Non è il ferro che non andava, era il corpo... il corpo di quella donna era completamente sbagliato!
Nella scena probabilmente più celebre di Inseparabili, o perlomeno quella che è rimasta impressa nell'immaginario collettivo, il ginecologo Beverly Mantle si prepara a condurre un intervento chirurgico con una sorta di cerimonia liturgica: nella luce fredda e asettica della sala operatoria, l'uomo viene rivestito di un camice rosso che somiglia piuttosto alla tunica di un sacerdote, mentre la bizzarra cuffia sulla sua testa lascia scoperti soltanto gli occhi. Ma a conclusione di questo sinistro rituale, a segnalare il definitivo corto circuito fra la realtà e l'incubo sono gli strumenti che il dottor Mantle si accinge ad utilizzare, suscitando lo sgomento dei suoi assistenti: un campionario di attrezzi di fattura spaventosamente anomala, fatti realizzare da Beverly apposta per lavorare su un organismo 'errato' ma che appaiono come ancestrali strumenti di tortura.
L'ossessione per il corpo e le sue mutazioni, tema-cardine della filmografia di David Cronenberg fin dalle origini, in Inseparabili è declinata in maniera alquanto singolare: la deformazione questa volta è all'interno, e pertanto la fonte della paranoia è preclusa allo sguardo e relegata al campo dell'immaginazione. È il primo tratto distintivo dell'opera, distribuita in Nord America il 23 settembre 1988, rispetto all'itinerario percorso fino a quel momento dal regista canadese, che nella seconda metà degli anni Settanta si era attestato come il principale alfiere del filone del body horror attraverso titoli quali Il demone sotto la pelle, Rabid e Brood - La covata malefica. Ed è una svolta, quella di Inseparabili, che arriva ad appena due anni di distanza da La mosca, film della consacrazione 'popolare' di Cronenberg nonché caposaldo incontestabile dell'horror degli anni Ottanta.
Elliot e Beverly: i due volti di Jeremy Irons
La storia di Inseparabili risale alla tragica vicenda di cronaca dei gemelli Stewart e Cyril Marcus, che nel 1977 aveva già ispirato il romanzo Twins di Bari Wood e Jack Geasland, riadattato poi nel 1988 da David Cronenberg e dal suo co-sceneggiatore Norman Snider. Gemelli omozigoti, entrambi stimati professionisti nel campo della ginecologia, Elliot e Beverly Mantle sono due personaggi complementari, espressione di lati opposti nello spettro della psiche umana: Elliot è lucido, razionale, dotato di una spregiudicatezza che rasenta il cinismo, mentre Beverly è più sensibile e inquieto e subisce una forma di sudditanza nei confronti del fratello. A incarnare la coppia di protagonisti è il trentanovenne inglese Jeremy Irons, che aveva già mostrato il suo talento in film quali La donna del tenente francese e Mission e viene scelto da Cronenberg dopo che aveva tentato invano di ingaggiare Robert De Niro e William Hurt.
David Cronenberg: i suoi migliori film, fra body horror e storie di violenza
Se Elliot e Beverly giocano consapevolmente con l'intercambiabilità derivante dal loro aspetto, la sfida di questo duplice ruolo consiste proprio nell'intima diversità di due individui uniti in una relazione simbiotica dai contorni patologici. Jeremy Irons si immerge così nei contrasti e nelle ambiguità dei gemelli Mantle con una performance esemplare, che rigetta ogni manierismo per affidarsi invece alle sfumature: dalle pennellate di nervosismo nei gesti e nella voce alle lievi oscillazioni nei loro rapporti di potere. E sono proprio tali oscillazioni a sottrarre Elliot e Beverly dall'alveo degli archetipi, alterandone la dicotomia quel tanto che basta a trasportare il racconto verso territori più incerti e nebbiosi: quando Beverly, travolto dal sentimento per l'attrice Claire Niveau, incrinerà per la prima volta quell'equilibrio che rende lui ed Elliot quasi due metà di un singolo essere umano.
Il melodramma horror di David Cronenberg
È la star canadese Geneviève Bujold a prestare il volto a Claire: all'inizio vittima del raggiro dei due fratelli, a cui si rivolge nell'intento di curare la propria infertilità, ma destinata a diventare un irresistibile polo di attrazione per Beverly, dilaniato dal conflitto tra una forza centripeta (la sua dipendenza da Elliot) e una spinta centrifuga (l'amore per la loro paziente). E l'utero triforcuto di Claire, altro caso di deviazione dalla norma, costituisce l'oscuro oggetto del desiderio dell'uomo: oscuro appunto perché nascosto, ma pure a causa di una 'mostruosità' (mostruoso in quanto straordinario) correlabile a quella dei gemelli Mantle, identici nella sembianza fisica e inseparabili dal punto di vista psichico. Non a caso, nell'unica digressione del film dal realismo, Beverly sogna - e quindi sente - di essere connesso a Elliot pure nel corpo, fin quando non interviene Claire a separarli prendendoli letteralmente a morsi.
David Cronenberg: quando il cinema è un'oscura meraviglia
Pellicola che apre una nuova fase nella produzione di David Cronenberg, in cui l'horror tout court lascerà spazio anche a incursioni negli abissi della mente umana (Il pasto nudo, M. Butterfly, Spider) e negli anfratti di una sessualità deviata (Crash, A Dangerous Method, fino al recentissimo Crimes of the Future), Inseparabili si attesta dunque come il capolavoro spartiacque di un regista impegnato a portare avanti una sorprendente contaminazione dei generi; e che in questo caso ci presenta una struggente storia d'amore messa in scena come un horror, coniugando temi e suggestioni del melodramma - una passione sfibrante e autodistruttiva - con la discesa nella follia dei due personaggi, legati l'uno all'altro da un vincolo oltre il quale non sembra esserci alcuna speranza di sopravvivere.