Ancora in Top Ten su Netflix, Incastrati ha chiuso la sua corsa di due stagioni, previste fin dall'inizio, sulla piattaforma. Un happy ending generale, se vogliamo, per tutti i personaggi, in primis per i protagonisti Salvo e Valentino, interpretati dal duo Ficarra & Picone che ha anche scritto e diretto la serie. Un prodotto che gioca moltissimo con se stesso e con le proprie caratteristiche in modo autoironico, nello stile oramai storico (quest'anno 30 anni di carriera) del duo siciliano. La Sicilia infatti è vera e propria protagonista di questa mafia comedy sui generis, che nell'epilogo ha voluto omaggiare la lotta senza sosta contro la malavita di poliziotti e cittadini onesti che non si fanno piegare e corrompere dall'avidità e dall'adagiarsi a un sistema criminale. Andiamo a ripercorrere insieme gli eventi del finale per capire meglio il messaggio che Incastrati voleva veicolare.
Happy ending meta-televisivo
Tutti i nodi vengono al pettine nel finale di Incastrati 2, che è anche il finale della serie stessa. Il vicequestore Lo Russo (Filippo Luna) ammette di essere la talpa che lavorava per Padre Santissimo (Maurizio Marchetti), o meglio che quando scoprì che Gambino (Sasà Salvaggio) gli rubava denaro dai conti, iniziò a ricattare il defunto. Purtroppo l'uomo lo vide accidentalmente durante uno scambio, non sapendo che era un poliziotto, e quindi rischiava di essere scoperto con Agata (Marianna Di Martino) arrivata da Milano per far diventare l'uomo una ricorsa della polizia. A quel punto sceglie di ucciderlo e sottrargli i soldi rubati a sua volta, incastrando con una telefonata Salvo (Ficarra) e Valentino (Picone), sapendo che Ester (Anna Favella) era l'amante di Gambino. Ma Salvo e Valentino gli rovinano tutti i piani quando scelgono di non chiamare la polizia e cercare di coprire le proprie tracce, per la fissazione di Salvo con le serie crime.
Parallelamente è Padre Santissimo a dare un ultimatum alla polizia e al procuratore Nicolosi (Leo Gullotta), perché entro due ore dovrà ricevere i soldi rubati altrimenti Agata e la madre di Valentino ed Ester (Mary Cipolla) farà una brutta fine. L'operazione "Padre Inutilissimo" però va a buon fine e tutte le coppie (anche la signora Antonietta e il suo spasimante) hanno un happy ending, compresi il piccolo Robertino che impara ad apprezzare la dolcezza di Valentino e la passione in comune per le serie crime con Salvo, Cosa Inutile (Tony Sperandeo) che si vendica contro Padre Santissimo e il buon Sergione (Sergio Friscia), che rivendica la sacralità del buon giornalismo meno sensazionalista rispetto a Bellomo. Ficarra & Picone non potevano smettere di giocare con se stessi e con i nuovi strumenti seriali a loro disposizione e l'ultimissima scena vede protagonista l'ispettore Jackson della fittizia serie Netflix The Touch of the Killer, di cui in questa seconda stagione abbiamo visto il prequel The Look of the Killer. Il poliziotto guarda nella tv dell'ufficio al commissariato Incastrati mentre lo chiamano nell'altra stanza per un caso. Una meta-televisione sempre più meta, come se per tutto il tempo la serie a cui abbiamo assistito da spettatori fosse stata quella inventata e non quella retrò con protagonista Jackson.
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Lotta alla mafia, per non dimenticare
Prima dell'operazione finale della polizia, a cui si unisce Crisafulli scagionato in seguito alla confessione di Lo Russo, il procuratore interpretato da Leo Gullotta fa un sentito e profondo discorso sulla lotta alla mafia, su come non bisogna arrendersi al sistema e soprattutto non dimenticare le vittime che la malavita organizzata ha mietuto anche prima che nascessimo - il messaggio che Ficarra & Picone volevano portare avanti con il loro primo prodotto seriale, come dichiarato in conferenza stampa. L'importanza del ricordo verso le vittime di mafia. A loro è dedicata tutta la sequenza finale, con le lenzuola bianche sui balconi e la gente che applaude la polizia che passa per le strade con le automobili che hanno catturato i malavitosi. Complice la regia che fa vedere dall'alto la folla accorsa che sostiene la Legge e la colonna sonora enfatica, è un momento che vuole riassumere la grandezza del Belpaese che non si traduce appunto solo in mafia, soprattutto nel meridione. Un discorso che cita le parole di Paolo Borsellino a Giovanni Falcone, due delle vittime più note.
Ma chi è invece Girolamo, l'amico citato da Nicolosi, in ricordo e in virtù del quale compie ogni giorno il proprio lavoro ed è particolarmente soddisfatto di aver arrestato Padre Santissimo? L'ipotesi più probabile - complice una foto che si intravede - è il riferimento all'omicidio di Girolamo Tartaglione, un magistrato ucciso da un nucleo armato delle Brigate Rosse durante gli anni di piombo (nel 1978 a Roma). Ma potrebbe anche essere un riferimento a Girolamo Scaccia, un contadino ucciso da Cosa Nostra nella Strage di Alia nel '46 o ancora Girolamo Marino detto "Gino", primario di Chirurgia all'ospedale di Locri, vittima innocente dell'ndrangheta. Una conferma delle citazioni tra fatti di cronaca, film e serial televisivi che, tra regia e sceneggiatura, il duo comico sempre più consolidato ha disseminato nel corso della serie. Per non dimenticare.
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