Il suo nome non dirà molto ai non addetti ai lavori, ma se aggiungiamo la parola Amazon allora la musica cambia. Dopo essere stato per anni uno dei produttori indipendenti più interessanti della scena americana, nel 2015 Ted Hope è diventato il capo della produzione di Amazon Original Movies. Per dirla in parole povere, è colui che ha permesso a Luca Guadagnino di mettere le mani su un capolavoro come Suspiria reinventandolo completamente, ma anche colui che ha acquisito e distribuito pellicole "difficili" come il musical di Spike Lee Chiraq, il visionario The Neon Demon di Nicolas Winding Refn e il delicato Paterson di Jim Jarmusch. Non stupisce, dunque, che il Locarno Film Festival abbia deciso di celebrare Ted Hope assegnandogli il Premio Raimondo Rezzonico, riconoscimento alla sua carriera.
Sono tanti i titoli che costellano l'attività produttiva di Ted Hope, co-fondatore della Good Machine prima di approdare ad Amazon. E sono ancor più gli autori che Hope ha lanciato e sostenuto in quella che lui stesso definisce scherzosamente pseudo-matrimonio: "Il rapporto produttore-regista è molto simile al rapporto tra marito e moglie. Dopo la scintilla iniziale devi trovare piacere nel fare colazione insieme ogni mattina, altrimenti la cosa non funzionerà". Ted Hope mette in chiaro come la qualità principale di un produttore sia la pazienza, unico modo per far funzionare tutto, e confessa apertamente la sua passione per le liste che stila meticolosamente sul suo smartphone come promemoria.
Leggi anche: Suspiria: 152 minuti di orrore nel remake di Luca Guadagnino
Dagli esordi di Ang Lee ad American Splendor
Il viaggio a ritroso nel passato di Ted Hope parte dall'incontro con Ang Lee, uno degli autori che il produttore ha avuto il merito di lanciare quando Lee era ancora uno studente. "Ang Lee è stato un dono fin da quando ha messo piede nel mio ufficio" ammette il produttore "Cosa mi spinge a produrre un regista? Mi deve convincere che se non farà quel dato film morirà ed è ciò che Ang Lee ha fatto. È molto riflessivo, all'epoca parlava già bene inglese, ma faceva finta di avere problemi per prendere tempo. Sul set, però, aveva chiaro in mente tutto il film, e questo fin dall'opera di esordio, Pushing Hands".
Ted Hope ha prodotto quattro film di Ang Lee, compreso il bellissimo Tempesta di ghiaccio, con la Good Machine, che aveva fondato a New York insieme a James Schamus nel 1990. Il nome della compagnia deriva da una buffa storia che coinvolge un suo assistente che ha fatto esplodere la macchina del cappuccino dell'ufficio. Fiore all'occhiello della compagnia è American Splendor, vincitore del Sundance nel 2003. Il film, ispirato all'omonimo fumetto firmato da Harvey Pekar, è un biopic che racconta le disavventure dell'idiosincratico Pekar. "Ho scoperto il fumetto e mi ha affascinato" racconta Hope. "È la storia di un uomo che combatte depressione e disordine compulsivo, per alcuni aspetti lo sentivo vicino a me, l'ho trovato divertente e commovente al tempo stesso e ho cominciato a pensare come farne un film. Sono tanti i registi di Cleveland, città di Pekar, a cominciare da Jim Jarmusch, ma volevo raccontare la storia come in un sogno. Ho pensato che sarebbe stato perfetto avere dietro alla macchina da presa un team composto da moglie e marito, documentaristi e che avessero approccio non convenzionale al biopic. Il giorno dopo, incredibilmente, si sono presentati nel mio ufficio Shari Springer Berman e Robert Pulcini. Il film ha vinto il Sundance, è stato premiato a Cannes e la sceneggiatura ha ricevuto una nomination all'Oscar".
Leggi anche: Guida ad Amazon Prime Video: come funziona e cosa guardare
L'autunno di Amazon al cinema: Suspiria, Peterloo e Beautiful Boy
Quando Ted Hope ha sentito che l'esperienza con Good Machine cominciava a stargli stretta, ha co-fondato un'altra compagnia, This is That, con cui ha prodotto 21 Grammi - Il peso dell'anima e Se mi lasci ti cancello. "In un momento in cui sentivo che la mia carriera era in stallo Alejandro González Iñárritu mi ha chiamato dicendomi che ero perfetto per lui. Ci siamo trovati bene e abbiamo vissuti un'esperienza unica in un film che parla di fede. L'idea ossessionava Alejandro che è credente, mentre Guillermo Arriaga, l'autore dello script, non è credente. Da queste due visioni ne è nata un'esperienza affascinante, anche se il critico del New York Times ha scritto che era il film più deprimente che avesse mai visto".
Nel 2015 è arrivata l'offerta di Amazon. "L'America è un sistema guidato dal mercato, si gioca tutto su finanziamenti, tax credit. La cultura c'entra poco, sono tutti ossessionati dal mercato. E Amazon è un posto pieno di regole, all'inizio mi permettevano di acquisire solo titoli in lingua inglese, poi mi hanno permesso di aprirmi ad altri mercati così in autunno distribuiremo il polacco Cold War, premiato a Cannes". Tra i successi di Amazon ci sono i due Oscar vinti da Manchester by the Sea, ("un film scritto per Casey Affleck") e in autunno si preannuncia una stagione eccezionale con l'arrivo in sala di Suspiria ("lo so, è lungo, ma vi assicuro che non vederete mai niente di simile. Se rimarrete delusi, vi rimborso il costo del biglietto") e da Peterloo di Mike Leigh, in anteprima a Venezia, e oltre a Life Itself e Beautiful Boy, che saranno presentati a Toronto. Il discorso cade poi su un collega tristemente noto di Ted Hope, Harvey Weinstein, ma la risposta del produttore è lapidaria: "Sono certo che dalla sua storia faranno molti film, ma non sono adatti a me. Era un bullo, e ora non ho tanta voglia di vedere quella storia. I film deprimenti da vedere sono anche deprimenti da fare".
Prima di salutarci, è inevitabile chiedere a Ted Hope come vede il futuro della distribuzione cinematografica, dello streaming e dei festival. "I film sono definiti dall'esperienza cinematografica, sono un'esperienza collettiva, non solitaria. Un film visto da soli può commuovere, ma non è esattamente questo il cinema. Vedere i film nel miglior modo possibile è importante. Quando ho accettato il lavoro ad Amazon l'ho fatto perché ritenevo che fossimo solo all'inizio di questa esperienza. Oggi ci sono 13 compagnie che hanno dichiarato di voler lanciare un proprio servizio streaming globale come Amazon e Netflix. Non so se ci riusciranno, sicuramente aumenterà la quantità di produzioni, ma è facile perdersi. La cosa più importante che ho imparato è che solo perché puoi fare una cosa non significa che dovresti farla. In futuro diventerà prioritario decidere cosa guardare. Il pubblico ama essere guidato nella scelta e questo è malsano per l'arte, e per la libertà. Come costruire un pubblico adeguato, insegnandogli ad apprezzare la qualità e i film impegnati? Semplice. Quale luogo migliore per farlo del Locarno Film Festival?"