Avevamo visto le prime immagini di un duello tra il personaggio interpretato dal carismatico Pedro Pascal, Oberyn Martell, e il nerboruto Gregor Clegane (Hafþór Júlíus Björnsson) già nei promo dello scorso inverno; la sensazione era che sarebbe stato uno dei momenti cardine di questa quarta stagione de Il trono di spade, e così è stato. Una tensione quesi insostenibile costruita tramite un altro immenso monologo di Tyrion, e a, seguire, quella che è probabilmente una delle scene di combattimento più belle mai girate, con un finale che è un colpo durissimo, grazie alla costruzione della sequenza in sé, ma soprattutto grazie al lavoro formidabile fatto sul personaggio di Pascal, in fondo protagonista solo di un pugno di episodi, ma che ha saputo (come nelle Cronache di Martin, d'altronde) conquistarsi le simpatie e il tifo spontaneo del pubblico dello show HBO.
Ma andiamo con ordine: La vipera e la montagna (The Mountain and the Viper) è molto più della sua sequenza finale. E' un episodio strutturato con sapienza, per alternare i momenti di raccordo a quelli più significativi, dividendosi in maniera bilanciata tra vari scenari, e si apre con una scena diretta con la stessa incalzante energia e la stessa magnifica lucidità del duello finale, quella dell'attacco dei Bruti guidati da Tormund e Styr a Città della Talpa, il primo centro abitato a sud della Barriera, non lontano da Castello Nero; l'unica sopravvissuta all'eccidio, la giovane Gilly, si riunirà di certo con il suo Sam, che sta piangendo per morti sia lei che il suo figlioccio, e c'è da giurare che la ragazza racconterà che è stata Ygritte a risparmiarla, acuendo i sensi di colpa di Jon Snow.
Il Nord, la Valle e l'arena
Ma a Nord non ci sono solo i nostri Guardiani della Notte in attesa di essere attaccati su due fronti (sarà materia per il prossimo episodio, The Watchers on the Wall): un'altra mianccia per Jon Snow, infatti, è rappresentata dalle forze dei Bolton di Forte Terrore, che stringono la loro pesa sul Nord strappando, con la collaborazione di Reek/Theon, la fortezza di Moat Cailin agli uomini delle Isole di Ferro. E per premiare il figlio bastardo per l'ottimo lavoro, Lord Roose gli offre ciò che Ramsay ha sempre desiderato, la legittimazione: ora, se Ramsay Snow può essere legittimato, lo stesso può accadere a Jon Snow, che ha il sangue degli Stark, la famiglia che in cui il Nord si riconosce. Robb è morto, Bran e Rickon sono creduti tali, nessuno ha l'autorità per un simile atto, quindi questa non è una preoccupazione impellente per i Bolton, ma c'è da attendersi che in futuro tornino a rivolgere verso la Barriera la loro attenzione dopo il fallimento della missione di Locke.
L'erede "ufficiale" di Grande Inverno, intanto, è cresciuta. Avevamo detto, commentando l'episodio precedente Mockingbird, che la scena dell'edificazione del simulacro di neve del castello degli Stark con non aveva la stessa risonanza e profondità che ha nel romanzo A Storm of Swords, in cui è il momento cruciale in cui Sansa ritrova le sue origini e scopre la sua forza di donna del Nord: il risultato, però, è lo stesso, e Sansa rivela la sua stoffa nella scena in cui, di fatto, salva la vita a Lord Baelish, accusato di omicidio dai nobili della Valle. Trasfigurata e in incognito, Sansa è ora non più una pedina ma un'alleata preziosa di Ditocorto, ha finalmente preso il controllo del suo destino e diventerà una forza con cui in molti dovranno fare i conti.
Così come sua sorella Arya, la cui reazione alla notizia della morte della zia, del vanificarsi dell'ultima speranza del Mastino di liberarsi di lei in cambio di un lauto riscatto, è una risata fragorosa e crudele che risuona tra le cime che incoronano la Valle di Arryn.
La regina tradita
Ma non è solo nel Nord, nella Valle e nell'arena di Approdo del Re che si consumano eventi importanti in questo episodio: a Meeren David Benioff e D.B. Weiss mettono in scena un parallelo d'amore, e un traumatico risveglio per la Regina di Draghi. Ci sarà di certo una schiera d'impazienti che guardano in cagnesco al sublot, tra l'altro assente dai libri di Martin, dell'infatuazione tra il leader degli Immacolati di Daenerys Verme Grigio e la sua ancella Missandei: qui però questo amore improbabile, nella sua assoluta purezza, non serve solo a mostrare le notevoli grazie di Missandei, ma è utile anche a mettere in luce gli aspetti "malsani" del rapporto tra Dany e Ser Jorah: l'amore appassionato, non corrisposto, di un uomo senza patria e senza legami per una donna molto più giovane, che, da parte sua, si avvantaggia di cotanta devozione. Quando questo rapporto si tronca perché Dany non può perdonare il fatto che Jorah abbia informato il Concilio Ristretto di Re Robert Baratheon della sua gravidanza, tanto tempo prima, siamo in grado di porci alla giusta distanza e dal senso di sconforto e tradimento che pervade Daenerys, che vede improvvisamente un nemico nell'uomo che, in più occasioni, si è dimostrato pronto a dare la vita per lei, e dalla sofferenza del povero Mormont, che tuttavia sceglie una possibilità di sopravvivenza, anche se è un esilio nell'esilio.
Un verdetto amaro per Tyrion Lannister
Ma torniamo al processo per combattimento che segnerà il destino di Tyrion, accusato ingiustamente di regicidio: abbiamo visto fino ad ora nello show due procedimenti analoghi, uno dei quali sempre con Tyrion nei panni dell'accusato. In entrambi i casi i processi avevano avuto un esito in fondo "giusto": sia il Folletto che il Mastino non meritavano di morire, certamente non ai nostri occhi (nemmeno Lord Beric, ma lui poteva contare sul potere di Thoros di Myr). Questa poteva essere una riproposizione del duello tra Bronn e Ser Vardis Egen a Nido d'Aquila, con Tyrion ancora una volta salvato sul filo della fortuna; l'indubbia innocenza del figlio minore di Lord Tywin, il fascino di Oberyn Martell, la legittimità delle sue brame di vendetta nei confronti del mostro che gli ha massacrato sorella e nipotini, e gli echi del mito di Davide e Golia sembravano garantirlo. Non nel mondo di Martin e de Il trono di spade, e lo scopriamo nel modo più sconvolgente, tra grida di sorpresa, dolore, orrore.
In questo mondo la Vipera non può che finire schiacciata dalla Montagna, pure fiaccata dalla sua rapidità e dal suo veleno. In questo mondo c'è spazio per un altro trionfo per Tywin e Cersei, che possono sperare di vedere versato anche il sangue di Tyrion dopo quello del pericoloso vendicatore di Dorne. Perché il mondo di Martin è Gregor Clegane - o Orson Lannister, un demente che schiaccia insetti inermi per il semplice fatto che può.
What's Next?
Tutto fa pensare che nel prossimo episodio The Watchers on the Wall sarà interamente dedicato al fronte di Castello nero: alla regia è stato chiamato il timoniere del superbo L'assedio, Neil Marshall, noto anche per essere il regista di un action-horror da culto come The Descent - Discesa nelle tenebre. Per conoscere la sorte di Tyrion, quindi, dovremo aspettare l'ultimo episodio, The Children.
Conclusione
Un grande finale può fare molto per trasformare un episodio medio in un pieno successo; non è questo il caso perché The Mountain and the Viper è in tutti gli aspetti un episodio eccellente, ma i cinque minuti conclusivi lo rendono indubbiamente uno dei più memorabili dello straordinario corso de Il trono di spade.
Movieplayer.it
4.5/5