Inside Out, pellicola d'animazione realizzata dai Pixar Animation Studios uscita nel 2015, è stata una piccola rivoluzione nella filmografia della company: è stato il primo progetto più complesso e stratificato a livello di contenuti e temi affrontati andando ad esplorare le parti più nascoste dell'essere umano, la sua personalità e il significato profondo dietro ogni azione meccanica del suo corpo. Ed il risultato, premiato agli Oscar, è stato ampiamente apprezzato da pubblico e critica, a riprova del fatto che questo viaggio nelle emozioni e sensazioni di una preadolescente ha fatto completamente c'entro. Detto questo, nel finale del titolo, è piazzato un debole aggancio ad un possibile sequel dell'opera che, a quanto pare, ha dato lo spunto alla Pixar per alzare ancora di più l'asticella: durante il D23 Expo è stato infatti annunciato Inside Out 2. Una scelta che sicuramente renderà felici tutti coloro che hanno amato il film originale, ma si tratta di un'idea sensata o rischiosa?
Un sequel già annunciato
Come vi abbiamo anticipato nell'introduzione, l'ultima scena di Inside Out lascia aperta la possibilità di un sequel: c'è un salto temporale di un anno, con Riley 12enne che oramai ha stretto nuovamente un legame forte con la famiglia e al tempo stesso si incammina sempre di più verso la pubertà (rappresentata con un tasto di allarme). Le nostre amate emozioni sono quindi chiamate a gestire nuove Isole della personalità e nuovi bottoni, capaci di rendere al meglio le inedite complessità della vita della protagonista. Il tutto si chiude con Riley che gioca la sua partita di hockey sul ghiaccio e al contempo conosce un ragazzo. Se quest'ultima linea narrativa sembra essersi risolta con il simpatico cortometraggio Il primo appuntamento di Riley, gli altri dettagli della conclusione della pellicola evidentemente sono stati costruiti per essere poi sviluppati in futuro. Quindi la notizia di un seguito non ci appare così improvvisa.
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Si parte proprio dal finale del primo film?
Tenendo conto del percorso narrativo che fa la protagonista all'interno di Inside Out, che alla fine copre un anno intero della sua vita, sembra inusuale la scelta di partire proprio dal finale del primo film: un passaggio dagli 11 ai 12 anni, infatti, probabilmente non giustifica la realizzazione di un altro capitolo, visto e considerato che le fluttuazioni emotive non saranno mai così diverse e il rischio monotonia è molto alto. Fermo restando che non siamo sicuri di questo punto, perché non abbiamo nessuna informazione attendibile in merito, ci vengono in aiuto alcune dichiarazioni di Amy Poehler (doppiatrice originale di Gioia) che lasciano presagire che potremmo assistere, all'interno del lungometraggio, all'arrivo dell'età adolescenziale più compiuta. Un mondo già più ricco di stimoli, con nuove emozioni alle porte ed inedite difficoltà che "l'interiorità" di Riley dovrà affrontare al meglio. Sorge comunque spontanea la domanda: ma allora la conclusione dell'opera precedente è solamente un collegamento al cortometraggio sopracitato?
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Tanti dubbi sul contenuto
Dando per assodato che la Pixar partirà da una Riley più matura e probabilmente più vicina ai 15 anni, è comunque importante riflettere su quello che potremmo vedere in Inside Out 2. Per cominciare, nonostante le varie novità emotive che sicuramente la giovane dovrà conoscere, quello che sfugge ad una prima analisi è un'ipotetica macrotrama che regge completamente il progetto. È chiaro che utilizzare lo stesso pretesto della pellicola precedente, ovvero un caos emotivo che porta all'instabilità totale dei sentimenti che la protagonista deve ritrovare e riscoprire, sarebbe una direzione fin troppo inflazionata e scontata, ma, paradossalmente, anche la più sensata, ovviamente inserita in un contesto diverso. Al di là di questo paletto narrativo è complicato immaginare uno scenario possibile: un'avventura che invita alla scoperta di insoliti lati della personalità? Una complessa gestione interna dei nuovi coinquilini dell'interiorità di Riley? O magari una maggiore relazione tra la ragazza e personaggi inediti?
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Paura dell'ignoto
Si sa, la paura più grande è quella dell'ignoto e anche in questo caso, non avendo ad ora, tra le mani, qualche elemento concreto su Inside Out 2, il terrore dell'inaspettato e del mistero ci sta logorando. Se per alcuni le sorprese sono da accogliere con serenità e gioia, per altri non conoscere già la direzione è deleterio e problematico, specialmente se ricordiamo quanto sia cresciuta e abbia preso potere la cultura dell'hype, dell'aspettativa. È evidente che questo annuncio ha lasciato qualche perplessità, soprattutto tenendo conto dell'enorme successo che ha ottenuto la prima pellicola, ma ciò non significa che bisogna essere scettici a priori. Quindi la riflessione, il dubbio e l'analisi sono assolutamente condivisibili, ma una stroncatura seduta stante oltre ad essere fin troppo prematura, rischia di rovinare quello che potrebbe essere, a tutti gli effetti, un altro traguardo di Pixar Animation Studios, una company che comunque vive di sequel, non solo di progetti singoli.
La difficile arte di fermarsi
In questi casi, però, ci si chiede sempre se alcune volte il mercato e il pubblico richiedono troppo dall'arte, a tal punto da forzare la creazione di progetti che magari non hanno senso di esistere in modo assoluto. Inside Out ci sembra in realtà proprio questo caso: a differenza di altri titoli della company statunitense, ha un contenuto estremamente particolare ed inedito che probabilmente non ha bisogno necessariamente di un ulteriore seguito per essere approfondito. Certo, il sequel potrebbe essere una simpatica espansione di questo universo, ma tenendo conto del rilascio recente di Red e Soul che hanno affrontato comunque la dimensione emotiva-spirituale dell'essere umano, è difficile pensare che Inside Out 2 possa veramente portare sul grande schermo qualcosa di veramente innovativo e sorprendente. Forse potrebbe essere anche questione di prospettiva: essendoci abituati all'approccio seriale Disney, ci saremmo aspettati un prodotto televisivo e non una pellicola, ma comunque quest'idea genera fin troppe incertezze.
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Nuove voci sono forse la salvezza
Chiudiamo con il dire che tutte le novità in questi casi sono ben accette e l'assenza di Pete Docter, che ha diretto Inside Out (dal 2018 è diventato direttore creativo dell'azienda d'animazione americana) non è da accogliere per forza come un aspetto negativo: certo, è lui che ha creato questo mondo di simpatiche emozioni antropomorfe ed è reduce di ben 3 Premi Oscar su 9 nomination, ma le voci emergenti sono sempre da apprezzare. Kelsey Mann, che dirigerà Inside Out 2, per quanto non abbia ancora tanta esperienza nella regia di lungometraggi essendo specializzato in cortometraggi, ha comunque ha lavorato molto come story supervisor di tanti progetti Pixar e sceneggiatore della recente Monsters & Co. La serie - Lavori in Corso! Proprio questo sguardo inedito al materiale narrativo e contenutistico unito dalla sicurezza di Meg Lafauve, che ha sceneggiato il precedente film, potrebbe regalare un risultato inaspettato contro ogni pronostico, nonostante le criticità che abbiamo messo in luce.