Il cinema e la letteratura sono strumenti fondamentali contro l'oblio. Per perpetrare il ricordo dei crimini commessi dalla dittatura brasiliana negli anni '70, il regista Walter Salles ha scelto di portare sullo schermo il libro autobiografico di Marcelo Rubens Paiva che ricostruisce la storia della sua famiglia dopo la scomparsa del padre Rubens, ex deputato del Partito Laburista, fatto sparire dall'esercito nel 1971 per via dei suoi legami con i Comunisti. Marcelo, all'epoca appena undicenne, ha raccontato una vicenda di cui all'epoca comprendeva ben poco, visto che la madre Eunice aveva scelto di proteggere i cinque figli nascondendogli la morte del padre.
Ed è proprio il punto di vista di Eunice, interpretata da una Fernanda Torres in stato di grazia, quello a cui aderisce Salles raccontando l'incredibile forza d'animo di una donna che deve ricostruire i cocci di una famiglia mutilata dopo essere rimasta sola con cinque figli. Oltre a essere un film politico, I'm Still Here è uno straordinario ritratto al femminile. La Eunice di Torres è una madre affettuosa e comprensiva, una moglie devota che vive il dramma della persecuzione con coraggio e dignità, tenendo testa all'esercito e anteponendo la serenità dei figli al suo dolore. La sua vicenda e quella del marito ricalcano quelle di tanti altri desaparecidos, ma è la sua reazione agli odiosi crimini della dittatura a rendere il film davvero speciale.
A tu per tu coi personaggi
Caratterizzato da una narrazione classica, ma efficace e attenta ai dettagli, I'm Still Here si apre nel 1971 a Rio De Janeiro, dove i Paiva vivono un'esistenza vivace e piena di affetto. La grande casa di famiglia, a pochi passi dalla spiaggia, è costantemente popolata da amici di ogni età e perfino un cagnolino abbandonato viene accolto con entusiasmo e prontamente ribattezzato col nome del fidanzato di una delle figlie.
A turbare questo piccolo eden domestico interviene l'ombra della dittatura brasiliana, dapprima strisciante, che si fa più invadente man mano che la storia avanza. Vera, la figlia maggiore, viene perquisita mentre si trova in auto con gli amici, a casa cominciano a arrivare strane telefonate e l'amico libraio di Rubens decide di chiudere l'attività e trasferirsi con la famiglia a Londra, portando Vera con sé per allontanarla dal pericolo. L'invito all'ex deputato a seguirli cade, però, nel vuoto. Rubens prosegue nella sua attività clandestina di sostegno ai militanti di sinistra finché un giorno l'esercito bussa alla sua porta.
Un film classico, ma toccante
Cronaca di un rapimento annunciato, dopo aver introdotto la famiglia Paiva I'm Still Here mostra una prima parte, punteggiata dai segnali che presagiscono il pericolo imminente fino al climax, che coincide col rapimento di Rubens, seguito da quello della moglie e della figlia che, per fortuna, vengono rilasciate in breve tempo. La seconda parte del film si concentra sulle reazioni dei vari membri alla scomparsa del padre, coi figli piccoli ignari di cosa stia realmente accadendo e le figlie grandi vicine al dramma della madre.
Niente di nuovo sotto il sole. Il tema dei disaparecidos è stato ormai ampiamente affrontato da cineasti sudamericani e non, ma l'approccio con cui Walter Salles si avvicina alla storia dei personaggi, raccontandoli a tutto tondo e non solo come vittime della dittatura, dona ad I'm Still Here un sapore speciale. A fine visione ciò che resta nella mente del pubblico è la vivacità di un gruppo di adolescenti cresciuti in una casa piena d'amore e di stimoli culturali che guardano al mondo con curiosità e fiducia nonostante la terribile ingiustizia che sono costretti a subire. Nel finale lo sguardo perso di un'anziana Eunice, che ha ora il volto dell'icona Fernanda Montenegro, attrice monumento del cinema brasiliano nonché madre di Fernanda Torres, ha un sussulto alla vista di una vecchia foto del marito comparsa in tv. Tocchi come questo ribadiscono il talento di Walter Salles nel rappresentare ritratti di toccante umanità ed è davvero difficile trattenere le lacrime mentre le foto dei veri membri della famiglia Paiva scorrono sui titoli di coda.
Conclusioni
Walter Salles torna a denunciare gli orrori della dittatura brasiliana attraverso una storia di dignità e coraggio di una madre, partendo dal libro autobiografico di Marcelo Rubens Paiva. Il risultato è un film classico, ma commovente che ci regala uno straordinario ritratto al femminile di una donna rimasta sola a proteggere i figli dopo il rapimento del marito, attivista di sinistra.
Perché ci piace
- Uno straordinario ritratto al femminile di una madre, interpretato da Fernanda Torres che affronta la persecuzione della dittatura con dignità e coraggio.
- La storia dei desaparecidos è ormai nota, ma il film offre un punto di vista inedito brillando per umanità.
- Il ritratto familiare dei Paiva tocca il cuore e commuove.
Cosa non va
- Il doppio finale non aggiunge poi molto a ciò che lo spettatore ha visto fino a questo momento.