Passato e presente che si incrociano, e il simbolo per eccellenza del grande cinema d'avventura. Di più: il simbolo del cinema puro, quello che si rifà alla leggenda, al sogno, al divertimento. Una sfida per i protagonisti e una sfida per il regista, che ha ereditato il marchio da Steven Spielberg. Ed è proprio James Mangold il primo a parlare durante il press day organizzato in occasione dell'uscita di Indiana Jones e il Quadrante del Destino (28 giugno in Italia, dopo la première a Cannes 2023), rispondendo ad una domanda semplice ma esplicativa: com'è stato dirigere l'ultimo (?) capitolo con protagonista un'icona del cinema? "Beh, è stato emozionante e stimolante. Una delle parti più belle di questa impresa è stata la compagnia che ho avuto modo di frequentare. Sono cresciuto ammirando i film di Indy. Sono cresciuto ammirando Harrison Ford e Kathleen Kennedy, George Lucas e John Williams. Sono persone che hanno plasmato il mio amore per il cinema. Quindi l'opportunità e il calore con cui mi hanno accolto a bordo sono stati ciò che mi ha spinto a farlo, perché sentivo che sarebbe stata una delle esperienze più belle della mia vita, ed è stato fantastico".
A proposito di cinema, è poi Harrison Ford, durante la conferenza, a spiegare come (e quando) ritroveremo il Dr. Jones in Indiana Jones e il Quadrante del Destino: "I punti di forza di Indiana siano vari. Ora stiamo entrando in una nuova fase della sua vita e lo vediamo dopo 15 anni di assenza. È invecchiato un po'. Si sta ritirando. Lo incontriamo l'ultimo giorno del suo ritiro dalla vita accademica, che non è stata stimolante per lui, alla fine. Lo incontriamo in un momento in cui è a un livello basso, un livello che non abbiamo mai visto prima. Ma credo che drammaticamente funzioni molto bene perché in quel momento introduciamo anche Phoebe Waller-Bridge, che come personaggio stimola davvero la trama. La debolezza? suppongo che la sua sia la devastazione del tempo".
Phoebe Waller-Bridge: "Mi sono ispirata a Barbara Stanwyck"
Già perché come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione, Indiana Jones e il Quadrante del Destino introduce nella saga il personaggio di Helena Shaw, interpretata da Phoebe Waller-Bridge. Sarà lei ad aiutare Indy a ritrovare parte di un manufatto che permetterebbe di viaggiare nel tempo. Sulle tracce del reperto, però, anche l'ex nazista Jürgen Voller, interpretato da Mads Mikkelsen. Sullo sfondo, il 1969, tra la Guerra Fredda e l'Allunaggio. "Helena è fantasiosa e ha un buon senso dell'umorismo. Penso che la sua debolezza, che considererei anche il suo punto di forza, sia che non valuta mai prima di agire. E c'è un coraggio in lei che può essere frainteso come imprudenza. Quindi, anche se è una cosa che amo di lei, credo che sia questo a metterla nei guai. E credo che probabilmente non sappia come chiedere aiuto in modo concreto. E questo le ha conferito una certa durezza nella vita", spiega l'attrice.
Prima di girare il film, James Mangold ha dato un'interessante reference a Phoebe Waller-Bridge: "Mangold mi ha detto di pensare a Barbara Stanwyck. E questo, come ho già detto, è una benedizione e una maledizione, perché un mio idolo. Ha un tocco così leggero nelle sue interpretazioni, in particolare in Lady Eva, dove ha anche un'ambiguità morale. E c'è qualcosa di così fresco e affascinante in lei, anche se è moralmente discutibile in quel periodo. Ma c'era anche qualcosa di molto moderno nel modo in cui comunicava e recitava. È stato un aspetto che mi ha davvero ispirato per Indy".
Nuovi alleati e nuovi cattivi, dunque. E la "tradizione" dei villain è rispettata: Mads Mikkelsen è perfetto nel ruolo di Voller, uno dei tanti ufficiali nazisti che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, è sbarcato sotto mentite spoglie in Nord America. "I parametri del personaggio sono nella storia, nella sceneggiatura. Quindi spetta a Jim, a me e ai miei colleghi attori trovare poi i confini dei personaggi", afferma Mikkelsen. "Per la prima volta interpreto un nazista. Cerco di trovare ciò che lo può umanizzare, in una certa misura. Se non riesco ovviamente a immedesimarmi in ciò che sognano, sostituisco il sogno con qualcos'altro che posso sognare, perché questo personaggio ha una passione". Per l'attore, Indiana Jones è poi un riferimento: "Un personaggio che ha plasmato la nostra generazione. Ho molti amici che sono diventati registi, che hanno iniziato grazie a I predatori dell'Arca perduta. Quindi è ovvio che, se da bambino volevo essere come lui, è un enorme onore essere, 42 anni dopo, parte di questo mondo".
Han Solo, Rick Deckard e Indy: Harrison Ford e gli addii
Se di addii si tratta, il parallelo con Harrison Ford non può non spostarsi verso Han Solo o Rick Deckard, altri personaggi che di mitologia cinematografica ne sanno qualcosa. Ma questo è un addio diverso? "Credo che la risposta sia no, non è diverso", confida Ford, "tuttavia è una bella sensazione la forma di questo addio. Sì, per me è una bella sensazione perché sento che abbiamo realizzato un film davvero soddisfacente per il pubblico. Abbiamo preso la nostra preoccupazione, il nostro interesse per il personaggio e abbiamo cercato di dare forma a una storia che lo riportasse indietro. Questo personaggio torna nelle vite del pubblico con una grande storia. E credo sia uno splendido addio, date le persone che abbiamo coinvolto, il personaggio e la natura della sceneggiatura". A firmare lo script, oltre Mangold, anche David Koepp e i fratelli Butterworth. Una sceneggiatura, come dichiarato da Harrison Ford, che completa il personaggio: "Ho sempre voluto completare la storia di Indiana vedendolo alla fine della sua carriera. Ero molto eccitato quando ho letto la sceneggiatura che Jim e i fratelli Butterworth avevano elaborato. Per me non c'erano ostacoli a raccontare un altro capitolo della sua storia. Ero sicuro di farlo".
Ma cosa è stato, per Harrison Ford, Indiana Jones? "In 40 anni ho imparato a conoscere questo personaggio, ma ho imparato a conoscere il mio lavoro un po' di più. Il personaggio significa per me quello che significa per il pubblico. Sono obbligato a voler dare il meglio di me stesso. E la storia che voglio raccontare, se dovesse essere accolta con il calore e la generosità che Indiana Jones ha dimostrato in questo periodo di tempo, per me vorrà dire tanto. Significa molto per me che alle persone piaccia quello che abbiamo fatto e spero che apprezzino questo contributo".
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Logan vs Indiana Jones
Da un parallelo ad un altro, nel segno del franchise. Se Harrison Ford non è nuovo agli addii, anche James Mangold ha già tastato il terreno con lo splendido Logan. "Non mi piace prendere parte alle saghe con un capitolo avulso. Sono piuttosto all'antica e mi piace l'idea di un inizio, una parte centrale e una fine per una particolare storia. In entrambi i casi, Logan - The Wolverine e Indiana Jones e il Quadrante del Destino, sto cercando di capire qual è la storia che potremmo raccontare. Unica per questo film, questo momento, queste due ore. In Logan, sapevo che stavamo girando l'ultimo film, ma si trattava di un personaggio che aveva trascorso quasi tutta la sua vita sotto tortura, una specie di Frankenstein che viveva in un mondo in cui le sue scelte erano di essere un'arma o di cercare in qualche modo di nascondersi da tutti. E così la morte sembrava, in un certo senso, una sorta di salvezza per lui. Per Indy... come ha detto Harrison, ci siamo concentrati sul tempo: cosa significa essere qualcuno che ha vissuto una vita assurda, per poi sprofondare nella normalità".