A dispetto del titolo, il set di Inferno sembra essere stato un Paradiso. Vuoi per l'abbraccio del pubblico fiorentino che ha fatto sentire ancora una volta a casa il team hollywoodiano, vuoi per l'atmosfera goliardica a cui contribuisce in gran parte il mattatore Tom Hanks, le star del film non smettono di ripetere quanto sia stato piacevole lavorare sotto la direzione di Ron Howard e Dan Brown. Lo scrittore miliardario si diverte un mondo a dare il suo contributo agli adattamenti della saga di Robert Landgon.
Pur non essendosi occupato della sceneggiatura, lo scorso anno lo abbiamo visto aggirarsi sui set fiorentini insieme alla moglie, intento a "supervisionare" le spettacolari riprese. Adesso lo troviamo divertito e rilassato a Palazzo Vecchio, pronto ad accompagnare il tour promozionale del film con lo stesso entusiasmo. E proprio il maestoso Salone dei 500, teatro di una delle sequenze più spettacolari di Inferno, ospita l'incontro con la stampa a cui partecipano, oltre a Ron Howard e Dan Brown, le star Tom Hanks, Felicity Jones, Irrfan Khan e Omar Sy.
Firenze, Venezia, Istambul. Un trittico di bellezza, arte, architettura e storia si avvicenda sul grande schermo, ma è soprattutto Firenze a fare da padrona di casa in Inferno, a inaugurare e concludere la concitata avventura del professor Robert Langdon nel film come nel romanzo. "Per un thriller contemporaneo Firenze è un posto eccitante" spiega Ron Howard. "E' una città affascinante, piena di storia. La adoro, è un personaggio del film. Per me come regista è entusiasmante mescolare passato e presente in un flusso continuo. E poi ovunque punti l'obiettivo, sai che il risultato sarà memorabile". Dan Brown aggiunge: "Sono affascinato dall'arte e dall'architettura da sempre. Firenze è una città museo, piena di segreti. Io adoro i misteri, quando ho scoperto l'esistenza della scritta 'Cerca Trova' nell'affresco di Vasari che si trova in questa sala mi sono messo a studiare per costruire una storia adeguatamente complessa da rendere giustizia all'enigma".
Nel film non manca anche qualche stoccata a certe usanze italiche, in particolare nella sequenza in cui Tom Hanks si reca a Palazzo Vecchio con Felicity Jones presentandola come sua nipote e la custode del museo insinua ben altro tipo di relazione. Il pensiero corre a una nipote ben più celebre, quella di Mubarak, ma il regista nega di aver inserito riferimenti espliciti alla politica italiana. Ci pensa Tom Hanks a buttarla sul ridere chiedendo ai giornalisti se qualcuno è arrivato a Firenze con la nipote.
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Sovrappopolazione? Istruzioni per l'uso
Inferno è un film genuinamente action che, complice l'ambizione di Dan Brown, sfiora tematiche alte come il problema della sovrappopolazione mondiale e la necessità di porre un freno alla crescita incontrollata. La soluzione proposta, però, non è delle più etiche. "Volevo mostrare cosa accade ad applicare le teorie più estreme di certi ambientalisti sulla questione. Detto ciò, negli ultimi 80 anni la popolazione mondiale è triplicata. Quello di cui parlo è un problema reale, che viviamo tutti". Tom Hanks mette in guardia dai rischi che si celano dietro certe posizioni radicali, ma sottolinea come ignorare il problema sia altrettanto pericoloso: "Abbracciare l'ignoranza fa parte della natura umana. In ogni epoca c'è chi ha combattuto per educare, illuminare il popolo, ma spesso ha vinto l'oscurantismo. La vittoria dell'ignoranza è l'aspetto più pericoloso della storia umana. Ciò che è accaduto in Medio Oriente negli ultimi sei anni lo sappiamo tutti. In ogni paese i giornali e i politici propongono soluzioni semplicistiche per questioni molto complesse e non è certo un bene."
Riguardo al problemi dell'adattamento e alle scelte fatte da Ron Howard, Dan Brown sembra piuttosto soddisfatto. L'autore non recrimina i tradimenti operati nel film, consapevole che "gli adattamenti sono sempre difficili, la storia non cambia per capriccio, ma per necessità. Se Ron avesse filmato ogni scena, il film durerebbe 35 anni. Il problema semmai è un altro. Ora mentre scrivo ho tutto il giorno in mente Tom Hanks. La sua immagine mi perseguita, ma sono fortunato a poter lavorare con lui. E' un essere umano fantastico". Tom Hanks, divertito, gli risponde: "Sono io l'uomo più fortunato in questa stanza! Poter interpretare Robert Langdon è stato il regalo più grande che potessero farmi".
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"E poi a Firenze, ovunque punti l'obiettivo, sai che il risultato sarà memorabile" Ron Howard
La recitazione: l'arte del condividere
Tom Hanks, Ron Howard e Dan Brown si dimostrano un trio affiatato. D'altronde sono ormai più di dieci anni, da Il Codice Da Vinci, che collaborano assieme. Neofita del franchise, l'indiano Irrfan Khan interpreta un personaggio misterioso, una sorta di deus ex machina che interviene nella storia all'improvviso. "Pur avendo letto il romanzo, è stata la prima volta in cui ho dovuto chiedere spiegazioni allo sceneggiatore affinché mi aiutasse a comprendere il mio personaggio. Non faccio questo lavoro per la fama o per il denaro, quando sono andato a scuola di cinema mi sono innamorato dello storytelling. L'esperienza di un attore oggi diventa l'esperienza di tante persone in ogni parte del mondo, condividi un sentimento importante che va diretto al cuore del pubblico. La condivisione è l'aspetto del mio lavoro che amo di più".
Di poche parole l'inglese Felicity Jones: "Per me la cosa più importante sono le persone con cui lavoro. Avere fiducia gli uni negli altri, rischiare, fidarsi degli altri, essere aperti all'inatteso. Volevamo creare qualcosa di originale e nella comunità italiana ci siamo sentiti i benvenuti. Abbiamo girato in meravigliosi edifici, è stato magico". Il meno navigato del team è il francese Omar Sy che prova a descrivere la sua esperienza sul set in un inglese stentato, aiutandosi spesso col francese: "Sono stato chiamato a interpretare un personaggio diversissimo dal solito. Finora ho avuto ruoli di uomini allegri e sorridenti, stavolta dovevo essere molto serio, ma mi sono divertito molto. La parte del lavoro che preferisco è incontrare persone che sono per lo più straordinarie con cui condividere talento e conoscenza. Essere qui a Firenze è un'esperienza incredibile". Tom Hanks chiosa: "Nella vita ricordiamo le storie che ci vengono narrate più delle lezioni impartite. Il modo migliore per passare il tempo è ascoltare una bella storia".
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Un Inferno su misura
Inferno è un road movie incalzante che esplora le varie idee dell'aldilà propagandate dall'arte e dalla storia. Dall'Inferno di Dante a quello di Botticelli, dall'inferno delle battaglie medievali a quello quotidiano che viviamo oggi. Per tradurre questi concetti in immagini Ron Howard ha dovuto fare uno sforzo immaginifico notevole. "Dante e Botticelli propagandano un'idea di inferno di enorme potenza visiva. E' come se avessero dato una chiave di lettura per tutti i film dell'orrore realizzati. Forniscono un'idea culturale dell'inferno. Io ho una visione molto personale dell'inferno, quasi filosofica. Per me è il non realizzarsi appieno". Tom Hanks aggiunge: "Prima di girare abbiamo parlato a lungo del modo con cui creare l'inferno sulla terra. Per Zobrist l'inferno è la sovrappopolazione. Oggi l'ambiente è a rischio, ci sono popoli che vivono in schiavitù o sotto le bombe. Questo è il nostro inferno". L'ultima parola spetta a Dan Brown che conclude scherzosamente: "Scrivere un romanzo che non finisce mai è la mia idea personale di inferno".