Salvatore Toti Bellastella (Sergio Castellitto, un cognome che dice tutto) è una star del foro: ha la presenza scenica giusta, la moglie giusta, teatralità innata e pelo sullo stomaco. Una combinazione vincente. Il suo studente migliore invece, Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi, un altro nome che dice già tutto), è ligio al dovere, studia e rispetta le regole: un'anima candida in un mondo duro e spietato. Ecco perché quando il suo "divino professore" gli chiede di comprargli il pesce fresco, cucinarlo e contemporaneamente di allacciargli le scarpe non si tira mai indietro.
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Esce il 19 aprile nelle sale italiane, distribuito da Vision Distribution, Il tuttofare, film d'esordio di Valerio Attanasio, già sceneggiatore del primo Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, commedia tragicomica sull'Italia di oggi, in cui la vecchia generazione, che ha banchettato per anni a discapito delle sorti di questo paese, è ancora attaccata in modo viscerale alla poltrona e sta letteralmente rubando il futuro ai giovani, ridotti ormai a "schiavi" pur di lavorare, costretti a fare decine di mansioni diverse pur di sperare in una pensione (che comunque non vedranno mai).
Mettendo insieme una coppia strepitosa, il decano Castellitto e l'emergente Poggi, Attanasio realizza una delle commedie più divertenti, e amare, viste negli ultimi tempi, in cui la fisicità dei protagonisti - ora impegnati in momenti da commedia slapstick, ora in scene d'azione da film thriller (c'è anche una citazione di Intrigo internazionale) - è il punto di forza. Ottimi anche tutti i comprimari: da Elena Sofia Ricci, che interpreta la ricchissima moglie dell'avvocato Bellastella, una iena in abiti firmati, ai camei di Alberto Di Stasio e Roberta Fiorentini (ovvero Sergio e Itala di Boris, che il film ha ben presente).
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Il futuro è incerto per tutti
Abbiamo incontrato il magico duo Castellitto-Poggi a Roma, all'anteprima di Il tuttofare e, citando una frase del film, che dice: "Ormai con la crisi del cinema questi giovani attori te li tirano appresso", gli abbiamo se sia una grande metafora dell'Italia intera: "È vero: ci sono tanti miei amici molto competenti e bravi che stanno a spasso" ci ha detto Poggi, proseguendo: "li vedo giornalmente. Ero così anche io." Per Castellitto invece: "L'attore è un precario. Lo è anche quando è di successo, perché non gli viene garantito di per sé il prossimo film o il prossimo spettacolo. La condizione dell'artista è quella di essere un precario: si sta sempre sul ciglio di un baratro o di una grandissima occasione. Ci sono molti attori che faticano, così come tanti operai e idraulici. Il discorso è molto complesso. La nostra condizione è per certi versi estrema perché dobbiamo avere a che fare con il talento: l'attore non ha diritto, di per sé, a lavorare."
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"La ristorazione è l'unica cosa seria in Italia"
"Alla fine l'unica cosa seria in Italia. è la ristorazione" cantavano gli Elio e le Storie Tese e si diceva anche in Boris (sì, ancora lei), forse il prodotto di intrattenimento italiano che, negli ultimi dieci anni, ha detto più cose vere su questo paese di qualsiasi altro. Anche in Il tuttofare questo tema torna prepotentemente, tanto è vero che Antonio fa più da cuoco che da assistente all'avvocato Bellastella: "Uno dei motivi per cui siamo famosi al mondo è il cibo e la cucina." conferma Castellitto, spiegando meglio: "Il cibo è importante perché è erotico, è sensuale, è uno dei pochi sensi che ancora riusciamo a goderci: dall'hamburger a un euro a chi si può permettere le tre stelle. È consolatorio e l'entertainment deve essere anche consolatorio, oltre che intrigante e pensieroso, il cibo diventa un bell'intrattenimento."
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