Lo avevamo lasciato undicenne, abbandonato dalla madre e allevato da un padre duro e amorevole. Lo ritroviamo dieci anni dopo, ma quarantenne. E Tommaso sembra portare addosso le cicatrici della sua infelicità domestica. Da Anche libero va bene a Tommaso, Kim Rossi Stuart si porta dietro nomi e dinamiche non casuali, che ritornano a segnare le vite dei suoi personaggi e le storie dei suoi film. Subito dopo la proiezione stampa di Tommaso, il suo secondo film da regista presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, l'autore romano ha parlato in conferenza stampa assieme a Cristiana Capotondi e Camilla Diana, co-protagoniste di un film disilluso e cinico, sospeso tra ironia e visioni oniriche.
Una pellicola agrodolce, ambientata nella testa e nel cuore freddo di un quarantenne affascinato e spaventato dal sesso femminile. In attesa della sua uscita nei cinema che avverrà il prossimo 8 settembre in 153 sale, abbiamo chiesto a Rossi Stuart cosa sia successo al suo Tommaso nell'arco dei suoi ultimi trent'anni.
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Disperati in cerca d'amore
Disteso ma emozionato dalla conferenza stampa, Rossi Stuart appare subito una persona complessa, pensierosa anche quando sorride. Forse perché dentro di sé c'è un flusso emotivo incessante, che emerge dalle sue prime parole: "Questo è un film partito da più cose. Prima di tutto da un'urgenza personale, poi da un tema fondamentale e condiviso come quello delle relazioni contemporanee. Penso che ognuno di noi sia disperatamente alla ricerca di un rapporto con l'altro, sia sessuale che sentimentale. Ma Tommaso non parla solo di rapporti di coppia, ma è soprattutto un viaggio introspettivo dentro un uomo che si vuole liberare da un pesante imprinting familiare, facendo i conti con la figura materna. È un tema che ho già affrontato in Anche libero va bene e adesso ritorna anche qui. E non a caso i nomi dei personaggi sono esattamente gli stessi". Al suo fianco c'è anche lo sceneggiatore Federico Starnone che spiega la travagliata genesi del copione: "Inizialmente la storia si presentava come una specie di manifesto sulla crisi del ruolo maschile, ma questo approccio era troppo ambizioso e dispersivo. Così abbiamo scarnificato il racconto, cercando di trovare l'essenziale. Speriamo di esserci riusciti".
La bellezza impossibile
Il protagonista di Tommaso, interpretato dallo stesso Rossi Stuart, è un uomo grigio, che veste abiti anonimi e sembra quasi volutamente venir meno al suo bell'aspetto. Quando gli viene chiesto quale sia il suo rapporto con la sua immagine, l'attore ha risposto così: "Onestamente non mi sono mai posto il problema, ma di sicuro ho sempre sentito la necessità di caratterizzare i miei personaggi, anche perché non ho mai sopportato il fascino della bellezza patinata e l'estetica fine a se stessa. Anche in Tommaso ho cercato questa complessità caratteriale, così ho circoscritto lo sguardo ad un solo uomo. Non essendo un sociologo, non avevo la pretesa di rappresentare l'uomo moderno". E invece di donne moderne se ne vedono tante, almeno tre, quasi le tappe consequenziali del viaggio di Tommaso nell'altro sesso. Un percorso dove i personaggi di Jasmine Trinca, Cristiana Capotondi e Camilla Diana sono diversi e complementari.
E mai come in questo caso la scelta di attrici adatte a ruoli tanto differenti si è rivelata fondamentale e difficile: "Cercavo attrici non solo brave, ma funzionali alla storia. Queste donne sono tutte in contrasto con le nevrosi di Tommaso e ognuna di loro rappresenta qualcosa. Jasmine l'umanità, Cristiana l'autocontrollo e Diana l'imprevedibilità. Tra l'altro scegliere l'interprete per quest'ultimo ruolo è stata un'impresa. Inizialmente l'ho cercata tra i monti romani, volvevo una ragazza di campagna, quasi selvatica. Poi mi sono accorto che il linguaggio e il registro espressivo dei personaggi sarebbero stati troppo diversi, così ho cambiato parametri. Ero disperato anche perché non è facile trovare un'attrice giovane che abbia l'immediatezza e la spontaneità di Camilla".
Donna spauracchio
Ma cosa ha chiesto Kim Rossi Stuart alle sue compagne? Cristiana Capotondi risponde così: "Onestamente io sono stata conquistata soprattutto dal senso del progetto più che dal mio personaggio. Questo è un film in cui è facile immergersi e riconoscersi, e il copione mi ha subito coinvolta. È una storia fresca, trasparente e obiettiva, quasi un ritorno ad un cinema più classico e rigoroso e pieno di spunti interessanti". Camilla Diana, vera sorpresa del film, la segue: "La mia Sonia è una donna di terra, di fuoco, molto seduttiva. Kim mi ha chiesto di essere pragmatica e di cercare tante sfumature di complessità. Infatti è una ragazza contraddittoria perché è sfuggente e vuole vivere in leggerezza. È quasi un'antagonista per Tommaso perché nei suoi confronti è sempre cinica e tagliente". Prima dei saluti, Rossi Stuart torna sull'impronta stilistica che ha voluto da dare al suo film: "Tommaso concilia dramma e comicità, per cui spero davvero di essere riuscito a bilanciare bene i due piani. Di sicuro se Anche libero va bene è stato un film di pancia, più emotivo e istintivo, questo è un film di mente, un profondo e radicato percorso di autocoscienza che guarda con sguardo ironico alle nevrosi che ci assediano".