E' una storia vera quella raccontata nel film I Am Michael, diretto da Justin Kelly e interpretato da JJames Franco, Zachary Quinto ed Emma Roberts.
Ed è stata la particolarità di quanto accaduto all'attivista gay Michael Glatze, che ha deciso di rinnegare la sua omosessualità dopo il suo avvicinamento alla fede, ad attirare l'attenzione del filmmaker e del protagonista, che sono venuti a conoscenza della sua vita grazie a un articolo pubblicato sul New York Time Magazine.
Una tematica attuale affrontata in modo originale
Kelly ha spiegato: "Ho letto il pezzo e sono inoltre stato fortunato perché ho potuto incontrare Michael nella sua scuola in cui insegna la Bibbia nel Wyoming, oltre riuscire a conoscere tutte le persone che appaiono nel film". Franco, che è anche produttore di I Am Michael, ha inizialmente pensato che sarebbe stato difficile adattare quanto accaduto in un film ma Justin ha saputo dargli forma con bravura, sfiorando tutte le tematiche a cui è interessato: "Identità, cosa ci rende cosa siamo, tematiche topiche, una narrazione che va in una direzione opposta rispetto ad altre, e lo fa in modo unico e inusuale". Essenziale, per la buona riuscita del film, non giudicare quanto viene mostrato sul grande schermo: "C'è voluto molto lavoro per rendere il personaggio realistico, e per presentare entrambi i lati della questione, permettendo al pubblico di compiere la propria analisi ed interpretazione".
Una storia dalle molte sfumature
Glatze ha visto I Am Michael domenica e gli è piaciuto molto, volendo persino ringraziare Franco per il modo in cui lo ha rappresentato sul grande schermo: "Ora è più in pace con se stesso, ha superato degli anni molto duri".
L'uomo ha infatti vissuto un periodo molto complicato, come ha ricordato il suo interprete: "Uno dei suoi problemi è che una persona che mette passione in tutto quello che fa, e voleva condividere il suo messaggio, viaggiare, aiutare gli altri a rendere più sopportabile il dolore. Secondo me era confuso su come affrontare la sua nuova identità dopo aver deciso di essere eterosessuale. A prescindere dalla visione religiosa, il problema principale è stato che alcune delle sue opinioni hanno ferito molto altre persone che aveva incontrato in precedenza. Si è trattato del risultato di condividere la sua esperienza pubblicamente".
L'attore ha dichiarato che il film gli ha permesso di essere maggiormente consapevole del fatto che non si debba essere obbligati a identificare se stessi secondo le categorie sociali, mentre la consapevolezza di quello che si dice e degli effetti delle proprie parole è sempre importante. Franco ha poi concluso la sua riflessione: "Una delle cose meravigliose del film è che solleva tutte le domande e poi lascia che sia il pubblico a decidere quali siano le risposte da dare".
La costruzione del personaggio è stata compiuta partendo non dalle sue caratteristiche fisiche ma dalla sua vita interiore: "Era importante rappresentare la sua trasformazione e l'esperienza vissuta, ricreandola in modo realistico. Justin ha compiuto molte ricerche, riuscendo a bilanciare tutti gli elementi alla perfezione. Ho quindi dovuto solo controllare di essere in sincronia con la sua visione in ogni singola scena, per verificare fossimo sulla stessa lunghezza d'onda".
James, dopo aver letto l'articolo, ha deciso di chiederne i diritti e proporre il progetto a Michael perché si trattava di un argomento su cui puntava molto. Il passo successivo è stato quello di seguire il suo istinto: "Justin Kelly era la persona giusta, ha vissuto a San Francisco per oltre dieci anni, è pieno di passione per il film e sentivo che tutto era giusto. Man mano che prendeva forma sapevo che era qualcosa in cui volevo essere coinvolto".
Gli insegnamenti che cerca di trasmettere ai suoi studenti
L'attore, da tempo impegnatissimo anche in campo produttivo e come regista, ha raccontato il motivo per cui accetta così tanti impegni: "In venti anni ho visto delle grandi idee e dei progetti che non sono mai stati realizzati. Io invece sono una persona che ama fare le cose, essere sicuro che vengano prodotti buoni film, e cerco di insegnare anche ai miei studenti come riuscire ad assicurarsi che si riesca a realizzare un progetto. Spiego come portare le idee sullo schermo in modo chiaro, far emergere il concetto, sviluppare la sceneggiatura, avere l'approccio giusto, e preoccuparsi del passaggio successivo: prendere quello che è sulle pagine e realizzarlo. Cerco di aiutarli a rafforzare e sviluppare le loro idee, e la collaborazione è al centro del realizzare film. Bisogna creare l'armonia e l'ambiente giusto".
Il suo coinvolgimento in campo produttivo, secondo Kelly, ha dimostrato ancora di più quanto James fosse legato al film, a cui ha dedicato tempo e passione.
Il clima sul set era quindi all'insegna della dedizione e dell'impegno, ma con un'atmosfera leggera e divertente, estremamente positiva per tutte le persone coinvolte.
L'esperienza di Berlino
A Berlino James Franco presenta ben tre film e pensa che in Europa ci sia più apertura mentale nei confronti dell'arte: "Quattro, cinque anni fa ho presentato uno show artistico a New York e non ha ricevuto recensioni incredibili, qui l'hanno veramente apprezzato, penso sia legato alla comunità e al modo in cui si rapportano all'arte". Nella città tedesca, inoltre, James avrà modo di incontrare Dane DeHaan: "Come me ha interpretato il Green Goblin in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, ha avuto a che fare con Allen Ginsberg in Giovani ribelli - Kill Your Darlings, e ora è James Dean in Life. Non so perché sia così ossessionato da me", ha scherzato rispondendo ai giornalisti.
Spazio, infine, per una curiosità: i tre attori che James apprezza maggiormente sono Marlon Brando, Montgomery Clift e James Dean. Soprattutto nel caso del primo ha cercato di prendere in prestito da lui l'approccio che aveva al lavoro, oltre ovviamente alle performance fantastiche: "Posso anche comprenderne il cambiamento perché i film commerciali sono un business e ti senti disamorato e strapazzato perché non hai il controllo. Quindi ne ho assilimato l'idea che si debba essere consapevoli e trovare un modo per riconciliarsi con il mondo di lavoro, sentendosi bene per quello che si fa, scegliendo soggetti interessanti, persone con cui si vuole collaborare, e unire tutti gli elementi insieme, essendo orgogliosi del lavoro compiuto".