David Foster Wallace nel suo incompiuto e postumo romanzo, Il Re Pallido, descrivendo la vita lavorativa di un gruppo di impiegati dell'agenzia tributaria statunitense, ha realizzato il più grande elogio alla noia. Uno stato dell'animo, sottintende l'autore di Ithaca, con il quale chiunque nel corso della propria vita, senza distinzioni geografiche, anagrafiche o sociali, si è trovato a doversi confrontare e che quindi ci accomuna tutti. Si può dire lo stesso per la felicità?
Epicuro nella Lettera a Meneceo sottolineava l'importanza "da giovani come da vecchi" di dedicarsi a conoscere la felicità "per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni [...] e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l'avvenire". Parte da questa riflessione Walter Veltroni per raccontare la sua ricerca della "felicità vissuta e quella raccontata, quella immaginata e quella perduta" nel suo ultimo documentario nelle nostre sale solo il 22, 23 e 24 maggio grazie a Nexo Digital.
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Un (nuovo) secolo buio
Prodotto da Sky Cinema e Palomar, Indizi di felicità, vede il Veltroni regista tornare dietro la macchina da presa dopo la doppia esperienza documentaristica rappresentata da Quando c'era Berlinguer nel 2014 e, l'anno successivo, da I bambini sanno. Dopo aver raccontato la vita del segretario del PCI attraverso filmati d'epoca e interviste ed aver "interrogato" un gruppo di bambini su tematiche disparate, qui l'attenzione è invece circoscritta al "solo" sentimento della felicità. Ancora una volta l'ex sindaco di Roma predilige interviste frontali e voce fuori campo e ancora una volta sottolinea eccessivamente la materia trattata senza soffermarsi sulla forma.
Un'enfasi narrativa e visiva che non giova al risultato finale e che accompagna tutta la durata del documentario fin dal doppio incipit. Indizi di felicità si apre con le immagini riprese da un telefonino in un vagone della metro londinese dove un ragazzo invita i viaggiatori, chini sugli smartphone, ad intonare con lui Over the rainbow. Da qui si passa ad un filmato di Time Square alla mezzanotte a cavallo tra il 1999 e il 2000 che anticipa una sequenza interminabile sui drammi del nuovo secolo. Dal crollo delle Twin Towers all'attentato di Madrid, dalla strage di Beslan al fallimento della Lehman Brothers, dalla crisi greca a Charlie Hebdo, dagli sbarchi dei migranti agli spari del Bataclan, dal piccolo Aylan riverso sulla spiaggia di Bodrum al lungomare di Nizza, dall'eccidio del popolo siriano al terremoto di Amatrice. Un bignami di tutti gli orrori compiuti dall'uomo nei confronti di altri esseri viventi. Come si può essere felici, sembra suggerirci il regista, in un presente tanto atroce? Ma "la felicità esiste anche perché esiste il dolore" e Veltroni crede che "in fondo al tunnel c'è una luce".
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Felicità come condivisione
Parte così la sua ricerca attraverso le storie ed i ricordi di persone comuni che rievocano l'attimo, il periodo, l'esperienza o il luogo nei quali hanno sperimentato la felicità. Il giovane seminarista ultrà della Sampdoria, l'uomo guarito da un tumore apparentemente terminale, la staffetta partigiana, la coppia di salumieri vegetariani, l'ex spacciatore, il sopravvissuto ai campi di concentramento. Testimonianze, memorie, esistenze che non si possono non rispettare ma dalle quali si finisce per provare un senso di distacco per l'uso che ne viene fatto (esattamente come per la sequenza iniziale).
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Veltroni, come già nei lavori precedenti, tende a sovraccaricare quando, invece, una maggiore misura avrebbe giovato sia in termini narrativi che emotivi (lo stesso commento musicale di Danilo Rea risulta iperbolico). Inoltre, salvo rare eccezioni, gli intervistati sono tutti over quaranta. Sarebbe stato forse più pertinente, visto l'incipit, chiedere ad un maggior numero di persone nate e cresciute nell'ultimo ventennio cosa intendono e quando hanno sperimentato la felicità. Ne sarebbe potuto scaturire un contrasto/confronto oppure, chissà, un sentire comune che in Indizi di felicità spesso coincide con la condivisione (di coppia, storica o spirituale).
Movieplayer.it
1.5/5