Recensione The Central Park Five (2012)

Il cuore di The Central Park Five è il racconto dei cinque ragazzi ingiustamente condannati, con le loro voci e le loro emozioni nel descrivere gli eventi e le loro reazioni ad essi.

Ingiustizia è fatta

Il 19 Aprile 1989 una donna venne stuprata in Central Park a New York. Un crimine che scosse gli animi degli abitanti della Grande Mela, perchè avvenuto come culmine del degrado sociale in cui si stava sprofondando. Era indispensabile per le forze dell'ordine dimostrare di avere in pugno la situazione e chiudere rapidamente ed efficacemente il caso. E lo fecero: proprio quella sera gli agenti avevano preso in custodia alcuni ragazzi che razziavano il parco aggredendo i passanti e l'interrogatorio a loro carico virò sullo stupro, partendo dalla convinzione che potessero sapere qualcosa.
Interrogati per ore, vessati, aggrediti, cinque di loro confessarono un crimine che non avevano commesso, nella speranza di terminare quel supplizio, e questo fu un errore senza possibilità di ritorno: a nulla valsero le incongruenze delle diverse deposizioni, il test del DNA che li scagionava, la loro colpevolezza era già stata decisa ed annunciata da tutti.

Processati e condannati, quattro di loro scontarono oltre sei anni di carcere, mentre un quinto, con pena da adulto, è stato dietro le sbarre per oltre tredici anni, prima della svolta: proprio in carcere con uno di loro, Matias Reyes capisce di trovarsi di fronte a qualcuno che sta scontando la pena per un reato commesso da lui e inizia a vantarsere con gli altri detenuti. La voce gira ed arriva alle autorità che vanno le verifiche del caso. Interrogato a riguardo, Reyes conosce dettagli che solo il colpevole avrebbe potuto descrivere, inoltre il suo DNA è compatibile con quello rinvenuto sulla scena del crimine. Dopo molti anni, la verità è finalmente venuta fuori.
The Central Park Five di Ken Burns, David McMahon e Sarah Burns racconta la vicenda, ormai celebre, dal punto di vista dei cinque ragazzi, Antron McCray, Kevin Richardson, Raymond Santana, Korey Wise e Yusef Salaam, tutti afro-americani o ispanici, dopo un efficace parte introduttiva che descrive l'esplosione di violenza che stava attanagliando New York, per far capire il contesto in cui il tutto si è verificato; per spiegare, ma non giustificare, l'eccessiva frenesia da parte di tutti nel voler trovare i colpevoli nel minor tempo possibile, per far capire come i cinque indagati fossero stati ritenuti colpevoli fin dall'inizio, creando un pregiudizio difficile da alterare.
Una precisione che si riscontra in tutta la ricostruzione dei fatti, dall'arresto al processo dei ragazzi, fino alla successiva revisione del loro caso, una volta identificato il vero colpevole.

Ma il cuore del documentario sono le dichiarazioni dei cinque ragazzi, uno solo dei quali presente soltanto come voce fuori campo perchè non ha voluto apparire in video: la sofferenza nei loro occhi nel ricordare gli eventi, l'emozione nella loro voce, lo stupore provato ancora oggi al cospetto dell'assurdità di quanto accaduto. Accanto alle dichiarazioni di chi ha seguito il caso all'epoca, da diversi punti di vista, sono proprio le voci dei ragazzi, ormai adulti, a fungere da filo conduttore per The Central Park Fivez ed è senza dubbio una scelta che funziona per dare una nuova prospettiva ad un caso di cui si è letto in forma di fredda cronaca.
Come ci informano le didascalie finali, i cinque ragazzi sono ancora in attesa del verdetto del loro processo contro la città di New York per il giusto risarcimento per delle vite segnate, al di là di ogni possibile riconoscimento economico.

Movieplayer.it

4.0/5