Non possiamo non cominciare questa recensione di I'm your woman con una considerazione frivola: Rachel Brosnahan sembra nata per indossare abiti di un'altra epoca. Così come nella serie tv che l'ha resa celebre in tutto il mondo, The Marvelous Mrs. Maisel (da noi La fantastica signora Maisel, per cui ha vinto due Golden Globe), è perfettamente a suo agio in completi e acconciature anni '50, in questo film ambientato negli anni '70 è splendida con capelli biondi e occhiali da sole giganti. La vediamo così nei primi minuti del film diretto da Julia Hart, nel ruolo di Jean, casalinga apparentemente non disperata.
Il marito Eddie (Bill Heck) si presenta improvvisamente con un neonato. I due non possono avere figli e quindi l'uomo ha pensato bene di procurargliene uno. Prendere un bambino altrui non è l'unica cosa di cui si è impossessato illegalmente: Eddie è un criminale, che ha appena fregato il suo socio. Costretto a fuggire, lascia Jean con il bambino, una scatola piena di banconote e una guardia del corpo, Cal (Arinze Kene), incaricato di proteggerla dagli scagnozzi del partner imbrogliato. A questo punto, in un classico film noir thriller, la moglie o la famiglia del criminale protagonista verrebbero messi da parte, portati in un luogo sicuro, chiusi da qualche parte e dimenticati, per poi essere ritirati fuori come merce di scambio per ricattare o motivare l'uomo protagonista. Non in I'm your woman: nel film di Julia Hart, disponibile su Amazon Prime Video dall'undici dicembre, è proprio Jean a diventare, suo malgrado, la protagonista. Inutile dire che i bei vestiti e la messa in piega perfetti delle prime immagini diventano molto presto un bel ricordo.
I'm your woman: Julia Hart nel segno di Michael Mann
Se Jean un istante prima viveva in una sorta di gabbia dorata, circondata da carta da parati colorata, senza nessuna preoccupazione, contenta di non dover cucinare più di un uovo e fintamente estranea agli affari loschi del marito, quello dopo si trova costretta a prendere in mano la propria vita. Il fatto di essere stata sempre sotto una campana di vetro, addirittura disincentivata dal marito perfino a guidare la macchina, non la aiuta: fuori c'è un mondo duro e spietato, in cui se una donna è al volante e un uomo di colore è sul sedile posteriore i poliziotti si insospettiscono immediatamente. In più si ritrova a fare da madre a un figlio non suo. Lo strano nucleo familiare formato da questi tre è un bersaglio mobile: tra tutori della legge e criminali non si sa chi è il più desideroso di ammanettarli, inseguirli, colpirli.
Tra splendide auto d'epoca e una colonna sonora trascinante, a Jean e Cal non resta che abbandonarsi alla musica in un diner da due soldi, cantando come un mantra (You Make Me Feel Like) A Natural Woman di Aretha Franklin, che diventa un urlo liberatorio, un voler diventare padroni di una vita che altri hanno già scritto per loro. Lui uomo di colore e lei donna sono travolti dagli eventi fino a quando non decidono di prendere in mano il loro destino. Un momento che ricorda quelli in cui nei film di Michael Mann il protagonista ha una rivelazione, un'epifania: non è un caso, anche perché l'autore è la principale ispirazione della regista Julia Hart, che proprio da una battuta ("I'm your woman and you'e my man") di Strade violente (titolo originale Thief, esordio di Mann) ha ricavato il titolo della sua quarta pellicola. E dedicato un ringraziamento speciale nei titoli di coda. Scritto insieme al marito Jordan Horowitz, sceneggiatore e produttore (tra le sue creature c'è anche La La Land: sì, è proprio lui che, sul palco degli Oscar 2017, ha avuto l'ingrato compito di dire a tutto il mondo che a essere premiato come miglior film era Moonlight e non il musical di Damien Chazelle), I'm Your Woman è un viaggio alla scoperta di sé, in cui a ogni bivio la protagonista acquista sempre maggiore consapevolezza. Con gli inseguimenti e gli spari.
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Rachel Brosnahan è straordinaria
Luccicante in discoteca, con la fronte ricoperta di sudore al volante di un'auto, o devastata e bagnata dalla pioggia in una lavanderia, Rachel Brosnahan nel ruolo di Jean è straordinaria: si merita ogni nomination possibile per questa interpretazione con cui ha dimostrato di possedere un range espressivo vastissimo. I tempi comici perfetti di La fantastica signora Maisel qui sono sostituiti da una recitazione che va in sottrazione, comunicando tutto con il minimo movimento, redendo letteralmente visibile cosa sta passando nella mente del personaggio. Alla sua Jean viene detto di "abituarsi al peso" di una pistola: il peso di sparare e quello di decidere per sé. In questo senso è fondamentale il rapporto con Teri, moglie di Cal, che, in quanto donna di colore ha da tempo imparato a vivere aspettandosi sempre il peggio dal prossimo. Vedere insieme queste due attrici è un piacere.
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Forse spinta anche dall'istinto di protezione che ha sviluppato in fretta verso il bambino, Jean capisce cosa voglia dire essere madre, essere donna, essere un adulto che deve assumersi le proprie responsabilità. Al contrario del marito: una figura evanescente, quasi un fantasma, il cui peso si sente nelle conseguenze delle sue azioni, che lasciano una scia di sangue e disperazione. C'è tanto in I'm your woman e Julia Hart si prende tutto il tempo necessario per far sedimentare ogni argomento che le sta a cuore: le scene sono dilatate, quasi a seguire il respiro dei protagonisti. Come in Drive di Nicolas Winding Refn, quello che in apparenza può sembrare un thriller pieno d'azione, macchine ribaltate e scene di lotta, elementi che non mancano, diventa un viaggio della mente, creando un senso di straniamento che ne aumenta il fascino.
Inseguita, ingannata, picchiata, Jean trova la forza dentro di sé e nella solidarietà delle altre donne: che conoscono, chi più chi meno, la sua stessa sofferenza. E se la gentilezza di un'estranea in una lavanderia a gettoni le salva lo spirito, sarà la sua ostinazione nel non volersi arrendere a salvarle la vita. L'importante è che, come le dice qualcuno, non si volti. Perché una volta che abbiamo raggiunto la consapevolezza non si può tornare indietro: bisogna continuare a lottare.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di I'm your woman, il film di Julia Hart è un thriller che omaggia il cinema di Michael Mann e costruisce, grazie anche all'incredibile prova di Rachel Brosnahan, una lotta per la sopravvivenza che diventa un viaggio interiore alla ricerca della consapevolezza di sé.
Perché ci piace
- La straordinaria prova di Rachel Brosnahan, che regge tutto il film su di sé.
- I bravissimi co-protagonisti Arinzé Kene e soprattutto Marsha Stephanie Blake.
- La colonna sonora e i costumi d'epoca.
- Il ritmo dilatato del film, che segue l'evoluzione dei personaggi.
Cosa non va
- Se ci si aspetta un thriller dal ritmo serrato si potrebbe rimanere spiazzati.