Il mondo contemporaneo sta rendendo sempre più abituale l'idea di emigrazione e immigrazione, concetti che portano con sé quelli affascinanti, e difficili da gestire, legati alle diversità culturali, alla loro integrazione ed al mantenere le proprie tradizioni e la propria identità in un contesto socio-culturale diverso dal proprio. Un incipit, quello di questo articolo, che sembrerà bizzarro per un corto d'animazione come Il super team di Sanjay, ma che vi assicuriamo essere del tutto lecito e coerente con quanto messo in scena da Sanjay Patel nel suo lavoro da regista per la Pixar.
Con i suoi cortometraggi animati originali, infatti, lo studio guidato da John Lasseter ha più volte evidenziato spunti geniali e azzardato costruzioni, anche visive, molto creative, dall'esordio con Luxo Junior a gioielli poetici come Quando il giorno incontra la notte, La Luna, Il gioco di Geri o il più recente Lava.
Quindi non ci sorprendiamo più di tanto quando ci troviamo al cospetto dei più particolari e coraggiosi, quelli di più difficile classificazione e definizione, quelli come Il super team di Sanjay, che accompagna Il viaggio di Arlo nelle sale nostrane dal 25 Novembre.
Leggi anche: La recensione de Il viaggio di Arlo, un percorso semplice ed emozionante verso la maturità
Una storia (quasi) vera
Quella che ci racconta Patel è una storia intima e personale e l'autore ce lo dice fin da subito, da quel basato su una storia (quasi) vera che apre il racconto e che lo stesso John Lasseter ha incoraggiato quando il progetto gli è stato proposto inizialmente. Il regista è infatti cresciuto a San Bernardino, in California, in una famiglia indiana originaria del Gujarat e nel corto ha reso protagonista il piccolo Sanjay, immigrato di prima generazione, affascinato dalla cultura e gli eroi del mondo che lo ospita, annoiato dalle tradizioni induiste che il padre porta avanti con coerente passione. Nella storia che ci viene raccontata, il bambino è immerso nelle avventure del suo eroe alla TV e gioca con la sua action figure mentre il padre, nella stessa stanza e alle sue spalle, porta avanti il suo rito di meditazione hindu; costretto dal padre non solo a abbassare il volume, spegnere la TV e infine prendere parte al rituale, Sanjay si perde nei propri pensieri e sogni, immaginando le divinità hindu come supereroi pronti a lottare contro le forze del male, creando un interessante ponte tra le due culture così distanti, tra lui e suo padre. Per capire e accettare le proprie radici.
Leggi anche: Lacrime animate: le 10 scene più commoventi dei film Pixar
Supereroi hindu
Se già lo spunto è interessante e suscita riflessioni che purtroppo non saranno del tutto accessibili al pubblico molto giovane al quale si rivolge Il viaggio di Arlo, originale è anche la costruzione visiva: Il super team di Sanjay apre su una stanza (che si ispira al vero motel gestito dai genitori di Patel) dominata da un'atmosfera tendente al monocromatico e spento, per poi arricchirsi di dinamismo e colori nella porzione onirica della storia, quella in cui il ragazzino si perde per sfuggire alla noia del rituale. Anche tecnicamente il divario tra le due anime del corto è evidente: se la stanza in cui padre e figlio si trovano è rappresentata da un 3D spoglio che comunica bene lo stato d'animo e il mondo concreto del ragazzo, il variopinto mix di CGI ed animazione tradizionale rende viva e vibrante tutta la sezione onirica, fatta di azione e combattimenti da supereroi, con una messa in scena all'avanguardia che invece spicca per la sua modernità.
Leggi anche: Pixar: I 10 migliori cortometraggi dello studio
Pixar multiculturale
Se l'approccio intimo avvicina il corto a quanto fatto da Enrico Casarosa con il suo La Luna, il cuore de Il super team di Sanjay risulta del tutto originale e interessante per il modo in cui spinge la Pixar un passo più avanti sulla strada dell'integrazione tra culture diverse, portando un argomento così serio all'attenzione di un pubblico giovanissimo. È vero che i presupposti e le implicazioni della storia resteranno poco comprensibili a molti degli spettatori de Il viaggio di Arlo, ma l'intenzione e il messaggio dello studio resta importante e valido e porta comunque i suoi spettatori al cospetto di un mondo ed i suoi rituali rendendoli meno distanti ed esotici, dimostrando come nella fantasia di un bambino possano essere attuali e moderni. Insomma sul fronte dei cortometraggi d'animazione, su quelli non basati su personaggi provenienti dai suoi film come Toy Story e Cars - motori ruggenti almeno, la Pixar continua il suo percorso di sperimentazione, tecnica e tematica, confermandosi punto di riferimento fermo e fondamentale per il mondo dell'animazione contemporanea.
Leggi anche: Da Toy Story a Up: tutti gli "shorts" dell'universo cinematografico Pixar
Movieplayer.it
4.0/5