So che chiunque ti direbbe che è più sicuro non stringere nessun tipo di rapporto, ma in effetti è il contrario. Sono proprio le relazioni tra le persone ciò che ci fa rimanere vivi.
Fa uno strano effetto trovarsi a scrivere la recensione del primo episodio di Invasion 2, la serie sulla fantascienza umana di Apple TV+, poche settimane dopo aver salutato Secret Invasion su Disney+. Se la serie Marvel ha provato a trasporre la rispettiva run fumettistica per raccontarci cosa accadrebbe se gli Skrull fossero tra noi, il ritorno del serial nato dalla mente di Simon Kimberg (che con la Marvel aveva avuto a che fare attraverso gli X-Men e Deadpool e con gli alieni attraverso The Martian) e David Weil (Hunters e Citadel su Prime Video) vuole provare a raccontare le conseguenze di un'invasione da parte di una specie sconosciuta e misteriosa lungo tutto il globo terrestre. Un punto di vista più ampio e non geolocalizzato agli Stati Uniti, come spesso capita in questo tipo di produzioni, ma che al tempo stesso nel corso del ciclo inaugurale, dopo un'avvincente e originale premessa, aveva finito per perdersi nelle sue troppe storyline e personaggi, non avendo ben chiaro uno sviluppo ed evoluzione da dare ad ognuno di loro. Ci sarà riuscita nel primo episodio della seconda stagione? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Gli invasori sono tra noi
Sono passati oramai quattro mesi dagli eventi del finale della prima stagione e gli invasori alieni sono ufficialmente tra noi. Vengono riprese le storyline di ognuno dei protagonisti avanzate rispetto a dove li avevamo lasciati, ma che sembrano tutte accomunate da un tema: l'incomunicabilità. Abbiamo Aneesha (Golshifteh Farahani) in fuga coi figli Luke e Sarah dopo la morte del marito fedifrago, che incontrano non pochi ostacoli sul proprio cammino, continuamente in movimento, per il quale il figlio maggiore prova sempre maggior sofferenza e astio verso la madre. Mitsuki Yamato (Shioli Kutsuna) da aspirante monaco è diventata una sorta di vigilante urbano che vuole fermare a tutti i costi gli invasori - un pretesto per qualche scena d'azione, non particolarmente rilevante - ma allo stesso tempo è l'unica che è riuscita a mettersi in contatto con loro nello spazio. La giovane donna rappresenta quindi entrambe le facce della medaglia in questa incredibile e ancora troppo pervasa di domande invasione aliena del titolo.
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Incomunicabilità e sopravvivenza
Apple TV+ continua a puntare sul genere sci-fi ma se la fantascienza di Fondazione era di base letteraria e più "pura", con Invasion ci troviamo di fronte a qualcosa di molto più umano e "terreno", paradossalmente, e di impronta originale, sebbene inevitabilmente influenzata da tutto ciò che è venuto prima di lei nel genere e nelle carriere dei due creatori. Una delle tematiche cardine della serie e in particolare di questa seconda stagione, almeno dal primo episodio visto in anteprima, sembra essere la lotta per la sopravvivenza dell'umanità in una convivenza forzata che sembra tutt'altro che fattibile. Allo stesso tempo però forse non dovremmo davvero temere chi arriva dall'esterno, ma i nostri simili che alla prima occasione dimostrano scarsa propensione per empatia e collaborazione (come successo nella realtà durante la pandemia). Da un lato, a causa del cambiamento climatico, non facciamo che dire nella realtà che ci è rimasto solo questo pianeta, rimanendo affascinati per natura dall'outer space ma non essendo riusciti effettivamente a trovarne un altro abitabile per la nostra specie. Dall'altro, nella finzione narrativa gli invasori sembrano tutt'altro che pacifici ma se fosse solo un problema di incomunicabilità (il secondo tema centrale dello show e delle nuove puntate)? Proprio come quella tra madre e figlio per i Malik e proprio come quella di Yamato col resto del mondo. O ancora il povero Caspar Morrow (Billy Barratt) in coma ma incredibilmente connesso con la specie sconosciuta. Proprio come il giovane Luke.
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New entry
Invasion continua la sua ambientazione sparsa per il mondo, utilizzando anche diverse lingue parlate dai personaggi, proprio come accadeva in Lost (una delle prime, se non la prima serie a usare questo espediente). Nel farlo, presenta anche alcune new entry che appaiono già interessanti: l'ex Dollhouse Enver Gjokaj che qui interpreta un uomo affabile ma misterioso a capo del "Movimento" che incrocerà il proprio percorso con quello dei Malik, e Naian González Norvind nei panni di una scienziata comportamentale che avrà il compito di studiare Yamato. O ancora l'ex Orange is the New Black Nedra Marie Taylor che già partecipa a Fondazione sulla piattaforma in un ruolo misterioso. Nonostante alcune scene action non eccezionalmente avventurose, una rappresentazione degli alieni con non troppa invettiva e alcune scelte musicali un po' ruffiane, vogliamo dare fiducia e una seconda possibilità al racconto di Invasion 2. Proprio come la si darebbe a degli invasori che, forse, non sono venuti necessariamente in guerra.
Conclusioni
Alla fine della recensione del primo episodio di Invasion 2 possiamo dire che ci sentiamo ottimisti, anche se guardinghi, verso le nuove puntate dopo il capitombolo della seconda metà della prima stagione. Le new entry sembrano interessanti, i temi anche se già visti nel genere potrebbero essere esplorati in modo accattivante e il racconto sembra essere un po’ più chiuso e meno dispersivo, nonostante manchi un po’ di tensione narrativa e di azione originale.
Perché ci piace
- Sembra che gli autori vogliano puntare a limitare il bacino narrativo.
- I nuovi personaggi sembrano portare qualcosa di inedito nella storia.
- L’umanità del racconto e le tematiche affrontate di incomunicabilità e sopravvivenza.
Cosa non va
- La rappresentazione degli alieni lascia un po’ a desiderare.
- Manca la suspense vera e propria perché questo insistere sul lato emotivo è dietro l'angolo.
- "Space Oddity" nella colonna sonora è davvero una scelta ruffiana.