Nonostante lui abbia l'esperienza di un veterano e sia attivo ad Hollywood sin dai primi anni '90, Survivor (che esce in Italia in anteprima mondiale il 21 Maggio ) è solo il quarto film del regista australiano classe '67 James McTeigue: gli altri tre sono The Raven del 2012, Ninja Assassin del 2009, e soprattutto V per Vendetta con cui ha esordito nel 2005. Più il cortometraggio Caserta Palace Dream girato in Italia nel ambito del progetto Garofalo firma il cinema e ambientato nella Reggia di Caserta. "Amo l'Italia e amo Roma - ci dice entusiasta quando lo chiamiamo per la nostra intervista telefonica esclusiva - ci sono stato per un po' nel 2013 a girare qualche scena del mio corto". A Caserta invece c'era già stato dieci anni prima, come aiuto regista di George Lucas sul set di Star Wars ep. II - L'attacco dei cloni. Appunto, solo quattro film ma un'esperienza di lungo corso per le tantissime e importanti collaborazioni come aiuto regista, a partire da Fuga da Absolom nel 1994, fino a quella fondamentale con i fratelli Andy Wachowski e Lana Wachowski nella trilogia di Matrix.
I Wachowski scrivono e producono V per Vendetta tratto dalla graphic novel di Alan Moore e David Lloyd e ne affidano la regia proprio a McTeague, consentendogli di diventare un regista cult praticamente con un solo film all'attivo. Anche questo nuovo Survivor, prodotto dal leggendario Irwin Winkler, è un film molto politico, visto che si parla di attentati terroristici, di sicurezza e di paranoie legate all'allerta e al controllo delle frontiere; ma è soprattutto un action thriller, una frenetica caccia all'uomo, anzi alla donna, visto che la protagonista e la badass girl per eccellenza Milla Jovovich, braccata dal killer Pierce Brosnan, cattivo d'eccezione.
Un thriller contemporaneo che si ispira ai classici
Possiamo definire Survivor come un thriller d'azione contemporaneo?
Direi di sì, nel senso che lo scenario è molto attuale e completamente credibile rispetto a quello che è il tema trattato.
Ma tra le sue fonti di ispirazioni ha citato dei classici thriller politici come I tre giorni del condor o Il maratoneta ad esempio.
Penso che questo film richiami un po' dell'atmosfera dei thriller paranoici e complottisti degli anni Settanta, genere che a me piace molto in effetti: quelli in cui il personaggio principale di solito è braccato e in fuga da chi vuole ucciderlo o incastrarlo, in questo caso abbiamo un commando terroristico ma anche l'Ambasciata Americana stessa. E oltre a rimanere in vita deve anche mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, per far luce sulla verità e scoprire chi è che complotta: penso che in chiave contemporanea faccia pensare più ad un film in stile Tony Scott come Nemico pubblico.
Milla back in action
Un personaggio in fuga dunque, ma per una volta al centro della storia abbiamo una protagonista femminile, una cosa piuttosto inedita per il genere. E Milla Jovovich è perfetta per il ruolo.
Mi fa piacere che lo menzioni, perché in effetti questa è la cosa che più di tutte mi ha portato ad accettare questo progetto. Non capita spesso di avere una protagonista femminile, oltretutto una come Milla Jovovich che è una star indiscussa del genere action e una vera badass girl. Una donna come protagonista ti consente di avere una prospettiva e un punto di vista completamente differenti. Ci sono un sacco di versioni al maschile di questo tipo di film, ma una donna al centro della storia la rende più interessante e meno scontata per tanti motivi: è più vulnerabile, la sua sensibilità nei confronti delle persone e delle situazioni che la circondano è diversa, in uno scontro fisico mentre lotta per la sopravvivenza non hai mai la percezione che se la caverà sempre facilmente e questo rende tutto più imprevedibile.
Dove portano le nostre paure
Credo che come V per Vendetta anche questo sia un film molto politico il cui motore principale é ancora la paura. Qui la paura è quella degli attacchi terroristici, della potenziale minaccia dietro ogni cittadino straniero che varca i nostri confini: in un certo senso lo stesso tipo di paura che in V per Vendetta veniva usato come strumento di manipolazione dei media e dell'opinione pubblica e che porta alla distopia del moderno regime totalitario e dittatoriale del film. Quanta paura dobbiamo avere delle nostre paure?
É molto interessante questo parallelo tra i due film, di come uno conduca in un cenrto senso all'altro, e di come alla base di entrambi ci sia la paura che faccia da motore della storia. I governi in genere cavalcano l'onda della paura che si manifesta nelle sue varie forme, a volte si tratta di paure fondate e reali come quella degli attacchi terroristici, altre volte di paure totalmente immaginarie. Un esempio perfettamente calzante in Europa in questo momento é quello legato al problema dei migranti, una forma di paura che i governi cercano di instillare e su cui fanno leva trasformandolo in strumento di propaganda. Tornando al background del film, la trama e lo scenario in questo senso sono molto reali: dietro alle cospirazioni c'è qualcuno di molto potente che vuole usare il terrorismo e le paure conseguenti agli attacchi per scopi economici e il vero obiettivo è quello di sconvolgere i mercati.
Londra al naturale
Il film ha un look molto interessante, ci sono molte scene notturne che sono evidentemente girate usando tutta la luce naturale possibile; ricorda un po' le atmosfere dei film di Michael Mann a tratti... il che per inciso vuole essere un complimento!
Ho lavorato col mio collega direttore della fotografia Danny Ruhlmann e lui ha capito immediatamente qual'era l'estetica che stavo cercando: volevo che tutto fosse molto reale e Danny ha la grande capacità di sapere quando non andare oltre l'ambiente e usare tutta la luce naturale possibile senza aggiungere nulla a meno di non essere costretto. Anche in molte scene d'interni, l'unica luce è quella che proviene dalla strada, il resto dell'appartamento è completamente al buio. Penso che il risultato sia eccezionale e conferisca al film dei toni molto dark: è una scelta coraggiosa quella di girare così perché il rischio è elevato, ma Danny ha fatto un ottimo lavoro. Parlando di Michael Mann, Danny tra l'altro conosce bene Dion Beebe, anche lui è australiano e membro della ACS (Australian Cinematographer Society).
Londra è un set molto speciale per lei?
Volevo che guardando il film si provasse la sensazione di trovarsi veramente a Londra, fare sì che la città fosse viva come gli altri personaggi della storia. Mi interessava ritrarne un'immagine che non fosse la solita, che non fosse quella turistica... sai Buckingham Palace tutto il resto. Ho lavorato e vissuto a Londra, conosco molto bene la città, adoro le sue atmosfere e i suoi luoghi: volevo mostrarla in maniera diversa, far vedere gli ambienti come sono realmente, anche per questo la scelta di una fotografia quasi completamente non illuminata artificialmente.
James Bond diventa cattivo
Tornando al cast, oltre a Milla Jovovich, abbiamo Pierce Brosnan nel ruolo completamente inedito del villain: come è stato vedere 007 nella parte del cattivo?
Pierce ha letteralmente adorato questa parte. Per lui era una sfida eccitante quella di provare ad essere finalmente un bad guy, ed è un cattivo memorabile tanto quanto Max von Sydow ne I tre giorni del condor o Edward Fox ne Il giorno dello sciacallo... insomma uno di quei villain taciturni e silenziosi, che nei film non parlano molto, ma quando dicono qualcosa li stai a sentire e catturano l'attenzione. Credo che a Brosnan sia piaciuto molto tutto questo processo di lavorare con lo sguardo e con l'espressione, e lui sicuramente ha il giusto carisma e la personalità per un ruolo del genere. É una persona appassionata del lavoro che fa e ha portato sul set una grande gioia ed energia.
Una nuova speranza per Star Wars
Tra le tantissime collaborazioni della sua carriera, lei è stato anche assistente alla regia di George Lucas in Star Wars: Episodio II - L'attacco dei Cloni. Da fan della saga di Star Wars cosa si aspetta dal nuovo capitolo?
Sono un fan della serie originale e come molti altri fan di Star Wars penso che i nuovi episodi, incluso quello a cui ho lavorato, avrebbero anche potuto essere migliori per certi aspetti. Da quello che ho visto i nuovi episodi rappresenteranno in un certo senso un ritorno alle origini del franchise e penso che J.J. Abrams sia la persona adatta visto che è il tipico cineasta degli anni '70 cresciuto con una cultura spilberghiana, per cui in questo senso ho ottime aspettative.