Noto come il peggiore regista di tutti i tempi, Edward D. Wood Jr. è vittima di un grosso malinteso. Definirlo regista è sbagliato. Certo, ha diretto, scritto e talvolta interpretato i suoi lungometraggi, ma mai come in questo caso il cinema ha visto una tale discrepanza tra intenti e risultati. Ha realizzato film contro i quali le recite parrocchiali potrebbero concorrere e stravincere. I dischi volanti appesi alle canne da pesca, i cimiteri con prati di moquette e lapidi di polistirolo, le scenografie traballanti di cartongesso erano quanto di più involontariamente comico potesse essere filmato. Senza parlare della disarmante futilità dei dialoghi. Chi non è consapevole di ciò che fa sul set di un film, non è un filmaker. Chi crede che la fantasia della finzione ne trascenda l'esecuzione materiale, non è un regista. La sua incapacità professionale era però direttamente proporzionale all'amore passionale che nutriva per l'arte cinematografica.
All'età di sette anni restò folgorato dal Dracula della Universal (1931) interpretato dall'attore ungherese Bela Lugosi. Suo padre gli comprò, qualche anno più tardi, una cinepresa con la quale si divertì girando piccoli film per sé e per i ragazzi del vicinato. A 17 anni fu reclutato dalla Marina degli USA e combatté nella seconda guerra mondiale. Nei quattro anni in cui prestò servizio fu anche decorato per aver contribuito al successo di alcune azioni militari. Naturalmente, nessuno sapeva che sotto l'uniforme il soldato Wood era solito indossare biancheria intima femminile, come egli stesso ammise tempo dopo. Proprio questa trasgressione lo ispirò nella stesura della sua prima sceneggiatura che diventò un film grazie ad un produttore forse non troppo oculato. Glen o Glenda - Due vite in una il titolo, lo stesso Wood nei panni (unisex) del travestito e la star della sua infanzia Bela Lugosi con cui instaurò un bel rapporto d'amicizia. Il film creò non poco imbarazzo quando uscì, non solo per la qualità dilettantistica ma anche per la tematica poco convenzionale per l'epoca. Ancora nessuno aveva tentato di spiegare la ragione per la quale un uomo possa avere voglia di indossare indumenti femminili, senza per questo essere omosessuale. Fu il primo di una magnifica serie di insuccessi.
Jail Bait del 1954 racconta di un poco di buono che convince il figlio di un chirurgo plastico ad intraprendere la carriera di criminale. Il primo colpo però fallisce miseramente trasformandosi in un anomalo inseguimento dove guardie e ladri rispettano rigorosamente la segnaletica stradale. Probabilmente Wood non ottenne i permessi per girare e non volle dare nell'occhio con sequenze spericolate. Nel 1955 con Bride of the Monster ripropose Lugosi in un miscuglio fantahorror che terminava con un'apocalittica esplosione nucleare dove sembrava che tutto il set andasse a fuoco, inclusa la povera piovra gigante, meno spaventosa di un peluche Trudi. Raggiunse il suo massimo artistico con il "capolavoro" Plan 9 from Outer Space nel 1956 (distribuito tre anni più tardi), prodotto da una congrega di battisti che imposero il battesimo di tutti gli attori prima dell'inizio della lavorazione. Lugosi girò per un paio di giorni prima di morire per un attacco di cuore. Lo si vede addentrarsi in un cimitero nella stessa sequenza più volte ripetuta. Wood trovò il suo sostituito nel chiropratico della moglie, palesemente più alto e più giovane di Lugosi, che recitò col volto semicoperto. Un'edizione VHS americana di qualche anno fa riportò in copertina la dicitura "Quasi interpretato da Bela Lugosi!".
Negli anni '60 Wood continuò a perseguire invano i suoi sogni cinematografici. Inizialmente accettò di scrivere soggetti per poche centinaia di dollari. Avendo un disperato bisogno di soldi per pagare l'affitto e assecondare la dipendenza dall'alcool (uno dei suoi pseudonimi fu Akdov Telmig, che letto al contrario...), si ridusse anche a lavorare nel settore pornografico ed a scrivere dozzine di novelle con titoli come L'orgia dei morti, Pollastre infernali, Morte di un travestito. Le speranze di tornare a lavorare nel vero cinema attinsero per anni dal suo inesauribile ottimismo, ma quel poco di credibilità che gli era rimasta defluì insieme ai fiumi di alcool che lo trascinarono verso il baratro. Morì a 54 anni per arresto cardiaco sul divano di un amico dopo essere stato cacciato da casa dal proprietario insieme alla seconda moglie.
Wood non ha mai conosciuto tanta adorazione da parte dei fans quando era in vita. Grazie a Ed Wood, il film biografico di Tim Burton, è stata resa giustizia ad un uomo che nient'altro aveva se non uno sviscerato amore per il cinema. Come si può non avere compassione per qualcuno che genuinamente non capiva perché il pubblico in sala non fosse entusiasta quanto lui vedendo i suoi film? Sarebbe come rimproverare un bambino per avere disegnato il mare arancione o una pecora più grossa di un albero. Ed Wood non è mai stato un regista bensì un devoto amatore che ha dedicato tutto se stesso a ciò in cui, più di qualunque altra cosa, credeva nella vita. E' stato un eccentrico, puro di spirito, unico al mondo a poter dire nel monologo iniziale di Plan 9 from Outer Space per voce di un famoso chiaroveggente dell'epoca, nella più solenne serietà: "Salve cari amici, siamo tutti affascinati dal futuro perché è là che passeremo il resto delle nostre vite! E ricordate cari amici, eventi come quelli che state per vedere vi affliggeranno nel futuro!".