Ci troviamo a scrivere la recensione di Incastrati 2, la seconda ed ultima stagione della prima serie tv di Ficarra & Picone, dal 2 marzo su Netflix, con una conferma: essendo un progetto nato per due stagioni, il duo comico ha avuto modo di costruire una storia ad ampio raggio pensata fin dall'inizio. I nuovi sei episodi confermano le caratteristiche del loro stile e della loro comicità e autoironia, con qualche aggiunta ad hoc per rinverdire e rimescolare le carte in tavola.
Mafia comedy revisited
La seconda stagione di Incastrati non può che cominciare dove era finita la prima, con i due protagonisti Salvo e Valentino (alter ego di Ficarra & Picone) in pericolo di vita, dato che tutta la serie - e questi nuovi episodi ne sono la conferma - è costruita sul binge watching e quindi sul cliffhanger finale di puntata che ti porta a voler vedere la successiva per capire cosa si inventeranno i personaggi per uscire dai guai in cui si sono cacciati. Guai nuovi ma vecchia storia nei nuovi episodi: l'assassino di Alberto Gambino non era infatti stato scoperto, così come il motivo della casualità (sfortuna?) che perseguita i due "eroi per caso" Salvo e Valentino quando si ritrovano ad investire Padre Santissimo. Il consolidato duo, che quest'anno festeggia trent'anni di carriera, continua a ironizzare in modo intelligente sulla mafia e sugli stilemi di quel tipo di storie, in una regione come la Sicilia spesso indissolubilmente legata ad esse. L'autoironia - che nasconde l'amore per la propria terra - è la forza più grande della loro comicità e nella seconda stagione trova nuovi spunti di riflessione e citazioni tra film e serie tv (addirittura La regina degli scacchi per rimanere in casa Netflix ad un certo punto).
Incastrati, la recensione: Ficarra e Picone in versione seriale su Netflix
Dalla Sicilia con furore
La Sicilia è sempre co-protagonista accanto ai personaggi, poiché parte del tessuto narrativo della mafia story come dicevamo, e continua a sfruttare le sue diverse ambientazioni, soprattutto quelle rustiche all'aperto. Allo stesso tempo rimane all'interno, giocando con alcune caratteristiche tipiche della sitcom, come la casa di campagna dove Salvo è andato a vivere dopo la separazione che diventerà teatro di avvenimenti tragicomici. Salvo e Valentino saranno insomma ancora più incastrati: un nuovo duplice omicidio complicherà ulteriormente le cose, costringendoli a sbrogliare la matassa in cui si sono ritrovati invischiati in parallelo alla polizia, per scoprire la persona dietro le misteriose morti e provare a rispondere alla domanda: alla fine la mafia ha sempre la meglio oppure c'è speranza per delle piccole grandi vittorie nel quotidiano da parte delle forze dell'ordine e di chi non si vuole piegare ad essa? La messa in scena, curata sempre da Ficarra & Picone che hanno scritto la comedy insieme a Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, è volutamente citazionista e soprattutto retrò, a omaggiare gli anni '70 come se The Touch of the Killer, la serie di cui è super appassionato Salvo, avesse attraversato un portale spazio-temporale nella nostra realtà. Che è l'aspetto che potrebbe maggiormente allontanare il pubblico più giovane.
Incastrati, Ficarra e Picone sulla serie Netflix: "Vi sfidiamo a indovinare il colpevole!"
Appassionati (o Incastrati?) di crime
Incastrati continua ad ironizzare anche sulla serialità e sulla passione oramai smodata del pubblico per i true crime (che all'estero ha portato crimedy come Only Murders in the Building e The Afterparty). Dopo The Touch of the Killer nelle nuove puntate si passa al prequel, The Look of the Killer, che ancora una volta si interseca a quanto accade ai personaggi (non perdetevi l'ultima scena in assoluto in questo senso). Non è l'unica meta-televisione presente nello show: si ironizza ancora di più che nella prima stagione sul circo mediatico che il giornalismo tende a fare oggigiorno, spesso più rumore che sostanza, soprattutto quando si tratta di casi di cronaca nera, e una delle intuizioni più indovinate di questo secondo ciclo è sicuramente la new entry Bellomo (un nome una garanzia, interpretato da Matteo Contino) ad affiancare e rivaleggiare Sergione (Sergio Friscia, mattatore assoluto della prima stagione).
Spazio anche all'amore, alla mafia estera (ovviamente messa alla berlina) e al dramma nei nuovi episodi: i personaggi femminili di Agata (Marianna Di Martino) e Ester (Anna Favella) saranno ancora più incastrati anche loro e scopriremo nuove dinamiche e relazioni, come quella col piccolo Robertino, il figlio di Agata (un impressionante Luca Morello). La risoluzione in cui tutte le domande troveranno risposta, però, è caratterizzata da un po' troppi spiegoni nella serie, che ricalcano il suo essere "vecchia dentro" anche se la copertina vuole essere giovanile e al passo coi tempi. Da lodare invece i momenti drammatici, coadiuvati da una colonna sonora che li enfatizza a cura di Paolo Buonvino: due tra tutti vedono protagonista un grande Tony Sperandeo nei panni di Tonino "Cosa Inutile" e un carismatico Leo Gullotta nel ruolo del procuratore Nicolosi. Che i non-fan di Ficarra & Picone stiano alla larga.
Conclusioni
A conclusione della recensione di Incastrati 2 possiamo dire che le caratteristiche che Ficarra & Picone avevano portato dalla propria comicità cinematografica a quella seriale vengono mantenute in questa seconda stagione, arricchendo la trama di nuovi personaggi e nuovi risvolti e dimostrando come il quadro generale fosse previsto fin dall’inizio. La messa in scena volutamente retrò e gli eccessivi spiegoni presenti potrebbero però far storcere il naso agli spettatori più giovani.
Perché ci piace
- Ficarra & Picone confermano di conoscere bene il prodotto seriale e lo adattano al proprio pubblico di riferimento.
- L’autoironia che alza il tiro nei nuovi episodi e alcune trovate come il personaggio di Bellomo o il prequel di The Look of the Killer.
- I momenti drammatici come quelli di Tony Sperandeo e Leo Gullotta.
Cosa non va
- La messa in scena retrò potrebbe infastidire qualcuno.
- Qualche spiegone di troppo soprattutto nella parte finale.