"Che cosa hai fatto, mamma?". Una bambina, dallo sguardo freddo, impersonale, si rivolge a suoi genitori. Poco prima li avevamo visti preparare zaini e bagagli, e tutto l'occorrente per una fuga. Ma la bambina, anfibi ai piedi, capelli pettinati in un'acconciatura di una perfezione inquietante, si para davanti a loro. È l'inizio della serie che vi raccontiamo nella recensione de Il villaggio dei Dannati, la nuova serie Sky Original rivisitazione moderna e oscura dell'omonimo classico di fantascienza di John Wyndham, in onda da venerdì 17 giugno su Sky Atlantic e in streaming su NOW. È una serie che vive di tinte cupe e di un incedere ipnotico, che costruisce bene i personaggi e la suspense, e che sembra figlia di certi B Movie anni Ottanta.
Il posto ideale dove far crescere i figli
Con un balzo indietro nel tempo, ci troviamo a cinque anni prima. Ritroviamo la coppia in questione (Keeley Hawes e Max Beesley) nel momento in cui arrivano nel posto dove hanno deciso di mettere su casa, una piccola città inglese di pendolari, Midwich, il "posto ideale dove far crescere i figli", come recita l'articolo di un giornale che vediamo affisso nell'agenzia immobiliare del luogo. Accanto a loro vediamo altri personaggi arrivare in città. Ma, all'improvviso, cominciano ad arrivare degli strani segnali, dei cali di tensione, dei black out seguiti da impulsi casuali, imprevedibili. Radio e televisione cominciano a registrare delle interferenze, i semafori vanno in tilt. Gli animali cominciano a sentire qualcosa. Qualcosa fuori dal normale sta per accadere. All'improvviso tutti, esseri umani e animali, cominciano a cadere a terra.
Una storia, tante storie
Il villaggio dei dannati trova il modo giusto per raccontare questa storia. Prima di tutto parte da lontano, e prova a raccontare le motivazioni dei personaggi. La coppia in questione sembra aver avuto dei problemi in città, e vuole iniziare una nuova vita in questa cittadina. Ognuno ha la sua storia, ognuno i suoi problemi personali. Una donna incinta riceve una visita dalla sua sorella, che è stata lasciata dal fidanzato e ha dei problemi di alcool. Una psicologa, che aiuta i bambini, ha una figlia problematica con problemi di tossicodipendenza, e prova ad avere una sua vita sentimentale. Un politico e la sua assistente, diventati amanti, si vedono di nascosto. Attorno ai due protagonisti principali, insomma, gira un affresco di varia umanità.
Un certo cinema di serie B anni Ottanta
Ne Il villaggio dei dannati tutto è disegnato con una palette di colori tenue, monotona, che inizia già a instillare in noi un senso di disagio, e di presagio di qualcosa di oscuro che sta per avvenire. Mentre segue i personaggi, la regia stacca sui cieli nuvolosi, sui fili dell'alta tensione, sulle antenne sui tetti delle case. Il villaggio dei dannati è una metafora della paura della genitorialità, di quella paura recondita che i nostri figli diventino qualcosa di molto lontano da quello che pensiamo noi. È una serie che ha il pregio di saper volare basso, di voler raccontare una storia nel modo migliore, con semplicità. Ma anche con immagini intense, come quella dei cavalli che corrono liberi per le strade. È un prodotto figlio di un certo cinema di serie B anni Ottanta. Ma non è un difetto: è una serie diretta, senza fronzoli, che va dritta al punto. È una serie a cui va dato il tempo di crescere. Datele tempo. E vi farà venire i brividi.
Conclusioni
Nella recensione de Il villaggio dei dannati, rivisitazione del classico di fantascienza di John Wyndham, vi abbiamo parlato di una serie che vive di tinte cupe e di un incedere ipnotico, che costruisce bene i personaggi e la suspense, e che sembra figlia di certi B Movie anni Ottanta.
Perché ci piace
- La storia, un classico della fantascienza, è molto forte.
- L'atmosfera di suspense è creata bene grazie all'uso delle inquadrature e della fotografia.
- I personaggi sono costruiti molto bene...
Cosa non va
- ...anche se alcuni attori ci sembrano piuttosto anonimi.