È sotto gli occhi di tutti come negli ultimi anni il cinema italiano si sia contraddistinto per una notevole vitalità e una rinnovata attitudine a prendersi dei rischi, percorrendo con maggiore forza e continuità rispetto al recente passato direzioni nuove e più originali. A partire dal 2014, con l'uscita del primo capitolo della trilogia di Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, molto è accaduto ad esempio nell'ambito del cinema di genere, troppo spesso sinonimo di commedie nazional-popolari drammaticamente simili fra loro. Film come Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Veloce come il vento di Matteo Rovere, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese e Mine di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, con modalità e approcci differenti, hanno infatti costituito una vera e propria boccata d'aria fresca e aperto la strada a una rinascita del cinema di genere italiano lungamente attesa, che speriamo possa concretizzarsi e strutturarsi nei prossimi anni attraverso un numero sempre maggiore di progetti coraggiosi, inventivi e intriganti.
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Nel contesto più ampio della produzione nazionale poi, oltre agli autori di punta che da tempo portano avanti il buon nome del cinema italiano grazie anche alla vetrina dei festival internazionali più prestigiosi (Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Nanni Moretti, Paolo Virzì), stanno emergendo nuovi giovani cineasti molto interessanti e ancora poco conosciuti al grande pubblico che, seppur ai loro primi lavori, hanno dimostrato notevole talento e sui quali ci sentiamo di puntare forte per il futuro. In occasione dell'arrivo su Infinity di Indivisibili di Edoardo De Angelis, passato con successo alle Giornate degli Autori della 73a edizione del Festival di Venezia e molto apprezzato all'estero grazie alla presentazione ai festival di Toronto e Londra, ne approfittiamo dunque per proporvi - in rigoroso ordine di uscita in sala - cinque recentissimi film italiani da vedere assolutamente. Tutti distribuiti al cinema non più tardi del 2016 ma che, per un motivo o per l'altro, non sono stati ancora visti quanto meriterebbero.
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1. Indivisibili - Edoardo De Angelis (2016)
Fin dalle primissime immagini di Indivisibili, con quel suggestivo piano sequenza iniziale di quasi tre minuti, ci si rende subito conto di trovarsi di fronte a un regista con un senso della messa in scena particolarmente raffinato. Il quarantenne napoletano Edoardo De Angelis, infatti, è a ragione considerato uno dei talenti più promettenti emersi nel panorama nazionale nell'ultimo decennio. D'altronde non si ottiene per caso l'apprezzamento di Emir Kusturica, che lo aiutò a produrre l'esordio Mozzarella Stories dopo essere stato colpito dal corto con cui si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, o Paolo Sorrentino, il quale due anni fa dichiarò pubblicamente di aver molto amato Indivisibili, specificando che a suo modo di vedere sarebbe stata l'opera più adatta per rappresentare l'Italia agli Oscar del 2017 nella categoria del miglior film straniero.
Vincitore lo scorso anno di ben 6 David di Donatello (sceneggiatura, produttore, attrice non protagonista, musicista, canzone originale e costumi), il film racconta la storia delle due gemelle siamesi diciottenni Dasy e Viola, unite dalla nascita al livello della vita e sfruttate dai loro familiari proprio per questa loro condizione, che trascorrono le giornate cantando a feste e matrimoni nello squallido contesto di una periferia campana che non sembra lasciare alcuno spazio a possibilità di riscatto. A colpire più di ogni altra cosa, oltre alla regia e alle immagini assai suggestive, sono le interpretazioni delle protagoniste esordienti Marianna e Angela Fontana, l'intensa intimità con cui viene tratteggiato il loro rapporto e l'intrigante musica del cantautore napoletano Enzo Avitabile.
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2. La ragazza del mondo - Marco Danieli (2016)
La ragazza del mondo è in assoluto una delle opere prime italiane più convincenti degli ultimi anni. Il film del quarantaduenne Marco Danieli, delicato e intimo romanzo di formazione di una ragazza alla ricerca della propria identità, racconta la storia di Giulia, una Testimone di Geova di diciannove anni soffocata dalla propria comunità di appartenenza la cui vita inizia a cambiare quando si innamora di Libero, un trentenne appena uscito di galera che le permetterà di aprirsi per la prima volta al mondo esterno. Caratterizzato da un approccio privo di retorica e banali edulcorazioni, La ragazza del mondo si alimenta di una sceneggiatura solida e ben sviluppata, scritta a quattro mani dallo stesso regista con Antonio Manca, suo collaboratore fin dai tempi degli studi al Centro Sperimentale.
La regia inoltre è rigorosa, misurata, sempre funzionale alle esigenze narrative (ampiamente meritato il David di Donatello come regista esordiente) e le prove di Sara Serraiocco e Michele Riondino nei panni dei due personaggi principali sono ottime. Proprio la scorsa settimana è stato annunciato l'inizio delle riprese del nuovo film di Danieli: Un'avventura, musical ambientato negli anni '70 che avrà come protagonisti lo stesso Riondino, Laura Chiatti e le canzoni più famose di Mogol e Battisti, con il primo a fare da consulente artistico. Tutto fa pensare che le atmosfere saranno molto diverse da quelle de La ragazza del mondo e la curiosità è molta.
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3. Sicilian Ghost Story - Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (2017)
Per quanto siano arrivati tardi a esordire nel lungometraggio, il cinquantenne Fabio Grassadonia e il quarantottenne Antonio Piazza sono da considerarsi tra le nuove voci più interessanti del cinema italiano. Se nell'opera prima del 2013 Salvo narravano, tra realismo e atipica love story dalle evidenti sfumature surreali, la storia di uno spietato sicario della mafia redentosi per amore della sorella di un boss che avrebbe dovuto uccidere, in Sicilian Ghost Story proseguono nella stessa direzione spingendosi oltre, in favore di una sorta di realismo magico in cui regna una suggestiva commistione tra onirismo foriero di una speranza per un futuro migliore e cupo disincanto proprio di una realtà funebre, nonché apparentemente immutabile.
I tredicenni Giuseppe e Luna abitano in un piccolo paese siciliano controllato dalla mafia, dove domina un opprimente muro di omertà. I due vivono il loro amore come un sogno incontaminato ma ben presto, quando all'improvviso il giovane sparirà misteriosamente, si troveranno costretti a fare i conti con il tragico contesto che li circonda. Evocativo nella trama e nella messa in scena (straordinaria la fotografia di Luca Bigazzi), commovente e appassionante come un thriller intimista sospeso tra realtà e fantasia, Sicilian Ghost Story è un'opera ambiziosa e matura in grado di raccontare la Sicilia e il dramma della mafia in modo assai originale. Presentato nel 2017 in anteprima mondiale come film d'apertura alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, ha ottenuto recensioni entusiastiche dalla stampa straniera ed è piaciuto molto anche a noi, come potete leggere nella nostra recensione di Sicilian Ghost Story.
4. A Ciambra - Jonas Carpignano (2017)
Nato a New York da madre afroamericana con origini caraibiche e padre torinese, Jonas Carpignano è cresciuto tra il Bronx e la provincia della capitale italiana. Dopo l'esordio nel 2015 con Mediterranea, in cui raccontava il viaggio di due migranti dal Burkina Faso a Rosarno, nel 2017 il cineasta italoamericano ha presentato con grande successo di critica la sua seconda opera A Ciambra alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. In questo stimolante spaccato della comunità stanziale romena di Gioia Tauro, che prende vita attraverso gli occhi del quattordicenne Pio Amato e in cui tutti i protagonisti interpretano se stessi, Carpignano conferma la predilezione per un cinema di finzione dalla forte impronta realista che non rinuncia però mai alla ricerca di uno sguardo cinematografico potente e raffinato.
Non a caso il suo talento è stato ampiamente riconosciuto da un regista del calibro di Martin Scorsese, tra i produttivi esecutivi di A Ciambra, il quale ha agevolato la realizzazione del progetto attraverso il suo fondo di supporto ai nuovi talenti del panorama internazionale. Esempio nobile di cinema del reale che riesce nell'impresa di coniugare palpabile autenticità ed evidente ricerca stilistica, A Ciambra è valso il David di Donatello per la migliore regia a Carpignano e quello per il miglior montaggio ad Affonso Gonçalves, collaboratore tra gli altri di Todd Haynes, Jim Jarmusch e Benh Zeitlin.
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5. La terra dell'abbastanza - Damiano e Fabio D'innocenzo (2018)
Senza ricorrere a tanti giri di parole, i fratelli D'Innocenzo rappresentano la più bella scoperta cinematografica italiana del 2018. I gemelli trentenni nati nel quartiere periferico romano di Tor Bella Monaca sembrano essere spuntati fuori dal nulla: senza un cortometraggio o una scuola di cinema alle spalle, da autodidatti, quest'anno non solo sono riusciti ad esordire nel mondo del cinema con l'ottimo La terra dell'abbastanza, ma hanno anche collaborato alla sceneggiatura di quel Dogman di Matteo Garrone che, notizia di qualche giorno fa, si andrà a giocare a Los Angeles le possibilità di una nomination all'Oscar per il miglior film straniero.
Già al lavoro da tempo sulla sceneggiatura del loro secondo lungometraggio Ex vedove, una sorta di western sui generis incentrato sul rapporto archetipico tra uomo e donna, Damiano D'Innocenzo e Fabio D'Innocenzo con La terra dell'abbastanza raccontano attraverso un approccio antiretorico e sorprendentemente autentico la storia di Mirko e Manolo, due ragazzi della periferia romana privi di prospettive che, dopo un incidente, vedono la loro vita sconvolta e si ritrovano invischiati nel mondo della criminalità. Ottimamente scritta e girata, l'opera prima si alimenta di diversi momenti che colpiscono per la forte carica realistico-emotiva e per la genuinità delle prove dei protagonisti Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano.
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