Soltanto tre episodi alla fine della quinta stagione e Il trono di spade è più che mai sulla bocca di tutti, nel bene e nel male; dopo l'elaborato ma eccellente avvio della stagione, l'intensità del bellissimo quarto episodio I figli dell'arpia, arrivano tre episodi un po' più discontinui (soprattutto il sesto ha i suoi problemi) ma complessivamente avvincenti e ricchi di sviluppi, alcuni dei quali particolarmente potenti e disturbanti, al punto da suscitare polemiche e boicottaggi di cui vi abbiamo parlato nelle scorse settimane e che hanno indotto a intervenire anche George R.R. Martin, l'autore della saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui è tratto il nostro serial.
Leggi anche: Il trono di spade 5: Martin risponde alle polemiche sul sesto episodio
L'orrore di scena a Grande Inverno
Cominciamo con la vicenda che più ha destato sensazione e suscitato polemiche nelle scorse settimane: Sansa a Grande Inverno. Ci eravamo candidamente illusi nel crederla in qualche modo protetta dalla sua dimora ancestrale, dalla lunga mano di Ditocorto (e scusate l'indifendibile pun): per quanto Sansa non sia più la ragazzina inerme che fu per lunghi mesi prigioniera dei Lannister ad Approdo del Re, abbandonata dal suo mentore doppiogiochista sembra non poter nulla contro i Bolton. Il matrimonio con una giovane della grazia e del lignaggio di Sansa non cambia di un pelo la mostruosa natura di Ramsay, anzi, come era prevedibile l'innocenza e la nobiltà della sua sposa non fanno che eccitare la sua depravazione. E Sansa accetta il suo destino - perché in fondo non ha alternativa - nella splendida ma sinistra sequenza delle "Nozze Bianche", nel parco degli dei di Grande Inverno, davanti all'albero diga dove era solito pregare suo padre Eddard.
Nello stesso episodio, Le Serpi delle Sabbie (il titolo orginale, Unbowed, Unbent, Unbroken è il motto di casa Martell ma sembra alludere anche, con triste ironia, al destino della nostra eroina), Sansa aveva replicato con grande dignità a Myranda che le raccontava con un certo compiacimento la sorte orrenda delle ragazze finite tra le grinfie del suo amante:
"Io sono Sansa Stark di Grande Inverno. Questa è la mia casa. E non puoi farmi paura."
Ma la notte delle nozze Sansa non può far altro che sottomettersi al volere del sadico neo-marito, per di più con Theon costretto ad assistere. Una scena più disturbante che scioccante, girata in realtà con un certo rispetto della sofferenza della ragazza, anche se sentiamo le sue grida, vediamo l'angoscia e l'orrore contorcere il viso di Theon/ Reek. A contrariare gli spettatori, generando anatemi e boicottaggi con cui francamente non possiamo dirci d'accordo, più che la violenza "gratuita", è probabilmente il senso di tradimento e d'impotenza, il sospetto che i nostri showrunner David Benioff e D.B. Weiss ci provino gusto a mettere Sansa in una situazione come questa, dopo aver lasciato che sfuggisse incolume (e vergine) a Joffrey Baratheon, a Tyrion Lannister e a Petyr Baelish.
Lo stesso senso di impotenza e turbamento con cui abbiamo visto lo stesso Theon, che pure avevamo detestato, subire le torture di Ramsay prima di Sansa; la stessa incredulità con cui assistito alla morte dell'affascinante Oberyn Martell per mano di uno stolido mostro come Gregor Clegane; lo stesso raccapriccio con cui abbiamo visto le pugnalate inflitte all'addome di una giovane donna incinta che avviavano la carneficina delle Nozze Rosse; o l'affilatissima lama di Ghiaccio calare sul collo di Ned Stark.
Questo è Il trono di spade, ragazzi, prendere o lasciare.
L'amaro déjà vu di Sansa Stark
Sophie Turner, dunque, invece di finire in panchina perché il suo materiale letterario era esaurito, è al centro di una storyline torbida e magnetica che è senz'altro l'occasione di dimostrare di non essere da meno dell'amica Maisie Williams, da sempre considerata la giovane attrice più talentuosa dello show. Sophie è incredibile - fragile e coraggiosa- ne Le serpi delle sabbia, ed è ancora meglio nell'episodio successivo, The Gift, nella scena in cui, tanto per cambiare, Il trono di spade si fa beffe dei nostri sentimenti. Siamo persuasi, infatti, che l'atroce spettacolo a cui Ramsay ha sottoposto Theon sia riuscito in ciò in cui era fallito anche il tentativo di liberazione da parte di sua sorella Yara: sottrarlo al condizionamento in cui l'ha ridotto il giovane Bolton, regalandogli un desiderio di redenzione nei confronti della famiglia che l'ha cresciuto. Come resistere alle accorate, pietose preghiere di quella che per lui è quasi una sorella, rinchiusa in un stanza ad attendere ogni notte il suo aguzzino?
Ma per Sansa c'è solo un altro tradimento, e un altro amarissimo déjà vu, con Ramsay che le mostra il corpo scuoiato della donna che aveva promesso di aiutarla come Joffrey le aveva mostrato, nella prima stagione, le teste di suo padre e della sua septa tra i merli della Fortezza Rossa; allora c'era stato Sandor Clegane ad aiutarla; qui, nella sua casa, sembra ancora più sola, di nuovo vittima, di nuovo inerme.
La promessa di Brienne, che osserva da lontano Grande Inverno, sembra un'ulteriore beffa. La nostra Sansa, che aveva fatto tanta strada, di nuovo in attesa di un Ser Dontos che venga a salvarla?
Non vogliamo crederlo, ma staremo a vedere con le cinture di sicurezza allacciate.
Perché questo è Il trono di spade, prendere o lasciare.
Approdo del re: Littlefinger's Back in Town
A portare la responsabilità della sorte di Sansa (a parte gli scellerati Weiss e Benioff, naturalmente) è Lord Baelish, che l'ha lasciata in mano ai Bolton confidando evidentemente di ritrovarla viva dopo l'imminente battaglia tra gli uomini di Forte Terrore e le forze di Re Stannis. Richiamato da Cersei nella Capitale, il suo ruolo è quello di portare a una svolta decisiva gli eventi che coinvolgono le due regine e i militanti della Fede guidati dal nuovo Alto Septon, precedentemente noto come Alto Passero.
Il piano di Cersei per liberarsi della sgraditissima nuora, infatti, sembra destinato al successo nel momento in cui l'ex tesoriere del regno le fornisce una testimonianza che può incastrare Loras per rapporti omosessuali e Margaery per spergiuro; come al solito, però, Ditocorto ha un'alleanza segreta più fruttuosa e un piano più complesso, che finisce per rompere le uova nel paniere a Cersei in maniera spettacolare. Nello stesso episodio in cui ci mostrano la rovinosa caduta della crudele Regina Madre, però, Benioff e Weiss (sceneggiatori, appunto, di The Gift) offrono per contro anche una scena in cui, ancora una volta, Cersei dimostra la sincerità e la forza dell'amore per i suoi figli, con una Lena Headey sempre sbalorditiva e un Re Tommen che, nella sua indignazione e frustrazione, per un attimo ci ricorda il fratello maggiore.
Tra gli elementi più interessanti questa linea narrativa c'è il ritorno della leggendaria Diana Rigg, che in The Gift condivide anche lo schermo con l'altro mostro sacro Jonathan Pryce: se Lady Olenna fa ancora una volta bella mostra della sua scaltrezza, della sua modernità, e della sua adorabile sfacciataggine (La perla di Unbowed, Unbent, Unbroken è "Se arrestassero tutti i sodomiti di Approdo del Re, nelle carceri non ci sarebbe più posto per gli altri"), la caratterizzazione dell'Alto Passero/ Septon è sottilmente affascinante: come tutti i leader spirituali estremisti fa paura, ma allo stesso tempo è, oltre che un bonario vecchietto, un condottiero degli umili che si ripromette di punire i potenti per i loro abusi e la loro corruzione. L'ambivalenza del personaggio di Pryce e della sua vittima più ambita, Cersei, rende particolarmente avvincente una vicenda in cui anche la furiosa Margaery fa la sua figura.
Alla Barriera le strade si dividono
Numerosi personaggi che hanno un ruolo cruciale a questo punto della storia si trovano in questo momento a Castello Nero - ma non per molto. Stannis, come già annunciato nel vano tentativo di convincere Jon Snow a rinunciare ai suoi voti per diventare Jon Stark, signore di Grande Inverno, intende muovere guerra ai Bolton per conquistare il Nord prima di scendere verso Approdo del Re. Ma "l'inverno sta arrivando" non è più solo il motto degli Stark, come sottolineano diversi personaggi in questa fase: la marcia a sud della Barriera sarà proibitiva nella morsa del gelo, e per migliorare le chance del suo sovrano Melisandre ha una proposta che dimostra anche la funzione della tenerissima scena tra Stannis e la figlia ne I figli dell'arpia - che ora vediamo in una luce ben più inquietante. E il fatto che non abbiamo la minima idea di cosa farà Stannis è probabilmente la migliore testimonianza dell'imprevidibilità e della qualità di questo show.
Anche Jon si prepara a smobilitare accanto a Tormund Veleno dei Giganti: il neo Lord Comandante, infatti, ha preso l'ennesima decisione impopolare e vuol radunare il Popolo libero per farlo passare a sud della Barriera prima dell'arrivo dell'esercito letale degli Estranei e dei loro non-morti; con il generoso supporto della flotta di Stannis, Jon e il suo ex nemico intendono imbarcare le migliaia di persone che, per ordine del defunto Re-oltre-la-Barriera Mance Rayder, si sono radunate nel villaggio costiero di Hardhome. Hardhome è il titolo del prossimo episodio in programmazione, e la cosa ci fa pensare che siamo prossimi a vedere un po' di azione su queste frequenze, anche perché la consegna da parte di Sam a Jon di una cospicua dotazione di lame di ossidiana - l'unica arma efficace contro gli Estranei - ci sembra significativa.
L'ultimo saluto di Castello Nero è purtroppo definitivo. La scena della morte di Maester Aemon, ormai ultracentenario, con il pensiero che corre a Aegon, l'amatissimo fratello minore a cui cedette il trono (e protagonista di un ciclo di racconti legato alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, Il cavaliere dei Sette Regni), e quelle ultime parole "Egg, ho sognato che ero vecchio", che sono le stesse che pronuncia spirando nel romanzo A Feast for Crows, è bellissima e toccante anche se apparentemente non serve a fare avanzare la storia; ci sono tuttavia indizi in The Gift che fanno pensare che Castello Nero non resterà senza Maester: si parla della Cittadella di Città Vecchia, dove i Maester vengono addestrati, e Stannis invita Sam a "continuare a studiare".
Per adesso, Samwell Tarly resta a Castello Nero, circondato da nemici, la sua Gilly sempre più minacciata dai confratelli più abietti (siamo coscienti dei rischi che corre la ragazza tra i delinquenti e gli assassini che popolano le fila della Guardia della Notte da quando è comparsa nella storia, ma il tentativo di violenza che subisce in The Gift verrà certamente interpretato come "l'ennesima prova dell'ossessione per lo stupro" di Benioff e Weiss); e in attesa di prendersi ulteriori responsabilità in nome della confraternita, rompe meritatamente e gioisamente i suoi voti con Gilly, perdendo la verginità in maniera molto diversa da Sansa.
Daenerys, un nuovo sposo e il dono di Jorah
A Meereen, la morte di Ser Barristan sembra dare una scossa a Daenerys; nel momento in cui è più isolata che mai - le resta accanto solo l'amante Daario Naharis - è la giovane Missandei ad aiutarla a prendere fiduciosamente decisioni per conto proprio, e sono decisioni che sembrano immediatamente produttive: in poche mosse sapienti, Dany ricorda ai notabili della città la minaccia dei suoi draghi, ripristina la tradizione della lotta nelle arene, e si fidanza con uno dei leader delle famiglie di schiavisti, Hizdahr zo Loraq, ottenendo l'immediata cessazione delle violenze dei Figli dell'Arpia.
Un consigliere prezioso per Dany - anzi, forse addirittura più di uno - è sulla via di Meeren. Il viaggio di Tyrion e Jorah (però, appena possibile, ridateci anche Varys) vive una tappa particolarmente emozionante quando, in Uccidi il ragazzo, passano attraverso le rovine dell'antichissima Valyria per evitare attacchi dei pirati sulle coste di Essos. Lo scenario incredibile si fa ancora più magico quando l'inconfondibile silhouette di un drago - Drogon, impegnato a visitare la terra degli antenati di Daenerys - attraversa il cielo tra i fumi del Disastro di Valyria. In tempo per distrarre Tyrion, che ha sempre sognato di vedere un drago, prima dell'attacco di un gruppo di Uomini di pietra - malati terminali afflitti dal Morbo Grigio (la stessa malattia da cui è guarita Shireen Baratheon) che vivono isolati dal resto del mondo. Questa scena non solo è bella e suggestiva, ma rischia di avere anche conseguenze serie, perché Jorah riesce a salvare il Folletto ma contrae la malattia che inizia immediatamente a manifestarsi.
Rapiti da mercanti di schiavi, i due finiscono (grazie alla parlantina inarrivabile di Tyrion) proprio in un'arena per i combattimenti, dove si svolge un'agnizione che i lettori di Martin saluteranno con gioia ma anche con un po' di costernazione, dato che nei romanzi non c'è stato ancora alcun incontro tra Daenerys e Tyrion: quella tra la madre dei draghi e il Folletto di casa Lannister è indubbiamente un'alleanza dalla enormi potenzialità narrative.
Dorne: dolce veleno
Continua ad essere per lo più insoddisfacente, invece, la storyline ambientata nella regione di Dorne, certo non per colpa di Bronn/Jerome Flynn e delle sue impagabili esibizioni canore; in gran parte la cosa dipende dal poco tempo che possiamo trascorrere accanto ai personaggi, anche quelli che conosciamo già a fondo come Jaime Lannister, che qui sembra non saper bene che fare di sé stesso, e soprattutto della nipote/figlia Myrcella, che non ne vuol sapere di essere "salvata" dalle carezze e dai baci del devoto Trystane Martell. Sono Jaime e Bronn, tuttavia, a salvare la ragazza dal tentativo di rapimento orchestrato da Ellaria Sand e dalle Serpi della Sabbia, prima dell'intervento di Areo Hotah e degli uomini del principe Doran, per una delle scene di battaglia peggio recitate, girate e montate della storia dello show.
A riabilitare almeno parzialmente le giovani guerriere dalla figuraccia in battaglia dell'episodio a loro intitolato (Le Serpi delle Sabbie, appunto), tuttavia, arriva in The Gift una gustosa sequenza che le vede rinchiuse nella cella di fronte a quella in cui è custodito Bronn, che, ferito superficialmente da Tyene durante l'agguato, non sembra particolarmente scompigliato e risponde da par suo alle provocazioni delle vendicative figlie di Oberyn Martell. Almeno fino a che Tyene non ricorre alle sue armi più invidiabili per accelerare, attraverso l'eccitazione sessuale, l'effetto del veleno con cui era imbevuta la lama con cui l'ha colpito.
La scena, in barba all'insistita (ma splendida) nudità di Rosabell Laurenti Sellers, è molto divertente e nemmeno troppo fine a sé stessa, perché serve a caratterizzare le tre ragazze in maniera un po' più efficace rispetto a quanto fatto fino ad ora, e anche a mostrarci un inedito punto debole dello strafottente Bronn, che mai avevamo visto costretto a implorare un "nemico".
Arya la bugiarda
Con Daenerys affiancata da Tyrion, Sansa vegliata (più o meno) da Brienne, il personaggio più isolato dal resto del plot diventa Arya, che, immersa nei misteri della Casa del Bianco e del Nero di Braavos, probabilmente non buca lo schermo come quando era appaiata al Mastino (a proposito, al di là della scena delle frustate che indubbiamente dobbiamo leggere nell'ottica della "fissazione di Weiss e Benioff con la violenza sulle donne", che tenerezza sentire Arya cercare di nascondere a sé stessa il suo affetto per Sandor) e quindi non ha un grandissimo minutaggio in questa fase della quinta stagione, ma la sua apparizione nel sesto episodio Le Serpi delle Sabbie fornisce materiale molto interessante a Maisie Williams, che impara in gran fretta la sua ultima lezione: mentire in maniera persuasive. La storia che racconta a una bambina gravemente malata a cui poi dà una morte pietosa convince Jaqen H'ghar che Arya, se non a diventare "nessuno", è pronta a scoprire il Dio dai Mille Volti, e a diventare "qualcun altro", il che sembra preludere a un cambiamento di scenario e a una nuova fase dell'addestramento della piccola assassina.
Come di consueto, avremmo voluto parlare d'altro, cogliere tutti i riferimenti interni e i dettagli sfiziosi (Stannis che corregge la grammatica dei Guardiani della Notte, per dirne uno, o il magnifico "Guess again!" di Tyrion) di questi complessi, vibranti episodi, ma dobbiamo a porre fine al nostro sproloquio e attendere pazientemente le ultime battute di questa quinta stagione de Il trono di spade. Perché, nonostante la ricchezza di eventi e colpi di scena dei tre episodi appena discussi, la sensazione che non riusciamo a scrollarci da dosso è che non abbiamo ancora visto niente.