Quando parliamo di Turchia e di cinema pensiamo sempre al cinema d'autore, a Fatih Akin (che in realtà è di nazionalità tedesca) e Nuri Bilge Ceylan, cineasti diventati artisti di livello globale grazie ai loro film che sono andari nei maggiori festival internazionali. Ma poco o niente sappiamo del cinema turco più popolare. Come, ad esempio, la commedia sentimentale. A farcela scoprire è Netflix che, come recita il claim ormai noto, ci fa vedere i film a disposizione in 190 paesi. Tra quei paesi ci siamo noi che così possiamo vedere una commedia Made in Turchia, cosa che nell'era pre-streaming difficilmente sarebbe capito. La recensione di In buone mani (Sen Yasamaya Bak in originale), il film di Ketche che, uscito in sordina e senza battage pubblicitario il 21 marzo, oggi è nella top ten dei film più visti in Italia questa settimana, parte da questa riflessione. In buone mani è una commedia sentimentale tra amore e malattia, un film gradevole, a cui non manca nulla. Forse un po' ingenuo e scontato, ma fresco e godibile.
L'uomo che sussurrava alle biciclette
Melisa (Asli Enver) è una madre single, la sua vita è il suo piccolo appartamento, il suo adorato bambino, il lavoro e un'amica del cuore. Fatos (Ezgi Senler), con cui condivide le proprie confidenze. È lei a dirle che avrebbe bisogno di trovare qualcuno, e le propone vari uomini trovati sui soliti profili di app di incontri. L'incontro, quello importante, però lo fa lei da sola, una mattina, in un bar. Lui è Firat (Kaan Urgancioglu), "l'uomo che sussurrava alle biciclette", un imprenditore di successo, che però sembra anche alquanto sgarbato. Ma si rivelerà tutt'altro, come spesso accade in film di questo tipo. Firat lega anche con Can, il figlio di Melisa. Ma Melisa è affetta da una malattia, e le restano cinque mesi di vita. Sì, di solito nei film dicono tre mesi. Ma qui è così.
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Tra Scelta d'amore e Sweet November
"Lo sappiamo fare anche noi", abbiamo detto quando abbiamo visto che potevamo fare una di quelle commedie sentimentali americane, con la malattia come ostacolo tra i due innamorati (era Sul più bello). Ma, ora possiamo dirlo, sanno farlo anche loro. In Turchia si può fare una buona commedia sentimentale, con quel tocco emotivo e doloroso che la malattia porta sempre in questo tipo di storie. Se il tema è un classico delle commedie americane (pensiamo a Scelta d'amore e Sweet November - Dolce novembre, senza contare i teen drama come Colpa delle stelle e A un metro da te), lo stile è forse più simile a certe commedie francesi, un po' sospese, un po' malinconiche, dove certi temi non sono mai trattati con un tono eccessivamente grave. Questo almeno per quanto riguarda la prima parte, mentre la seconda si avvicina più ai film americani.
Un film glocal
In Good Hands è uno di quei film che fanno capire bene la definizione di "glocal". È locale, scritto e prodotto in Turchia, ed è globale, in quanto la storia è universale, anzi riprende un archetipo, uno schema ben delineato quando parliamo di generi e sottogeneri del cinema mainstream. È un dramedy, si direbbe oggi. Il fatto può essere visto come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: da un film in arrivo dalla Turchia ci aspettiamo una maggiore aderenza a tradizioni e usanze locali, o che sia competitivo e all'altezza di altri prodotti tradizionali? A seconda di quelle che sono le vostre aspettative c'è la risposta a questa domanda. Per noi il fato che sia un film dal taglio internazionale è una cosa positiva.
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Colpi di scena
La Turchia è questa, è una nazione che fa parte dell'Europa, ma fa anche parte della cultura islamica, è un mondo in bilico tra occidente e oriente, tra modernità e tradizione. In un film come questo la bilancia pende verso questi primi aspetti. In buone mani è così, un film che, da un lato, si dimostra all'altezza, o quasi, delle commedie americane o francesi, dall'altro ha dunque il limite, proprio per questo, di non avere una grande originalità. Un colpo di scena, anzi due, a mezz'ora dalla fine, però, cambiano le carte in tavola, e assicurano qualche sorpresa a uno schema che sembrava prevedibile e prestabilito.
Volti inediti
Questo film in arrivo dalla Turchia è anche fatto di volti inediti, mai visti da noi. Sono dei volti che potrebbero essere italiani, eppure hanno un tocco leggermente esotico, qualcosa di intrigante. Asli Enver è la protagonista, una bellezza leggermente sfiorita ad arte per il ruolo, ma molto affascinante, fiera, intensa. Kaan Urgancioglu è una bellezza ruvida e credibile, lontana da tanti belli del cinema americano. Se si segue con un certo piacere questo film è anche grazie a loro. Le domande che si pone sono quelle di altri film: "perché far innamorare qualcuno se poi si è destinati a morire?". Ma c'è anche una delle spiegazioni più originali che abbiamo sentito sulla morte. La dice Firat al bambino Can. "Perché moriamo?" "Pensa a un film senza azione, vorresti continuare a guardarlo?" "No, sarebbe una noia".
Conclusioni
Nella recensione di In buone mani, film in arrivo dalla Turchia, vi abbiamo parlato di una commedia sentimentale tra amore e malattia, un film gradevole, a cui non manca nulla. Forse un po' ingenuo e scontato, ma fresco e godibile.
Perché ci piace
- Si tratta di una commedia sentimentale tra amore e malattia, in linea con quelle internazionali.
- I volti dei protagonisti sono per noi inediti, e molto efficaci.
- Alcuni colpi di scena donano qualche sorpresa....
Cosa non va
- ... a quella che è una storia piuttosto prevedibile, visto che si rifà a schemi noti