Era uno dei titoli più attesi e famosi dell'Anime Night di MTV ed è rimasto nel cuore di molti di quelli che nel 2001 erano adolescenti o poco più: Inuyasha di Rumiko Takahashi (celebre autrice di Maison Ikkoku, Lamù e Ranma 1/2) è di sicuro uno degli anime (e manga) più amati in assoluto ed è finalmente approdato sulla piattaforma streaming Netflix dal 1 ottobre 2019. Siamo sicuri che ai nostalgici e agli appassionati del genere non sia sfuggita la notizia qualche settimana fa, rivivendo a pieno titolo quell'impazienza che avevamo nell'attesa in prima serata delle puntate dell'anime che venivano trasmesse a cadenza settimanale 18 anni fa. Sì, perché dal manga sono state tratte due serie anime (Inuyasha e Inuyasha - The Final Act), entrambe prodotte dallo studio Sunrise, andate in onda in Italia dal 2001 al 2011, accompagnando i fan per un decennio a periodi alterni.
Una rinfrescata alla trama
È passato più di qualche anno, e nella speranza che alcuni di voi non si sentano offesi da quella che può sembrare un'imperdonabile mancanza di fiducia nella vostra memoria, vediamo di ripercorrere brevemente almeno le prime battute dell'intricata e lunghissima storia di Inuyasha. La storia segue le vicende di Kagome Higurashi, una studentessa quindicenne, che vive con la sua famiglia che gestisce un tempio shintoista. Il tempio cela nei suoi spazi un albero definito sacro e un pozzo maledetto; sarà proprio in prossimità di questo pozzo che la ragazza verrà aggredita da un mostruoso demone, il millepiedi Joro, e risucchiata all'interno delle sue profondità finendo nell'epoca Sengoku, nell'antico Giappone feudale. Sigillato all'albero Goshinboku (l'albero sacro sopra citato) trova Inuyasha, un mezzo demone che cinquant'anni prima aveva tentato di rubare alla sacerdotessa del luogo, Kikyo, la sfera dei quattro spiriti, un oggetto magico dagli enormi poteri.
Nel tentativo di fuggire dal demone millepiedi e sconfiggerlo Kagome libererà Inuyasha che cercherà poi di aggredirla per impadronirsi della sfera e diventare un demone completo. Viene fermato da Kaede, l'ormai anziana sorella di Kikyo, infilandogli un rosario magico che lo obbliga ad obbedire al comando "a cuccia!". Durante lo scontro con un altro demone Kagome manderà accidentalmente in frantumi la sfera e da qui inizierà l'avventura vera e propria: un viaggio per cercare di riunire tutti frammenti della sfera, ostacolati da Naraku, un mezzo demone malvagio che vorrebbe il potente oggetto magico per i suoi loschi scopi. Durante il viaggio si uniranno ai due anche il piccolo demone volpe Shippo, il monaco sporcaccione Miroku e la sterminatrice di demoni Sango.
La forza dei personaggi
Se c'è una cosa a cui l'autrice, Rumiko Takahashi, ci ha abituati è l'incredibile caratterizzazione dei suoi personaggi, dal commovente Maison ikkoku all'esilarante Lamù, passando per Ranma 1/2, siamo sempre rimasti colpiti dalle diverse sfaccettature di protagonisti e comprimari. La sensei riesce a plasmare momenti di infinita tenerezza, tristezza e gioia, ma anche di incredibile comicità. I suoi personaggi passano in modo fluido dal ruolo di eroe a quello di giullare, senza forzature o stacchi, in un vortice di situazioni differenti ma armoniche e complementari. È questa, forse, la vera forza di Inuyasha, un anime con un gran numero di personaggi che durante la storia intrecciano più volte le loro strade raccontandoci di volta in volta qualcosa in più di sé e del mondo in cui si muovono, rimanendo segnati dalle esperienze del loro passato e presente. Vediamo quindi che il rapporto tra Inuyasha e Kagome diviene sempre più profondo, puntata dopo puntata (capitolo dopo capitolo), che Sesshomaru, gelido demone fratello del protagonista, farà esperienza di affetto e compassione dopo aver incontrato sul suo cammino l'orfana Rin, che Miroku aprirà il suo cuore svelando la disperazione legata alla sua maledizione e così via per molti dei tantissimi volti caratterizzati dalla sapiente mangaka.
Perché è impossibile dimenticarlo
Bastano le qualità narrative a rendere Inuyasha l'indimenticabile opera che ricordiamo con affetto? Di sicuro contribuiscono, così come contribuisce la raggiunta maturità della Takahashi, di cui Inuyasha è la quinta opera. Ma c'è qualcosa di più, un ingrediente che non va ricondotto a un singolo elemento ma al sunto di diversi fattori, la felice unione di tutte quelle caratteristiche che in precedenza avevano funzionato negli epici titoli precedenti: la folle comicità alternata al dramma e ad un pizzico di slice of life, tutto nella stessa opera che, seppur parecchio lunga e in alcuni tratti ripetitiva, non perde lo smalto e appassiona trasversalmente più tipi di pubblico. Ovviamente non possiamo ignorare l'effetto nostalgia canaglia (per citare tristemente Al Bano) che pesa, e parecchio, facendoci guardare con affetto e malinconia a quei titoli giunti quando, forse, ne avevamo più bisogno: a un'età in cui rappresentavano un appuntamento spensierato e imperdibile.