Il logo della Paramount si trasforma ed entra in una scena reale come in ogni film di Indiana Jones (potete vederlo nel video poco più sotto). Ma stavolta è l'effige di una montagna raffigurata su un gong di bronzo. È l'inizio di un travolgente numero da musical a tema orientale. E Harrison Ford, nei panni del nostro amato Indy, entra in scena in smoking, come fosse James Bond. Inizia così Indiana Jones e il tempio maledetto, che proprio 40 anni fa (il 23 maggio del 1984), usciva in tutto il mondo. Stretto tra il seminale I predatori dell'arca perduta e lo strepitoso Indiana Jones e l'ultima crociata, Indiana Jones e il tempio maledetto è il meno amato dai fan tra i film di Indy (parliamo dei primi tre, gli altri due neanche a parlarne...). Probabilmente è vero: il primo e il terzo film della saga sono perfetti; il secondo è un film sui generis, diverso, insolito. Forse non completamente riuscito. Eppure è folle, fantasioso, rocambolesco. E proprio per questo ha un suo senso, e vale la pena di essere raccontato.
Un film più cupo, come L'impero colpisce ancora...
Indiana Jones e il tempio maledetto è molto diverso da I predatori dell'arca perduta. Ma questo non è affatto un caso. George Lucas (è lui il creatore del personaggio portato al cinema dall'amico Steven Spielberg, produttore e sceneggiatore del film) pensava che il secondo film della saga dovesse differenziarsi dal primo e, per questo, aveva in mente di girare un film con un tono più cupo. Come esempio aveva pensato al rapporto tra Guerre stellari (Una nuova speranza) e L'impero colpisce ancora. Per rendere tutto più oscuro, scelse di raccontare la setta dei Thug e il loro culto sanguinario della Dea Khali. Il fatto è che George Lucas, in quegli anni, aveva dei problemi di natura personale: era alle prese con un divorzio, e questo probabilmente aveva inciso sulle sue intenzioni. D'altra parte, per compensare il tono cupo, Lucas pensò di iniziare il film con una sequenza da musical, sapendo che era da tempo il desiderio del suo amico Spielberg. E, sempre per compensare, inserì anche molte sequenze grottesche.
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Fare un sequel non era ripetere il primo film
È vero, Indiana Jones e il tempio maledetto è diverso da I predatori dell'arca perduta, ma non nel senso in cui L'Impero colpisce ancora varia rispetto a Guerre stellari. In quel caso la saga di Star Wars vira nettamente verso dei toni più adulti, drammatici, tragici, quasi shakespeariani. Ed è cupo soprattutto per un finale che sa di sconfitta. Qui il tono è diverso rispetto al primo film ma in un altro senso. I toni sono dark nella prima parte - le scene al villaggio, con la gente che muore di fame, i bambini deportati o morenti - ma è solo un attimo. Il film poi vira piuttosto verso il grottesco e il raccapricciante, nella scena a tavola e in quella della camera degli insetti, e poi leggermente verso l'horror, nella parte del tempio. È interessante, in questo caso, capire come all'epoca, per fare un sequel, non ci adagiava a ripetere la formula vincente del primo film.
Quella cena raccapricciante
Quando parliamo di raccapricciante e grottesco abbiamo in mente la famosa scena della cena a palazzo. Il Professor Jones, la cantante Willie Scott e Shorty, i suoi compagni di viaggio,sono ospiti a un banchetto con delle pietanze mai viste. Vengono serviti il serpente a sorpresa, con dentro altri serpenti vivi, insetti giganti e croccanti da mangiare con le mani, la zuppa con gli occhi di chissà quale animale a galleggiare al loro interno. Fino al cervello di scimmia semifreddo, servito direttamente nel cranio del primate. Da svenimento, per la povera Willie. Molto divertente per il pubblico. Quando, da ragazzi, guardavamo questo film, questa era la scena che ci divertiva di più. Ed è anche la prima che ci viene in mente ogni volta che pensiamo a quest'opera.
La camera degli insetti e gli spuntoni
Accanto a quella della cena, la seconda scena cult è la sequenza della camera degli insetti, che culmina in quella con il pavimento e il soffitto ricoperti da spuntoni che si muovono. In quella scena, Kate Capshaw era ricoperta da oltre duemila insetti veri. E, per affrontare la cosa, prese una buona dose sedativi che, secondo lei, avevano funzionato. Quella degli spuntoni è la scena preferita da Spielberg. Se ci pensate, ricorda un'altra scena chiave del cinema del suo amico Lucas, quella in Guerre stellari in cui i protagonisti si trovano nel compattatore di rifiuti.
Il ponte tibetano
La terza grande sequenza del film, forse quella più famosa, è quella del sottofinale. È la scena del ponte tibetano, quel ponte fatto di corde e di tasselli, che unisce le due sponde di una gola, sospeso su un fiume popolato di coccodrilli. Indiana Jones si trova in mezzo, inseguito da orde di soldati nemici da una parte e dell'altra. E decide di tagliare quella corda... È una scena altamente spettacolare, geniale sin dal suo concepimento, e dalla realizzazione molto complicata. Fu girata in Sri Lanka, dov'erano già state filmate delle sequenze di Il ponte sul fiume Kwai. Per realizzare il ponte sospeso, furono utilizzati i tecnici che si trovavano lì per la costruzione di una diga: un piccolo grande colpo di fortuna per la produzione.
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Una parodia di un film di James Bond
Lontano da essere un film drammatico come L'Impero colpisce ancora, Indiana Jones e il tempio maledetto, piuttosto, sembra a tratti la parodia di un film di James Bond. A partire da quella prima scena, in cui Indy è elegantissimo, in smoking, e si trova coinvolto in un classico confronto con pistole e la bella di turno presa in ostaggio. Per arrivare alla scena del castello, in cui Indy è ospite del suo nemico, che è vestito con un sobrio completo alla coreana, proprio come un villain bondiano: è un altro momento tipico dei film di 007. Quanto alla storia d'amore tra Indy e Willie, lo schema è chiaramente quello delle commedie della Guerra dei Sessi anni Quaranta. Le schermaglie amorose tra Harrison Ford e Kate Capshaw sono da cinema d'altri tempi (tutto, nella saga di Indy, in fondo, lo è). E sono spassose, grazie ai tempi comici e alla chimica tra i due.
Kate Capshaw: da Willie Scott a Signora Spielberg
Proprio Kate Capshaw, attrice sottovalutata, è uno dei punti di forza del film. Se pensiamo agli amori di Indiana Jones pensiamo sempre a Marion, il personaggio di Karen Allen de I predatori dell'arca perduta: non a caso è tornata anche nel quarto e quinto film della saga. Inizialmente anche in Indiana Jones e il tempio maledetto si era pensato di riportare in scena Marion. Ma poi si decise di proporre un personaggio femminile diverso per ogni film della saga. E così nei panni della cantante Willie Scott (è lei che si esibisce nel numero di apertura del film) Spielberg scelse Kate Capshaw, attrice allora quasi esordiente, che sembrava essere giusta per il ruolo: sex appeal, ironia, physique du rôle ed energia. Spielberg ha sempre detto di non amare particolarmente questo film, ma di essergli grato per avergli fatto conoscere l'attrice, che sarebbe diventata sua moglie. Accanto ai due protagonisti ha spazio anche un attore ragazzino, Ke Huy Quan, vietnamita, che da adulto abbiamo ritrovato in Everything Everywhere All at Once, nel ruolo di Shorty.
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I toni del nero e del rosso
Il film è più cupo anche dal pinto di vista visivo. Prendiamo la fotografia, ad esempio: abbondano i toni del nero e del rosso. Quanto alle scenografie, c'è il tema ricorrente del teschio. E, proprio nelle lunghe sequenze del tempio, c'è più uso di violenza: le torture, le frustate, anche ai danni di bambini. L'uso delle luci sui volti ricorda quello di un certo cinema horror. E anche l'Indiana Jones oscuro, posseduto dal sangue delle Dea Kali, suona sinistro, lontano dal simpatico guascone a cui siamo abituati. Ma è solo qualche minuto, fino al suo risveglio.
Quelle recensioni contrastanti
Indiana Jones e il tempio maledetto non ebbe al botteghino lo stesso successo de I predatori dell'arca perduta, e fu l'episodio che incassò di meno tra quelli della saga. Quel tono cupo, inatteso all'epoca, gli fece ottenere alcune recensioni non entusiastiche. In realtà la critica si divise. Roger Ebert lo definì "il film d'avventura più allegramente eccitante, bizzarro, sciocco e romantico dai tempi di I predatori dell'arca perduta", mentre Colin Covert di Star Tribune lo etichettò come un film "più sciocco, cupamente violento e un po' stupido, ma comunque molto divertente". Pauline Kael sul The New Yorker, scrisse che "nessuno ha mai fuso emozioni e risate nel modo in cui Spielberg fa qui". Ma è la definizione di Dave Kehr che prova a rendere l'idea di quello che è Indiana Jones e il tempio maledetto. "Il film non tradisce alcun impulso umano superiore a quello di un bambino di dieci anni che cerca di disgustare la sua sorellina facendole penzolare un verme morto davanti alla faccia". Una recensione assolutamente divertente. Proprio come lo è il film.
Ma quel film si potrebbe fare oggi?
Era il 1984, e le parti del mondo erano ancora così distanti da far pensare che in India, seppur decenni prima, si potessero mangiare serpenti e insetti (che, va detto, vengono mangiati in alcuni luoghi del Sudest asiatico ma assolutamente non in India) e fare sacrifici umani. Oggi un film simile probabilmente non si potrebbe fare: verrebbe accusato di razzismo, e forse anche di maschilismo (vedi la scena in cui Indy attira a sé Willie catturandola con la sua frusta...). Allora si poteva fare, ma qualche reazione ci fu. Il film infatti è sempre stato vietato in India e mai trasmesso sui canali televisivi indiani. E Kate Capshaw è stata piuttosto critica nei confronti del suo personaggio, Willie, che secondo lei "non era molto più che una stupida bionda urlante".
Spielberg non era contento del film. Ma...
Ma se lo stesso Steven Spielberg non amava particolarmente quel film qualcosa vuol dire. Nel 1989 dichiarò: "Non ero affatto contento di Indiana Jones e il tempio maledetto. Era troppo oscuro, troppo sotterraneo e troppo horror". La cosa positiva, come detto, è che quel film gli fece incontrare la sua futura moglie. Lucas, come sapete, aveva invece divorziato da Marcia Lucas, e ha ammesso che l'oscurità del film era dovuta a quello. Il film, però, a lui piacque. "Adoro il film, ha solo un tono leggermente più cupo e non è divertente come il primo". Indiana Jones e il tempio maledetto, allora, è un apostrofo nero tra I predatori dell'arca perduta e Indiana Jones e l'ultima crociata? un film meno riuscito, ma a cui vogliamo un gran bene: è folle, sfrenato, a tratti spassoso. E, alla luce dei sequel arrivati dopo i primi tre, è un film che oggi addirittura rimpiangiamo. Avercene di film come Indiana Jones e il tempio maledetto...