Non è ancora estate, ma il ritorno da Cannes e l'arrivo di giugno sono i primi passi verso la bella stagione. Una stagione che, tradizionalmente, non è assimilabile al cinema, almeno in Italia. Si avvicinano le arene estive, l'eco distante dei grandi blockbuster americani, che a volte ci arrivano in contemporanea e altre purtroppo no, le sale con l'area condizionata a cui il nostri compaesani preferiscono inspiegabilmente il caldo di una spiaggia assolata. Ci arriviamo con umore diverso da quello dello scorso anno: se il 2023 era l'anno della speranza, l'estate 2024 si presenta all'orizzonte con le nubi scure dell'ansia e della preoccupazione. Inizia giugno, mentre alle spalle ci lasciamo il peggior maggio cinematografico degli ultimi 15 anni. Sì, peggiore anche di quello del 2021 in pieno periodo pandemico, con un incasso totale che non arriva ai 25 milioni. Non basta, non può bastare, ma cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
La triste illusione dei mesi passati
Ci eravamo illusi? Eravamo stati ingenui, ottimisti, ma chi potrebbe darci torto? È passato meno di un anno dai botti dell'estate scorsa, con Barbie e Oppenheimer, che andavano a confermare un trend iniziato da Super Mario e proseguito fino a Natale con C'è ancora domani prima e i titoli delle feste poi, con Wonka e i miracoli di casa Lucky Red, da Il ragazzo e l'airone e Perfect Day. Ci eravamo illusi, sì, di esserci tirati fuori dalla palude degli anni della pandemia, ma i segnali erano, buoni ed evidenti. Non si trattava solo di pochi grandi titoli a catalizzate l'attenzione del pubblico davanti al solito vuoto di incassi, ma di una distribuzione maggiore anche nelle posizione più basse del podio del box office, indicazione chiara di un ritorno di fiamma per la sala. Perché, va detto subito in questa nostra analisi, i titoli c'erano in abbondanza ed erano forti. E poi cosa è successo?
L'impatto dello sciopero
Prima di tutto lo sciopero, o meglio gli scioperi, perché sono stati due ed entrambi con impatto sull'industria cinematografica americana: gli sceneggiatori, poi gli interpreti, si sono fermati per settimane che sono diventate mesi, portando a ritardi, rimandi e spostamenti in avanti sia di film già pronti che non avrebbero avuto il supporto promozionale delle loro star (come è stato il caso di Challengers di Luca Guadagnino, che avrebbe dovuto aprire Venezia 2023, o Dune - Parte 2, spostato da novembre a fine febbraio), sia di film le cui riprese sono rimaste in stand-by nel corso dello sciopero. Se le conseguenze sul botteghino autunnale e invernale è stato ampiamente mascherato dalla presenza di altrettanti titoli forti, e il caso più unico che raro di C'è ancora domani almeno nel nostro paese, i nodi stanno venendo al pettine ora: è vero che abbiamo avuto a primavera titoli previsti in precedenza, che paradossalmente avrebbe potuto aiutare a proseguire il trend positivo, ma è ugualmente vero che tanti altri film non sono ancora arrivati. Su tutti: il nuovo Mission: Impossibile, inizialmente previsto per questo giugno e rimandato al 2025.
Non è però l'unica spiegazione, non può esserlo. Perché è vero che abbiamo avuto nei mesi primaverili una carenza di film dal grande potenziale in termini di risposta del pubblico, ma è vero che anche quelli presenti hanno faticato e non poco. Al netto di Dune - Parte 2 e Kung Fu Panda 4, sono mancati film in grado di raggiungere una platea ampia, con tanti titoli con potenziale in termini di star o brand di riferimento, come lo stesso Challengers con Zendaya o Il regno del pianeta delle scimmie, che fermi su cifre inferiori alle aspettative. Per non parlare di Ghostbusters - Minaccia glaciale, vera delusione di aprile, e non per ultimo Furiosa: A Mad Max Saga, arrivato a maggio dopo il lancio di Cannes e incapace fin qui di trovare un suo pubblico sia in Italia che in USA.
La situazione americana
Perché i numeri sono impietosi da noi come oltreoceano. Forse ancor più in America, considerando che questo è il periodo in cui si avvia la stagione più ricca dell'anno, dal punto di vista cinematografico. Lì l'impatto dello sciopero è ancor più evidente e significativo perché stanno mancando grandi titoli a dominare ogni nuovo weekend: ecco quindi che l'incasso sotto le aspettative di Furiosa non viene compensato da un nuovo titolo arrivato a salvare la situazione, a conferma che serve tanto prodotto a tenere in piedi il sistema, ma che sia prodotto appetibile e di richiamo. Non mancano le uscite, sia da noi che negli States, ma stanno mancando alcuni titoli di primo piano in grado di fungere da traino per quegli spettatori (tanti, troppi) che si attivano solo quando annusano aria di evento. Come è accaduto per il Barbenheimer la scorsa estate, come è successo in Italia con il film di Paola Cortellesi e, in misura minore ma evidente, con titoli successivi come Il ragazzo e l'airone, Perfect Day o La zona d'interesse.
Cosa ci aspetta questa estate?
La sensazione, infatti, è che ora come ora anche alcuni dei titoli che hanno portato spettatori in sala lo scorso inverno non riuscirebbero a farlo. È questa la preoccupazione principale: che al netto di quei pochi cinefili che da soli non possono reggere il sistema, tutti gli altri stanno faticando a trovare quegli stimoli che sembravano essersi riaccesi fino a qualche mese fa. Bisogna interrogarsi sul motivo, oltre a mettere in piedi iniziative come Cinema in Festa a fungere a incentivo, ragionare e cercare di individuare cosa non sta funzionando e, perché no, anche analizzare ciò che invece ha funzionato per cercare di replicarlo.
È necessario, più di ogni altra cosa, credere nei film, dal primo all'ultimo, sostenerli, valorizzarli, raccontarli al pubblico. Ancora più necessario ora, alla soglia di un'estate in cui i grandi titoli non saranno tanti, al netto di Inside Out 2, Deadpool & Wolverine, Alien: Romulus e qualche altro potenziale Blockbuster in arrivo, e in cui lo sport la farà da padrone, dagli Europei di Calcio alle Olimpiadi.
La sensazione principale che ci assale parlando con amici e conoscenti meno addentro al mondo del cinema è che, di molti titoli, non sappiano nulla. Non solo ignorano la loro uscita, ma ignorano tutto ciò che che li riguarda. E se non si conosce, non si può desiderare di guardare un film piuttosto che un altro. Sta mancando la comunicazione? Forse sì, laddove le alternative alla sala sono molto brave a comunicare sia i loro brand che i singoli titoli, da Netflix a Prime Video, Disney+ e NOW, dove da qui ai prossimi mesi arriveranno Big come House of the Dragon 2 o Gli anelli del potere 2. Ma sta mancando anche la voglia di lasciarsi incuriosire da parte degli spettatori, quell'appetito per la novità che è tornato a spegnersi, creando un contesto in cui anche comunicare è più difficile. È evidente guardando i risultati dell'ultimo mese, a cui si arriva solo con un concorso di colpe: di chi i film li porta in sala, che dovrebbe sostenerli maggiormente, da chi li racconta nel quotidiano come noi. Da chi, alla fine, deve andarli a guardare nel buio di una sala.