Il teatro della seduzione
Anni 30, New York. Mrs Erlynne è una donna seducente, ma piena di debiti, che la costringono ad andare via dalla città. Si rifugia ad Amalfi, dove i ricchi amavano trascorrere l'estate, con l'intenzione di usare il suo fascino per iniziare una nuova vita.
E' lì che conosce Meg e Tom Windemere, una giovane coppia in vacanza, ed instaura un'ambigua amicizia con l'uomo, che viene subito vista dall'esterno come una relazione.
Questa la storia di Le seduttrici, liberamente tratto da Il ventaglio di Lady Windermere di Oscar Wilde, la prima commedia ad essere prodotta dell'autore.
Come si intuisce dalla trama, si tratta di una versione riveduta e rinnovata della commedia, spostata agli anni 30 per l'occasione da Howard Himelstein ed ambientata nell'estate di Amalfi, dove i protagonisti diventano Americani.
L'ambientazione amalfitana appare quantomeno artificiosa, se non fasulla in alcuni casi, visto che Mike Barker non ha nessun interesse a fare sforzi per renderla autentica, ma ne utilizza soltanto alcuni elementi caratteristici e tratta i set del film come un palcoscenico teatrale, cercando di riprodurre il feeling da commedia.
Ma non è solo l'ambientazione a tradire l'originale di Wilde, perchè il tono generale del film sembra deviare dal cinismo graffiante dell'autore, offrendone una versione ammorbidita e semplificata. Anche le numerose battute estrapolate direttamente dalla commedia originale, qui suonano a volte forzate o ridimensionate nel significato, inserite come sono in un diverso contesto che a tratti scivola nel romantico.
Non è tutto da buttare, però, nel film di Baker: non deludono le interpretazioni delle due protagoniste, Scarlett Johansson ed Helen Hunt, vulnerabile ed ingenua la prima, maliziosa e seducente la seconda, che si sforzano di dare credibilità alla propria versione dei due personaggi descritti da Wilde.
Al loro fianco un cast di comprimari dall'alterna efficacia, tra i quali si impone un buon Tom Wilkinson.
Nonostante le sue imperfezioni, Le seduttrici risulta comunque superiore all'altro recente adattamento da Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernest, e ci lascia la speranza che in futuro l'autore possa approdare sul grande schermo con un film degno della sua opera.
Movieplayer.it
3.0/5