La magia di Pixar mette d'accordo tutti anche stavolta. Un coro unanime di voci entusiastiche si leva da Cannes dopo la visione di Inside Out. Una ventata di colore, freschezza, ottimismo, ma anche una profonda riflessione sulle difficoltà che si affrontano durante la crescita e sui sentimenti che albergano nel cuore di ognuno di noi. Da dove proviene un'idea così originale e toccante? Ce lo raccontano Pete Docter, regista del film, e John Lasseter, leggenda dell'animazione e capo della Pixar. Con loro a Cannes è presente parte del cast vocale originale, capitanato da Amy Poehler (Gioia) a cui si accompagnano Mindy Kaling (Disgusto) e Phyllis Smith (Tristezza) e di quello francese, composto da Charlotte Le Bon, Pierre Niney, Gilles Lellouche e Marilou Berry.
Pete Docter, autore del soggetto del film, racconta come l'idea di personificare le emozioni gli sia balenata nella mente. "E' nato tutto dall'osservazione di mia figlia. Quando ho iniziato a pensare al film, lei aveva undici anni e da bambina energetica e vivace si era trasformata, era diventata riservata e taciturna. Così ho cominciato a riflettere sui cambiamenti che attraversano i bambini e mi è venuta l'idea di confrontarmi con le loro emozioni. Prima di cercare il cast abbiamo fatto ricerche, abbiamo parlato con psicologici, neurologi e pischiatri per identificare le emozioni necessarie e comprendere il loro vero lavoro. In genere si pensa che la rabbia sia negativa, ma in realtà è molto importante per difendere i propri diritti e ottenere giustizia sociale. Basta saperla utilizzare nel modo giusto. E questo è solo un esempio. Il segreto della Pixar è che tutte le storie nascono dalle nostre esperienze perciò il pubblico ritrova qualcosa di sé nei film".
Le voci nella testa
Come tutti i progetti Pixar, Inside Out ha richiesto l'approvazione del grande capo John Lasseter, ma il regista confessa che, non appena Pete gli ha presentato l'idea, ha intuito che era speciale. "Ho amato subito il progetto, ma ho capito che era molto complicato da realizzare perché parlava di qualcosa che tutti conosciamo, ma nessuno ha mai visto finora. Realizzare questo film è stato eccitante, è stato un lungo viaggio e ha richiesto un'enorme quantità di risorse, ricerche con esperti e una grande attenzione ai singoli dettagli. Essere qui a Cannes è il cornonamento dei nostri sforzi".
Pete Docter si sofferma sul processo che ha portato alla scelta del cast vocale, spiegando: "Prima di scegliere le voci, abbiamo disegnato i personaggi, poi abbiamo scritto la storia e infine siamo andati a caccia degli attori. Trovare la voce adatta per Gioia non è stato affatto semplice, ma quando ho incontrato Amy Poehler tutto è diventato più facile. Amy non è stata solo una doppiatrice, ma ci ha anche aiutato con la sceneggiatura". "Contribuire allo script di Inside Out, per me, è stata una delle esperienze lavorative più importanti" confessa la frizzante Amy Poehler. "Pixar è il top dell'animazione ed è la prova della mia teoria: i grandi artisti spesso hanno anche un grande cuore. Per quanto riguarda il mio personaggio, posso dire che la storia del film è talmente universale che le persone di tutto il mondo la possono comprendere facilmente e sentire propria, però credo che tra tutte le emozioni Joy sia la più americana. E' il motore della storia, è un'entusiasta, ama tutte le altre emozioni. anche se spesso perde di vista i dettagli e tende a generalizzare un po' troppo, ma devo dire che è bello andare al lavoro e dire agli altri cosa fare".
Emozioni a Cannes
Gioca in casa il cast francese, la cui presenza massiccia serve a lanciare l'uscita di Inside Out in patria. Charlotte Le Bon, volto popolare in Nord America visto che è originaria del Quebec, racconta il suo approccio con il prestigioso incarico di doppiare in francese Gioia. "Sono una fan di Amy e quando ho saputo di essere stata scelta per doppiare Gioia ero un po' spaventata, sentivo una forte responsabilità. Però tutti noi avevamo a disposizione la traccia del cast vocale originale che è stato straordinario". Pierre Niney aggiunge: "Dovevamo sfumare le nostre interpretazioni perché all'interno dell'emozione principale c'erano dei cambiamenti di umore, inoltre alcune gag tradotte in francese non funzionavano perciò abbiamo dovuto adattare le battute. E' stato un lavoro complesso, ma molto divertente". Cosa prova, invece, l'americanissima Amy Poelher ad approdare per la prima volta come ospite di riguardo nel prestigioso festival europeo? "Ero già stata a Cannes per il festival della televisione. Questa manifestazione è simile a quella, ma dopo una cura di steroidi. E' molto eccitante, mi sento come a casa. No, in realtà sto mentendo, ma la nostra presenza qui dimostra il potere della commedia. Quando commedia e dramma si mescolano riescono a parlare al cuore delle persone e il risultato è quello che potete vedere".
Come nasce un film Pixar?
"Quando noi facciamo un film non pensiamo di realizzare niente di diverso da un live action"
La qualità di Pixar è talmente elevata da aver reso il marchio una garanzia di grande cinema, d'animazione e non solo. La ragione sta nelle intenzioni dei creativi che operano all'interno dell'azienza. Come spiega Pete Docter: "Quando noi facciamo un film non pensiamo di realizzare niente di diverso da un live action. Al centro delle nostre preoccupazioni c'è la storia, che deve essere buona. Facciamo film per noi stessi, non solo per i bambini, realizziamo opere che la gente abbia voglia di vedere e che sia orgogliosa di mostrare agli altri". John Lasseter puntualizza: "La differenza rispetto al live action è che noi non abbiamo la possibilità di girare una scena venti volte perché sarebbe troppo costoso. La possiamo realizzare una volta sola. Perciò prima di entrare in direzione lavoriamo a lungo allo storyboard e riguardiamo il premontato ogni tre mesi per applicare le correzioni necessarie e verificare il montaggio. Questo è un modo per avere il controllo totale dell'opera prima di entrare in produzione". Un procedimento accurato e meticoloso è alla base di ogni opera Pixar e i risultati si vedono! L'eccezionale accoglienza ricevuta da Inside Out spinge a chiedere a John Lasseter come mai la pellicola non sia in concorso. "Essere qui è già il nostro premio. Quando ho iniziato la mia carriera nel mondo dell'animazione alla fine degli anni '70, l'industria era quasi morta. Venivano prodotte serie tv di bassa qualità e Disney faceva un film ogni cinque/sei anni. Il pubblico si era assuefatto all'idea che l'animazione fosse per bambini, ma io sapevo che non era così. Chuck Jones faceva cartoon per adulti. Quando Coppola, Scorsese, Spielberg e Lucas con i loro lavori hanno dato vita alla rivoluzione indipendente della New Hollywood qualcosa è cambiato e io ho continuato a credere che anche per noi ci sarebbe stato un futuro. Toy Story ha dato il via al cambiamento e la gente ha capito che la rivoluzione non era solo tecnica, ma narrativa. Quest'anno Toy Story compie vent'anni, sono cambiate tante cose e anche se pensarci mi fa sentire vecchio sono molto orgoglioso di aver fatto da apripista a una rivoluzione".
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