Imbucati di tutto il mondo, sposatevi!
Giunta dalle nostre parti, sulla scia del recente successo americano, arriva nelle sale la commedia Wedding Crashers (fantasiosamente ribattezzata 2 single a nozze), ovvero la storia di John Beckwith (Owen Wilson) e Jeremy Grey (Vince Vaughn), due ultratrentenni mediatori di divorzi con la passione dei matrimoni. Simpatici, benestanti e piacenti, i due guasconi amici per la pelle davvero non se ne risparmiano nessuna di cerimonia nuziale, tanto da diventare sempre il fulcro di ogni matrimonio, con inevitabile fornicazione post pranzo, vista la numerosissima presenza di splendide ragazze inebriate dall'atmosfera romantica. Purtroppo lo spasso e l'inganno non possono durare in eterno e al matrimonio del Segretario del Tesoro William Cleary (un sornione Christopher Walken) arriverà il momento in cui i due dovranno fare i conti con loro stessi e con l'amore.
Ebbene si, non lo si può negare, ci si aspettava un pochino di più dalla commedia diretta da David Dobkin, se non altro per le buone possibilità che l'ottimo cast tecnico e artistico metteva a disposizione. Wedding Crashers invece fornisce, a dispetto degli ottimi numeri al box-office, un ulteriore triste conferma della crisi qualitativa e contenutistica di uno dei generi principi del sistema hollywoodiano. Che sia una crisi profonda o un adeguamento ai nostri tempi, come molti un po' cinicamente asseriscono, è indubbia l' attuale tendenza a costruire commedie che si rifiutano di avere uno sguardo sulla realtà, preferendo adagiarsi su qualche buon momento scritto a tavolino per ottenere delle certe e rassicuranti risate, a ritmo di siparietti grotteschi triti e ritriti (a proposito, qualcuno avrà, in tempi brevi, il coraggio di eliminare una competizione agonistica interfamiliare, che sia la pallavolo, il baseball o il football da uno di questi film?), musiche ridondanti e moralizzazione sotterranea.
In piena aderenza con quanto espresso, 2 single a nozze procede per accumulo di gag più o meno divertenti evidenziando gravi debolezze nella narrazione oltre a interminabili lungaggini, decisamente snervanti. Quello che ne esce fuori è un prodotto anonimo e noiosetto, che rinuncia anche alla minima caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni e che privo di una vera e propria spina dorsale si suicida sterzando bruscamente verso la commedia romantica, affidando l'intero potenziale emozionale di tale scelta agli splendidi occhioni da innamoramento istantaneo di Rachel McAdams. La nuova, interessante scoperta del cinema americano se la cava come meglio può arrivando anche a rappresentare probabilmente il motivo di maggiore interesse del film (almeno per lo spettatore cromosomato xy) ma per i miracoli pare non sia ancora attrezzata e finisce anche lei per naufragare insieme al suo amato Owen Wilson, anche lui indeciso tra i toni grotteschi e quelli più zuccherosi di un film privo di identità.