Recensione I Muppet (2011)

Struggente e poetico nel cavalcare l'onda nostalgica dei ricordi, scatenato e irresistibile quando si tratta di liberare la vena folle e surreale dei pupazzi, il film di James Bobin sancisce l'imperitura modernità delle creature di Jim Henson.

Impara a fischiettar

Gary e Walter sono fratelli, ma sono diversissimi fra loro. Il primo è un giovane uomo molto alto e dolce, innamorato della sua Mary, maestra elementare adorata dagli alunni. Il secondo è decisamente un Muppet, anche se ancora non lo sa. Cresciuto idolatrando Kermit, Miss Piggy e tutti gli altri, sogna di vederli dal vivo almeno una volta e dimostrargli tutto l'affetto possibile. L'occasione arriva dal viaggio a Los Angeles organizzato da Gary per festeggiare l'anniversario di fidanzamento con Mary, vacanza che il ragazzone estende anche al fratellino. Giunti nella città degli angeli la realtà appare subito dura. Gli studios dei Muppets sono ormai allo sfascio e tutti hanno preso altre strade. Gonzo lavora in una fabbrica di ceramiche, Fozzy tenta di restare uno show bear ma con esiti disastrosi; Animal è finito in una clinica per disintossicarsi dalla rabbia, ammansito da Jack Black. Sam l'aquila conduce il tg, la Dr. Teeth and the Electric Mayhem band suona nelle metro, e il Dr. Bunsen Honeydew fa ancora lo scienziato, mentre Miss Piggy se ne sta in Francia a dirigere Vogue con la stessa acconciatura di Anna Wintour. Come se non bastasse, sotto gli studi è stato trovato del petrolio che fa gola al malvagio affarista Tex Richman, deciso a radere tutto al suolo per estrarre l'oro nero. Solo i Muppets, tornati finalmente insieme grazie alla testardaggine di Walter, possono fermare i propositi di Richman, guadagnando 10 milioni di dollari per ricomprare la loro vecchia 'casa'. Organizzano il telethon del secolo, ma ci vogliono un network che ospiti lo show, un conduttore famoso, un pubblico che li ami ancora e un pizzico di fortuna.


Dopo sei lungometraggi per il grande schermo, il primo datato 1979, le marionette più celebri della storia della televisione ritornano al cinema con I Muppet, diretto dal creatore del Da Ali G show, James Bobin. Il progetto di un film che accendesse nuovamente i riflettori su Kermit al rana e i suoi amici risale al 2008, quando Jason Segel e Nicholas Stoller buttano giù un'idea che presentano alla Disney. Se il primo si è ritagliato anche il ruolo da protagonista, il secondo si è limitato a mettere la firma sulla sceneggiatura, cedendo il comando al suo collega inglese. Il risultato di questa collaborazione è una commedia deliziosamente infantile, ma non zuccherosa; che mostra la sua forte morale di fondo senza mai prendersi troppo sul serio. Per andare da Los Angeles a Parigi si viaggia sulla mappa (si fa molto prima) e sono gli stessi personaggi a chiedere l'uso del montaggio per velocizzare le operazioni di raccolta Muppet. La struttura narrativa è salda, ovvero il racconto del recupero di tutti pezzi di una band, chiamati a salvare la propria storia, come se fossero dei novelli Blues Brothers e il regista la trasforma in fiaba; un percorso leggero e divertito che svela però qualcosa di profondo sulla scoperta di sé stessi, sul mondo a cui si appartiene e sulle scelte che si devono fare per crescere e trovare una propria identità, tema che si esplica nel rapporto tra i due fratelli, ognuno con la sua crisi da superare.

Tutto è all'insegna di una gioia esibita all'ennesima potenza ma sincera. Quando i protagonisti cantano Everything Is Perfect ci credono sul serio e tanto basta per siglare un patto tacito con gli spettatori; da quel momento, bando alla malinconia, via libera al divertimento. Si dimenticano per un attimo le brutture della vita e si procede spediti verso un mondo di favola. Dove altrimenti una classe elementare recrimina per l'inizio delle vacanze di primavera e gioisce al solo pensiero che due settimane dopo la scuola sarebbe ricominciata? Se a questo si uniscono due protagonisti con il giusto physique du rôle , sognante e disneyana Amy Adams, impacciato e romantico Segel, e una vagonata di ospiti d'onore, da Mickey Rooney ad Alan Arkin, passando per Zach Galifianakis e Emily Blunt, solo per citarne alcuni, allora si capisce che l'incantesimo si è davvero compiuto. Il film funziona come musical, impreziosito da brani orecchiabili, uno dei quali, Man or Muppet, cantato anche da Jim Parsons (l'alter ego umano di Walter, in una delle sequenze più divertenti del film) ha ottenuto anche la candidatura all'Oscar come miglior canzone originale e come velata critica ad un mondo televisivo sempre più sovrastato dal cinismo. Il resto lo fanno loro, i Muppets, Kermit e Piggy in testa, con le loro schermaglie amorose, i numeri musicali e il desiderio (e la certezza) di non essere dimenticati, dal pubblico di oggi, assuefatto a programmi violenti e improponibili e da quello di ieri, ragazzini ormai cresciuti, diventati a loro volta dei genitori. Struggente e poetico nel cavalcare l'onda nostalgica dei ricordi, scatenato e irresistibile quando si tratta di liberare la vena folle e surreale dei pupazzi, il film di James Bobin trova un efficace equilibrio tra vecchio e nuovo e sancisce la definitiva, imperitura, modernità delle creature di Jim Henson, in grado di rileggere con grazia i Nirvana (cameo epico di David Grohl) e di spolverare pezzi di antiquariato come l'adorabile robottino maggiordomo, incrocio tra Numero 5 di Corto Circuito e WALL*E. E se Molly Ringwald non risponde più alle telefonate, si può sempre provare con Selena Gomez.

Movieplayer.it

3.0/5