St. Andrews, Scozia, ottobre 2006: i governi di Gran Bretagna e Irlanda danno il via a una trattativa con cui sperano di poter risolvere in modo pacifico la situazione politica dell'Irlanda del Nord. Per far sì che tutto ciò accada sarebbe necessario che i due leader politici degli opposti partiti nordirlandesi, Ian Paisley (Timothy Spall), carismatico predicatore protestante, e Martin McGuinness (Colm Meaney), capo dell'IRA, accettino finalmente un confronto a lungo rimandato: l'occasione è il festeggiamento delle nozze d'oro di Paisley: durante il viaggio a Belfast, il reverendo si trova faccia a faccia con McGuinness, scoprendo l'uomo dietro l'avversario politico.
Dopo questa esperienza singolare, i due, acerrimi nemici da sempre, hanno instaurato un'insospettabile amicizia, che ha cambiato la storia, portando l'Irlanda del Nord a un periodo di pace. Il racconto di quell'esperienza incredibile è ora un film, Il viaggio, diretto da Nick Hamm, presentato alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia e ora nelle sale italiane dal 30 marzo. Proprio a Lido abbiamo incontrato i due splendidi protagonisti, Timothy Spall e Colm Meaney, che ci hanno parlato del vero e proprio incontro di boxe verbale che è stato interpretare i due politici.
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Paisley e McGuinness come Orson Welles ed Ed Wood
Il finale del film mi ha ricordato quello di Ed Wood (1994) di Tim Burton, in cui Orson Welles ed Ed Wood sono due persone totalmente diverse ma scoprono di avere la stessa idea di cinema: sono così anche i vostri personaggi? Le loro ideologie sono diverse ma nella sostanza sono molti simili, tanto da poter essere amici?
Timothy Spall: Il mio personaggio ha una visione forte e opposta del mondo, ha un'idea precisa di come si dovrebbe governare quella parte del mondo, ha un'etica diversa, non scende a compromessi: credo che questo sia il punto che li accomuna, il fatto che siano così saldi nelle loro posizioni, anche se non le condividono.
Colm Meaney: Sono completamente d'accordo: sono così trincerati dietro le loro convinzioni che finiscono per rispettarsi per questo, li unisce la dedizione alla propria causa, anche se sono in totale disaccordo.
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Un'interpretazione sul ring
Il regista ha detto che ha immaginato il film come un incontro di pugilato: il set è diventato turbolento a un certo punto? Vi siete dati qualche pugno?
CM: No, non siamo mai arrivati alle mani.
TS: Il linguaggio è già abbastanza violento. Le parole sono più potenti di qualsiasi pugno, quindi non c'è stato bisogno di violenza fisica. Ci siamo trovati molto bene, non c'è stata violenza fisica sul set. La sceneggiatura è molto buona, è pregna di pensieri forti, sentimenti contrastanti e risentimento da parte di entrambi.
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L'importanza della comunicazione
Credete sia fondamentale che i politici siano i primi a cercare di comunicare tra loro? Oggi la società può contare su una tecnologia più avanzata, ma la comunicazione resta cruciale e non spesso efficace.
CM: Certamente, è uno dei messaggi del film: queste persone si conoscono ma non si capiscono per niente. È solo grazie a questo breve periodo passato insieme che cominciano a farlo. Per me è stato lo stesso come attore: sapevo chi fosse il reverendo Ian Paisley per tutta la mia vita, sono sempre stato contrario a tutto quello che diceva, ma in certi momenti, recitando insieme delle scene, ho intravisto i motivi che lo spingevano ad agire così, l'ho capito meglio, scoprendomi più comprensivo nei suoi riguardi. È stato Tim a farmelo scoprire, non Paisley stesso: una cosa straordinaria.
TS: Con l'uso di massa dei social media oggi c'è una quantità enorme di informazioni e spesso le persone reagiscono istintivamente e immediatamente alle cose senza pensare. Credo che, anche se il fatto di avere tutte queste informazioni sia fantastico, dobbiamo stare attenti a non incrementare l'intolleranza, perché le persone esprimono i propri sentimenti senza riflettere. Non uso Twitter o simili ma so che la gente dà opinioni molto forti, a volte esprimendo sentimenti ostili verso gli altri. Spesso le persone reagiscono a cosa credono di aver sentito, piuttosto che a quello che una persona ha realmente detto. Dobbiamo stare attenti: scegliere di sentire solo una parte di quello che una persona ha detto e basare tutto su quella cosa in particolare può essere pericoloso. Bisogna capire bene quello che si è sentito e poi reagire, in modo da rendere sempre più piccolo il divario della comunicazione. Solo in questo modo la società può diventare più civile.
CM: Oggi sembriamo andare nella direzione opposta: ci si aspetterebbe che, con tutta questa tecnologia e informazione, la gente si aprisse di più, ma non è così. Siamo manipolati dalla tecnologia: se cerco su internet un hotel a Timbuktu cominciano ad apparirmi le pubblicità di altri 18 hotel, se leggi un articolo su un sito ti suggeriscono decine di altri articoli simili. La tecnologia sembra suggerirti cosa leggere e fare, incanalandoti su idee simili: le persone sono quindi sempre più convinte dei propri pregiudizi, anche per colpa dell'informazione e dei giornali.
TS: In questo film i protagonisti hanno posizioni opposte e si confrontano: hanno la possibilità di fare qualcosa di realmente importante per la società e lo fanno parlandosi. Ognuno odia le posizioni dell'altro ma ne prende atto. Si dicono: ti odio, ma ti capisco. È molto diverso dall'odiarsi e basta senza capirsi. Odiarsi ma capirsi è già un grande passo avanti.