Venezia ci sono sempre stato, da appassionato. Mi godevo il festival. E sono felice di avere presentato il film in concorso".
La responsabilità
Il discorso poi si sposta sulla responsabilità intellettuale di raccontare una storia del genere: "Abbiamo fatto un lavoro di documentazione. Ci siamo affidati ai racconti di chi questa storia l'ha vissuta in prima persona. Quando racconto una storia cerco di sorprendermi. Esiste anche una migrazione non legata alle guerre. In Africa ci sono 52 stati, e c'è tanta migrazione interna. Non tutti hanno i soldi per migrare in Europa. E poi qui ci sono i riflessi di una globalizzazione, inseguendo un sogno, per potete aiutare la famiglia o conoscere il mondo. C'è un ingiustizia di fondo". Matteo Garrone, poi, confida quanto la sceneggiatura di Io capitano abbia risuonato in lui per anni: "Una storia che ho tenuto con me, mi sentivo a disagio, non volevo speculare da fortunato un tema così. Però poi l'importante è che il film rimanga".
Io Capitano e Pinocchio
L'ultimo accostamento, tra il mondo onirico e la straziante verità dei fatti, è su un particolare parallelo, che lega l'Odissea di Seydou Sarr Moustapha con il Pinocchio di Collodi. "Volevo fare un Pinocchio migrante. Qualcosa c'è, si sposa in modo naturale. Collodi metteva in guardia dalla violenza circostante. E qui seguiamo un ragazzo che punta al paese dei Balocchi, scontrandosi con personaggi e situazioni pericolose. Sento come se si fossero incontrati più filoni. La parte onirica era importante per mettere in scena emozioni e sensi di colpa".