Dopo essere stata molto nota al grande pubblico nella prima decade degli anni duemila come volto di MTV e All Music prima e di Canale 5 poi, Valeria Bilello dal 2008 ha intrapreso con passione la carriera di attrice. L'esordio è avvenuto con una parte ne Il papà di Giovanna di Pupi Avati e due anni dopo ha avuto la possibilità di mostrare le proprie capacità in Happy Family di Gabriele Salvatores, comparendo in seguito in un film molto apprezzato dalla critica come Miele, il primo lavoro dietro la macchina da presa di Valeria Golino presentato nel 2013 al Festival di Cannes. Anche in televisione la trentatreenne attrice siciliana ha partecipato a progetti interessanti, come i film tv La strada dritta, co-sceneggiato da Sandro Petraglia, e Ti amo troppo per dirtelo, diretto da Marco Ponti e interpretato al fianco di Francesco Scianna, Jasmine Trinca, Carolina Crescentini ed Enrico Bertolino.
Dal 19 ottobre è visibile gratuitamente online sul sito di Rai Cinema Channel Monitor, riuscita e per diversi aspetti coraggiosa opera prima del giovane regista Alessio Lauria in cui la Bilello offre un'interpretazione molto convincente. Il film, scritto a quattro mani dallo stesso Lauria insieme a Manuela Pinetti, è ambientato in un futuro prossimo in cui i dipendenti di una multinazionale possono sfogare le proprie ansie e frustrazioni a dei "monitor", persone che li ascoltano al di là di un muro senza conoscerne l'identità e hanno il compito di stilare relazioni per conto dell'azienda.
In questo contesto distopico nascerà un'atipica relazione tra Elisa, il personaggio interpretato da Valeria Bilello, e Paolo (Michele Alhaique), un monitor che per un motivo ben preciso decide di trasgredire le regole risalendo all'identità della donna. Con Valeria, gentile e disponibile, abbiamo parlato proprio di Monitor e più in generale della sua carriera di attrice.
Da conduttrice a attrice: una scelta coraggiosa
Dopo anni di esperienza nella conduzione, come ti sei approcciata alla nuova dimensione di attrice e che tipo di studi hai affrontato?
In realtà il cambiamento è avvenuto in modo abbastanza lento dentro di me. Quando ancora lavoravo in televisione ho iniziato a studiare regia alla Scuola di Cinema di Milano diretta dal produttore milanese Daniele Maggioni. All'epoca avevo già chiuso con la televisione musicale e stavo conducendo Nonsolomoda su Canale 5. Il passaggio decisivo è stato rappresentato dalla mia partecipazione a Happy Family di Gabriele Salvatores. Era l'estate del 2009 e da lì in poi non sono più tornata indietro, maturando la decisione di non voler più condurre. Ormai era diventato chiaro che avrei dovuto scegliere una delle due strade e così ho optato per non accettare più proposte relative alla conduzione. Mentre studiavo regia ho studiato anche recitazione perché era obbligatorio farlo, solo più avanti ho scoperto che mi sarebbe servito. Una volta diventata attrice, ho avuto modo di approfondire la materia in varie altre occasioni.
Monitor: il lavoro sul personaggio di Elisa e il rapporto con Alessio Lauria e Michele Alhaique
Cos'è che più di ogni altra cosa ti ha spinto a prendere parte a Monitor?
Sicuramente la scrittura. Ricordo che quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta ho pensato fin dall'inizio che i momenti di Elisa fossero tutti molto interessanti per me. E questa è una cosa abbastanza rara perché spesso, quando si leggono dei copioni, ci si augura di arrivare il prima possibile a girare determinate scene. La scrittura di Alessio era così precisa e quello che evocava era talmente chiaro che ho voluto fare un lavoro di naturalismo, cercando di rendere in maniera sincera le battute a mia disposizione, facendole mie senza però stravolgerle in alcun modo. Non volevo toccare di un millimetro la scrittura e i bellissimi dialoghi presenti in sceneggiatura.
Come sei entrata in contatto con Alessio Lauria?
Alessio aveva visto alcuni miei lavori e mi ha scritto chiedendomi di incontrarci. Così mi sono preparata all'incontro guardando il suo cortometraggio, che non avevo ancora visto nonostante fosse già diventato un cult sul web. Per quanto molto divertente, Sotto casa non è rappresentativo di Alessio in tutto e per tutto. Monitor è diversissimo da quel tipo di ironia, è molto più nostalgico.
La tua interpretazione colpisce per il modo in cui riesci a donare intensità al personaggio di Elisa pur giocando sulla sottrazione e su semplici sguardi o gesti. Che tipo di lavoro hai svolto su questo personaggio?
Non potendo cambiare fisicamente poiché già legata ad altri set, penso di aver lavorato molto sulla voce e su tutto quello che Elisa ha dentro di sé. Quello raccontato in Monitor è un mondo di persone che non possono o non riescono a esprimere ciò che hanno dentro. Poi ho senz'altro cercato di lavorare anche su piccole cose come sguardi e gesti che però potevano fare una grande differenza, soprattutto nelle scene ambientate nella sala d'ascolto. A differenza di altri personaggi, Elisa vive un doppio spazio: quello della realtà esterna e quello privato, della sala d'ascolto, grazie al quale avevo la possibilità di far emergere l'intimità di Elisa e i suoi veri sentimenti. Mi è piaciuta, poi, l'idea di lavorare su un personaggio che vestisse in maniera vintage, nonostante il film fosse ambientato nel futuro. Rivedo molto di lei nel cappotto che indossa o nell'acconciatura che porta.
Trovo che i momenti in cui dividi lo schermo con Michele Alhaique funzionino molto bene. Avete lavorato insieme alla costruzione dei vostri personaggi già prima delle riprese o è nato tutto sul set?
Michele l'ho conosciuto durante le letture del copione di Monitor, ma non abbiamo letto insieme tante volte. Ognuno di noi ha svolto un lavoro separato con Alessio. La conoscenza con Michele l'ho approfondita sul set, dove però è stato subito chiaro che davanti a me avevo un ottimo attore, oltre che un ottimo regista come Alessio. Quando riesci a capire che cosa serve al tuo personaggio, ma contemporaneamente anche cosa serve al film, dai la possibilità agli altri di intonarsi e di starti accanto. Sicuramente la professionalità di Michele mi ha aiutato molto, così come quella di Alessio.
L'esperienza hollywoodiana de L'opera della mia vita e gli auspici per il futuro
Nel 2013 hai recitato ne L'opera della mia vita, un film co-prodotto dai fratelli Weinstein e diretto dal regista de Il diavolo veste Prada David Frankel. Come è stata questa esperienza?
Bellissima. David Frankel è un signor regista e ho avuto la possibilità di lavorare con attori come James Corden, Julie Walters e Mackenzie Crook. In questo contesto ho potuto osservare a lungo come lavorano le grandi produzioni e ho avuto la fortuna di assaporare un altro modus operandi, tra l'altro non necessariamente migliore del nostro. Penso che i nostri set non abbiano niente da invidiare a quelli americani. Nel momento in cui viene chiamata l'azione non è detto che ci si trovi in situazioni migliori in funzione delle capacità produttive. L'andamento di un film e il risultato positivo o negativo sono questioni delicate e poco prevedibili che dipendono più dalla mente e dalle capacità del regista che dal budget a disposizione.
A cosa stai lavorando attualmente e quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora in uscita c'è una miniserie in sei puntate che andrà in onda su Rai Uno, Il sistema, una sorta di storia di spionaggio molto avvincente che ho girato, tra gli altri, con Claudio Gioè, Lino Guanciale e Gabriella Pession. Ho visto le prime due puntate e spero davvero che piaccia. Sto lavorando a diverse altre cose ma in questo momento ancora non posso dire niente.
Un'ultimissima domanda. Ci sono dei registi in particolare, italiani o stranieri, con cui ti piacerebbe lavorare?
Devo dire che, dopo l'esperienza di Monitor, mi auguro di lavorare molto spesso con giovani registi emergenti e in film che abbiano in primo luogo delle belle storie. Quindi sostanzialmente la mia risposta è che in futuro mi piacerebbe lavorare con dei perfetti sconosciuti!