"È un crime con dentro la commedia o è una commedia con dentro il crime, chi lo sa!": Salvatore Ficarra descrive così la prima serie tv fatta insieme all'inseparabile Valentino Picone. Dal primo gennaio è infatti disponibile su Netflix il loro primo esperimento con la televisione, Incastrati. In sei puntate i due interpretato una coppia di amici di lunga data: uno fissato con le serie crime e sposato con Ester (Anna Favella), l'altro che vive ancora con la madre ed è innamorato di una ex compagna di scuola, Agata (Marianna di Martino), ora poliziotta.
Le vite dei protagonisti cambiano per sempre quando entrano nell'appartamento di un cliente per una riparazione e lo trovano morto: questa persona ha infatti più di una connessione, sia con individui poco raccomandabili che, insospettabilmente, con i loro parenti. Braccati da famiglia, polizia e malavita, Salvo e Valentino dovranno cercare di salvarsi anche grazie alla conoscenza che hanno delle serie tv crime.
Commedia, crimine, satira sociale (la burocrazia non ci fa una bella figura), stereotipi: Ficarra e Picone uniscono tutto in un esperimento interessante e riuscito. Ne abbiamo parlato proprio insieme al duo comico, incontrato a Roma.
Intervista a Ficarra e Picone
Incastrati, la recensione: Ficarra e Picone in versione seriale su Netflix
Incastrati: la prima serie di Ficarra e Picone
Siete riusciti a rendere ansiogena una scena di pulizie in ascensore: come avete lavorato sul raccontare la vita quotidiana attraverso il linguaggio delle serie tv
Valentino Picone: Le serie tv sono un linguaggio diverso: abbiamo voluto farne una proprio per questo motivo. Quando ci è arrivata la proposta di Netflix l'abbiamo presa al volo, perché sapevamo che avremmo avuto la possibilità di fare delle cose che non avevamo mai fatto nei nostri film. Soprattutto con un genere, il crime, che permette di fare cose divertenti, di tenere sulle spine lo spettatore, per cercare di stimolarlo a diventare anche lui ispettore.
Incastrati: c'è anche Leo Gullotta
C'è una scena con Leo Gullotta che ha più livelli di lettura: vi dice "adesso dovete essere bravi a recitare, a fare la commedia", che è proprio roba vostra. Come è stato sentirvelo dire da lui?
Salvatore Ficarra: Lavorare con Leo è veramente una cosa meravigliosa, perché, oltre a essere un grandissimo attore, vederlo dal vivo recitare accanto a te è un'emozione enorme. Sai che in quel momento non solo stai facendo la serie ma stai pure imparando come si recita. Poi è una persona straordinaria a cui noi vogliamo veramente un mondo di bene. A quella scena poi siamo particolarmente affezionati perché ci consente di fare una citazione: lui ci dice dovete essere bravi a recitare la commedia, ma quella bella e nella scena successiva noi citiamo la commedia quella bella, una commedia di Pietro Germi. Che salutiamo, ovunque egli sia: è il nostro regista preferito.
Incastrati: tra commedia e crime
La seria parte come una commedia, ma scherza veramente su tutto: la criminalità organizzata, la burocrazia, gli stereotipi del sud. Secondo voi si può scherzare su tutto?
Valentino Picone: Si deve scherzare su tutto, assolutamente. Nella serie si scherza sul genere crime, sull'essere siciliani, sulla mafia, sulla burocrazia, sulla corruzione.
Salvatore Ficarra: A due persone assolutamente comuni accade un fatto eccezionale. Questo fatto eccezionale li metterà in una serie di guai infiniti che spaziano dalla burocrazia sino ad arrivare alla mafia. Quindi come ne usciranno questi due che sono incastrati?
In Italia si può scherzare su tutto ma non sul sugo della mamma.
Valentino Picone: Sulla cucina della mamma in genere non si può scherzare. Soprattutto non si può scherzare sulla cucina della mamma davanti alla mamma. Lì ci sono anche gli stereotipi classici del mammone. Abbiamo giocato anche su questo. In un crime di Ficarra e Picone tutto è possibile.
Salvatore Ficarra: Stereotipi che ci divertiamo a dissacrare. Possiamo lanciare un appello? Se scoprite chi è il colpevole scrivetecelo sui nostri social. Vediamo se indovinate.**
Incastrati: Ficarra e Picone giocano con il linguaggio delle serie tv
In una scena anche un po' drammatica, Valentino dice a Salvo che guardare la sua serie preferita senza l'amico non sarebbe la stessa cosa. Le serie tv oggi sono diventate un vero e proprio rito collettivo, un motivo di aggregazione sociale?
Valentino Picone: Se ci pensi è la stessa cosa che accadeva con Happy Days, con Dallas. C'è sempre stato questo mondo. Si era forse congelato, ma poi è ritornato. Tutti noi della nostra generazione abbiamo visto certe cose. È sempre stato così. È cambiato il tipo di serie che si fa.
Salvatore Ficarra: È bello anche per questo. Tu vedi una serie e poi hai modo di commentarla e di capire che cosa ti è arrivato e cosa è arrivato agli altri. Molte serie si vedono proprio per passaparola: "ti devi vedere quella, ti devi vedere questa". È una bella cosa.