Il fortunato esordio di Ficarra & Picone nel mondo della serialità, Incastrati, dal 2 marzo è tornato con una seconda ed ultima stagione, in sei episodi, su Netflix. A presentare la thriller comedy italiana scritta, diretta e interpretata dal duo comico che quest'anno festeggia i 30 anni di carriera, non solo loro due ma anche le protagoniste femminili, ancora più centrali in questo secondo ed ultimo ciclo, Marianna Di Martino e Anna Favella, insieme a Ilaria Castiglioni, Manager delle serie originali della piattaforma.
Quest'ultima ha precisato: "Volevo sfatare un mito, i comici sono considerati spesso persone tristi nella vita reale, non è proprio questo il caso. È stato davvero un piacere lavorare insieme al duo e la commedia è uno dei generi più difficili da realizzare, loro hanno dimostrato un istinto e una professionalità ammirevoli nel cimentarsi con la serialità, hanno sempre avuto il pubblico come diapason e stella polare, qui invece dovevano navigare un po' alla cieca. Un sodalizio estremamente positivo che speriamo di replicare". Le ha fatto subito eco Valentino Picone: "Abbiamo collaborato molto anche in fase creativa, dato che per noi era la prima esperienza in campo seriale, sia con Ilaria che con Marco Tosti, anche perché preferiamo ascoltare soprattutto se siamo in un terreno a noi meno conosciuto".
Le donne di Ficarra & Picone
Incastrati ha avuto un suo iter naturale dato che nasceva già come progetto in due stagioni e la serialità era l'unico modo per raccontare questa storia, un altro modo di stare in scena e raccontare i personaggi. A Salvo Ficarra e Valentino Picone piace sempre fare le cose in modo diverso, sperimentare e Netflix ha dato loro questa possibilità, tanto che una nuova collaborazione con la piattaforma non è da escludere "ma sono le storie che ci dicono la loro destinazione". Un'evoluzione e un ruolo ancora più ingarbugliato aspetta le protagoniste femminili, Anna Favella (Ester, l'ex moglie di Salvo) e Marianna Di Martino (Agata Scalia, l'interesse amoroso di Valentino).
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Quest'ultima apre le danze del discorso dicendo che da "la dottoressa" diventa "quella là" nella seconda stagione per la madre di Valentino (un'impareggiabile Mary Cipolla): "Agata è ancora più incastrata in questa seconda stagione, c'è il rapporto familiare col figlio Roberto che si aggiunge a quello di coppia del ciclo inaugurale. Robertino è interpretato da un grandissimo Luca Morello a cui ho fatto sostanzialmente volentieri da spalla in scena" (ride) e le fa subito eco Picone: "Gli facevamo tutti da spalla in realtà" (ride). Di Martino è rimasta piacevolmente sorpresa da quanto Ficarra & Picone siano grandi conoscitori della storia della mafia, colmando alcune lacune che aveva da catanese ("Mea culpa, si tende a non appropriarsene se si è lontani da Palermo e invece dovremmo"). Lavorando con loro ci si rende conto di quanto tutti i riferimenti in ogni episodio siano messi lì perché ci devono essere, come la lastra di marmo con tutte le vittime di mafia che si vede per poco, o la teca con la macchina di Falcone concessa dalla Polizia di Stato. "Ho vissuto un paradosso durante le riprese perché ridere e scherzare con loro era il mio habitat naturale ma Agata viveva un grande dilemma interiore quindi dovevo rimanere nel personaggio".
Anna Favella ovvero Ester si trova più vicina a Salvo in questo secondo ciclo di episodi: "Un'evoluzione abbastanza divertente e buffa, erano su due mondi un po' di versi nella prima stagione. È un personaggio che mi ha insegnato tanto, mi ha dato uno sguardo più ironico sulla realtà e sulle relazioni e mi ha dato modo di apprezzare le imperfezioni nell'amore, che sono quelle che caratterizzano gli esseri umani. È stato catartico interpretarla". Poi continua: "Ho un magone terribile perché è finito questo viaggio, si percepisce un entusiasmo e un'energia tali fin dalle prime letture del copione che è impossibile non farsi contagiare. Sono due perfezionisti e non si direbbe di primo acchito. Hanno una grande devozione per questo mestiere e te lo trasmettono istintivamente, è come riaccendere il fuoco dell'arte. Sono anche protagonista di un omaggio, semplice ma sentito, a Massimo Troisi in questi nuovi episodi. Un momento nato quasi per magia fuori copione che non puoi prevedere, solo quando si respira arte c'è terreno per farlo nascere. Ho imparato anche alcune tradizioni sicule come dipingere la ceramica!".
L'amore per le serie tv e l'autoironia per la mafia
Le serie tv hanno una struttura chiaramente diversa da un film. Dice Ficarra: "Sono fatte per chi ha il telecomando in mano. Come i romanzi d'appendice fatti a capitoli nel '700, non abbiamo inventato nulla". Continua Picone: "Noi ironizziamo su tutto, prima di tutto su noi stessi, quindi non potevamo non giocare con la serie nella serie in Incastrati. E se c'è una cosa che ci manda ai matti sono i prequel, quindi dopo The Touch of the Killer non potevamo non inserire The Look of the Killer. Un prequel esasperato ed esagerato, con l'attore protagonista truccato da giovanissimo. Con un doppiaggio volutamente fuori sincrono che i doppiatori professionisti che abbiamo coinvolto non capivano inizialmente, e poi si sono fatti delle grandi risate. Sono stati i momenti migliori sul set". Tante le citazioni nella nuova stagione, da Arizona Junior a Pulp Fiction, da Ieri, oggi, domani a Rocky fino alla mano guantata di nero di Dario Argento. Nei nuovi episodi il duo comico ironizza ancora di più sul circo mediatico che il giornalismo crea sui fatti di cronaca nera, rappresentato dal personaggio di Sergione (Sergio Friscia) e dalla new entry Bellomo (Matteo Contino). "Anche ne L'ora legale non facevamo sconti al giornalismo ma la morbosità viene seguita non solo da alcuni reporter, ma anche dal pubblico. Non so se la realtà sta superando la fantasia, ma so che qualche anno fa mi sono operato e nel post anestesia quando non ero ancora del tutto sveglio mi hanno chiesto un selfie..." (ride) "Il messaggio che volevamo comunicare con la serie e soprattutto con questa seconda stagione - che veniva anticipato nella prima dal discorso di Padre Santissimo alias Maurizio Marchetti che diceva che prima o poi la gente avrebbe dimenticato - è che bisogna ricordare quanto è successo, soprattutto ai più giovani che sono nati dopo le stragi di mafia e quindi magari non sanno".
Prendere in giro la mafia per Ficarra & Picone è un dovere - già dal primo film Nati stanchi e dalla scena dei pizzini ne La matassa, inoltre pare che la maggior parte di quelle battute le scriva Valentino. "È l'unico modo che conosciamo anche perché loro si prendono molto sul serio. Non bisogna dimenticare inoltre che la mafia si presenta sotto varie forme. Sarebbe strano se non ci fossero tuttora i sentimenti dell'omertà e della paura, sono connaturati al territorio, quando un popolo vede che ci vuole troppo tempo per arrivare a dei risultati. È difficile vivendo nella terra dove si manifestano maggiormente quelle forme, è una conseguenza di come si muovono loro, non si può chiedere a tutti i cittadini di essere degli eroi, però sono stati fatti molti passi avanti". Il miglior film sulla mafia? Chiude Picone: "Si deve ancora fare, perché attribuiamo ai mafiosi un'intelligenza che non hanno".
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Appuntamento al cinema
Ficarra & Picone hanno approfittato dell'occasione per annunciare che stanno lavorando al nuovo film che sarà a Natale al cinema. Sono stati protagonisti de La stranezza, caso al botteghino di questo autunno/inverno: "Si tratta di una storia molto affascinante, con un grande interprete come Toni Servillo e un grande regista come Roberto Andò, un insieme di elementi che ha coinvolto il pubblico e colpito il loro immaginario. Alla base rimane un bel film, che è ciò che catalizza l'attenzione alla fine. Un film che andava visto sul grande schermo, non come Incastrati che è pensata per la tv di casa. Siamo stati contenti per le sale ovviamente, che venivano da un periodo buio. Del resto come dicevamo, più un progetto è strano, più ci piace entrarci".
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Gli fa eco il collega: "Magari il prossimo sarà un horror o un film di fantascienza, chissà" (ride). E il futuro della sala? Interviene Ficarra: "Si è sempre parlato di crisi di un medium, dalla radio al cinema, dal cinema alla televisione, è chiaro che tutto si evolve, più offerta c'è e più la gente ha la possibilità di vedere storie, parlo anche come pubblico. Lo streaming non impedisce alle persone di andare al cinema. In un brevissimo futuro anzi penso che la sala riprenderà la sua centralità. Le piattaforme hanno fatto anche nascere attori sconosciuti e ci hanno fatto aprire ad un mercato più internazionale, a realtà e produzioni che altrimenti non avremmo potuto conoscere. Sapendo che verremo visti in 190 Paesi, non si può provare un brivido. Nel pensarla e metterla in scena abbiamo avuto bene in mente anche questo".