Una commedia dal sapore crepuscolare, in un bilanciato mix di tenerezza e amaro realismo. Ma più che l'indagine su una storia d'amore, come recita il titolo del film, a essere messa in scena è una storia di resistenza nell'Italia di oggi dove la vita si vive sui social, le giovani coppie guardano Temptation Island e Uomini e donne e il cinema finisce troppo spesso per piegarsi a feroci logiche di mercato. Dopo essersi dedicato negli ultimi anni alla serialità (Le cose che restano, Il giovane Montalbano, La mossa del cavallo, Chiamami ancora amore e il più recente Everybody loves diamonds) Gianluca Maria Tavarelli torna al cinema dove mancava dal 2014 con un ideale sequel 2.0 di Un amore, lo struggente ritratto che nel 1999 raccontava il rapporto di Sara e Marco attraverso dodici incontri disseminati nell'arco di diciotto anni. In Indagine su una storia d'amore in sala dal 18 luglio (dopo il passaggio al l 41° Torino Film Festival) ancora una volta a finire sotto la lente di ingrandimento è una relazione sentimentale, e oggi come allora Tavarelli sa regalarci momenti di rara autenticità e malinconia.
Indagine su una storia d'amore: tra tv dei sentimenti e brama di visibilità
"Cronaca di un disastro annunciato", così lo definisce il regista: uno spaccato amaro e di infinita tenerezza sulla quotidianità di due giovani attori alle prime armi. Paolo e Lucia si amano da sempre, siciliani entrambi sono cresciuti insieme, e insieme hanno condiviso speranze e passioni, insieme hanno anche studiato con l'obiettivo di diventare attori e si sono trasferiti nella capitale. In parte sono pure riusciti a realizzarlo questo sogno, ma la realtà è precaria, instabile, fatta di provini che non vanno perché "lavorano sempre i soliti", di attese frustranti per un paio di pose in una fiction o del film d'autore giusto, di secondi lavori per sbarcare il lunario (lei fa la cameriera). Oggi dopo aver provato a scansare ogni tipo di compromesso, devono rendersi conto che le loro carriere non sono arrivate al punto sperato quando si sono conosciuti e lanciati in questa "danza frenetica".
Nell'epoca della sovraesposizione si sentono troppo sottotraccia, così consapevoli che "alla gente degli attori veri come noi non frega più un cazzo" decidono di cedere alle lusinghe di un reality, Scheletri dell'armadio, in cui raccontare la propria storia d'amore e sviscerare il loro rapporto di fronte ad un grandissimo pubblico. È il prezzo da pagare per ottenere la tanto ambita visibilità, quella che li farà diventare famosi (almeno così credono), darà una svolta alle loro carriere e gli permetterà finalmente di sfilare sul red carpet di Venezia affollato ormai più da "starlet televisive, presentatrici, influencer" che non da attori veri. A farne le spese però sarà la loro relazione non proprio invecchiata benissimo, in un crescendo di confessioni imbarazzanti in nome dell'audience. Una bomba ad orologeria.
La commedia umana di Indagine su una storia d'amore
Meno nostalgici e malinconici di Lorenza Indovina e Fabrizio Gifuni (i Sara e Marco di Un amore), ma più disillusi e precari i Paolo e Lucia di Indagine su una storia d'amore sono pronti a mettere in piazza la propria vita sentimentale compresi tradimenti taciuti e inconvenienti intimi, offrendoli in pasto alla gente che "non vuole piagnistei", ma particolari pruriginosi. Uno spaccato sociale che scopre le infinite bassezze dell'essere umano, le sue fragilità e malinconie, ma soprattutto mostra quanto siamo disposti a capitalizzare pezzi del nostro intimo in cambio di visibilità̀, like, followers, consenso. I protagonisti si riscoprono ridicoli in una gara a chi la spara più grossa e la commedia da sentimentale diventa umana. Dentro c'è la precarietà affettiva e lavorativa di una generazione a cui è stato insegnato che volere è potere, ma poi sono arrivati i social, il selfie, l'esibizione di ogni frammento di vissuto per dimostrare che "sì, ci siamo e abbiamo successo anche noi".
In mezzo ci sono Lucia e Paolo, Tavarelli (autore anche della sceneggiatura) li immagina come due stelle che "a 160 mila anni luce da noi ballano a un ritmo scatenato", stelle binarie, come le definisce la voce fuori campo all'inizio del film, "rapite da una specie di bacio cosmico, che potrebbe essere l'ultimo". Per metterli in scena sceglie Alessio Vassallo e Barbara Giordano, credibili al punto da permettere a chiunque di riconoscersi in almeno una delle loro tragicomiche smorfie di disagio; destreggiandosi tra ironia e amarezza, in uno spazio dove il confine tra realtà e finzione si assottiglia, Tavarelli sfrutta l'espediente di due attori che interpretano se stessi, per aprire a una riflessione metacinematografica. "La tv oggi si fa coi numeri, non siamo ai tempi di Canzonissima", recita una delle battute del film. Chissà che non sia arrivato il momento di fermarsi un po', riprendere fiato e rispolverare un po' di quella cara, vecchia televisione.
Conclusioni
Non possiamo non concludere la recensione di Indagine su una storia d’amore con una domanda: perché far uscire un film del genere il 18 luglio, quando le sale italiane, dati alla mano, tendono miseramente a svuotarsi. Una commedia simile avrebbe di certo meritato un’altra collocazione, noi speriamo nel potere del passaparola che forse potrebbe regalare al film un suo cammino e una seconda vita. Un film sull’oggi e sulle conseguenze della brama di visibilità nell’epoca della sovraesposizione social. Gianluca Maria Tavarelli sa regalarci momenti di rara autenticità e malinconia.
Perché ci piace
- Una commedia sulla brama di visibilità in un bilanciato mix di tenerezza e amaro realismo.
- Alessio Vassallo e Barbara Giordano sono il viatico perfetto per una riflessione metacinematografica: due attori che interpretano due attori.
- In uno spazio in cui ironia realtà e finzione si mescolano, e l’ironia trascolora spesso nell’amarezza, Tavarelli sa bene mettere in scena quest’epoca della sovraesposizione in cambio di una visibilità che sembra aprire le porte del successo.
Cosa non va
- Difficile trovare cosa non vada in una commedia che si lascia piacevolmente vedere per un’ora e mezza circa. Forse il pubblico più giovane potrebbe non comprendere a fondo le ragioni più profonde di questo autentico spaccato sociale.