In questa recensione dei primi episodi de Gli Anelli del Potere, la serie Amazon ispirata al mondo de Il Signore degli Anelli, parliamo di responsabilità. Quella degli Amazon Studios nella scelta di adattare l'affascinante e complesso mondo di J.R.R. Tolkien per lo schermo, dopo il miracolo fatto da Peter Jackson oltre venti anni fa; quella degli autori e registi, che hanno avuto l'onere di tradurre su schermo quanto tracciato dallo scrittore in materiale di natura eterogenea; quella degli interpreti, chiamati a dar volto a personaggi della Terra di Mezzo ancora inediti su schermo, ma leggendari per gli amanti del materiale letterario; quella di chi scrive, infine, perché si trova a dover comunicare la riuscita o meno di questa ambiziosa quanto complessa operazione, tra le più attese della stagione e in generale degli ultimi anni, sin dall'annuncio.
Showrunner di questo ambizioso e affascinante progetto pianificato su cinque stagioni (senza escludere eventuali spin-off) sono J. D. Payne and Patrick McKay, al servizio di Amazon Studios che è al lavoro con la Tolkien Estate, il Tolkien Trust e Harper Collins, con un investimento iniziale di 100/150 milioni di dollari a stagione, per un impegno economico complessivo che è ormai arrivato al miliardo. Per questo parliamo di responsabilità, da parte di tutti, perché non è scontato che questo sforzo produttivo debba necessariamente incarnarsi in una serie di elevata qualità e appeal per il pubblico. Ma, a giudicare dai primi due episodi visti in anteprima, lo ha fatto.
Un mondo da scoprire
Un aspetto che ci ha incuriositi, e un po' preoccupati, sin dall'inizio è il fatto che si sia scelto di non raccontare gli eventi già trasposti per il grande schermo da Peter Jackson, ma di affrontare un momento diverso della storia del mondo tolkeniano. Siamo nella Seconda Era della Terra di Mezzo, migliaia di anni prima di quanto già visto nella trilogia di vent'anni fa, un periodo che ci permetterà di assistere alla forgiatura degli Anelli del Potere (ce lo dice il titolo stesso della serie) e l'ascesa di Sauron, tra caduta del regno di Númenor e altri eventi che nei libri si sviluppano su un periodo di migliaia di anni, ma che nella serie Amazon dovrebbero essere condensati, almeno in parte. L'effetto, quello che speravamo e che la serie riesce a ottenere, è di familiarità e sorpresa nel muoversi in un mondo che non ci è del tutto estraneo, ma che presenta molti tratti ancora tutti da scoprire. La stessa sensazione di curiosità con cui tutti siamo andati a spulciare le appendici de Il Signore degli Anelli al termine della lettura, colmi della duplice voglia di sapere di più di quel mondo e non volerlo ancora abbandonare.
La Terra di Mezzo, tra imponenza e incanto
Gli Anelli del Potere assolve bene a questo compito sin dall'inizio: se il primo episodio può disorientare in minima parte per la mole di personaggi e storie che ci vengono presentati, ecco che già nel secondo il nostro rodaggio da spettatori appare già terminato e ci troviamo coinvolti nelle storie che ci vengono raccontate, diverse nei toni, ma coerenti nella forma. Storie che si muovono sullo sfondo di una Terra di Mezza in cui è evidente ogni singolo dollaro speso dalla produzione, tra luoghi che lasciano senza fiato per la loro imponente bellezza, che aprono il cuore per l'incanto che suscitano, che sorprendono per il livello di cura per ogni dettaglio. Luoghi di un mondo articolato e ricco, in cui non ci si sente mai smarriti, anche grazie all'espediente narrativo di sfruttare la mappa per guidarci da una parte all'altra, per contestualizzare le diverse terre in cui si verificano gli eventi a cui assistiamo.
La mano di Bayona
Per i primi due episodi c'è la mano sicura di J.A. Bayona a guidarci dietro la macchina da presa. Il suo approccio è solido, ma capace di adattarsi nel tono al materiale narrativo, passando dall'epico al fiabesco, a seconda delle necessità dei personaggi e della porzione di storia. Nella messa in scena del regista spagnolo c'è un gusto e una ricerca per l'immagine di grande impatto, ma sempre funzionale al racconto, mai fine a se stessa. Per questo ci si muove con fluidità e coerenza tra le diverse storyline senza perdere il filo di un racconto che è per forza di cose, almeno inizialmente, frammentario. Ci si lascia guidare grazie a una fiducia che autori e regista riescono a creare fin da subito, sin dal prologo e dalle prime panoramiche di un mondo che ci accoglie, in barba alla possibile diffidenza con cui ci si può approcciare al progetto, da orfani di Peter Jackson.
Nuovi volti da imparare ad amare
Se la Terra di Mezzo de Gli Anelli del Potere è un mondo da (ri)scoprire, vale un discorso simile anche per i personaggi che dobbiamo imparare a conoscere e amare. Gran parte del cast non è composto da nomi noti, ma questo può diventare un punto di forza e di continuità col passato: quanti spettatori conoscevano alcuni dei volti che componevano il cast de La compagnia dell'anello oltre vent'anni fa? Accanto a Ian McKellen, Christopher Lee o Cate Blanchett, c'erano nomi come Viggo Mortensen o Orlando Bloom, che sono star ora ma poco o per niente noti quando sono stati scritturati. La sensazione al primo approccio con loro nei primi due episodi de Gli Anelli del Potere è positiva e rassicurante, con quasi tutti in parte e credibili nell'indossare costumi e trucco fantasy con la giusta dose di fierezza. Impossibile citare tutti quelli che le prime battute della serie de Il Signore degli Anelli ci fa conoscere, ma non si può non fare una menzione per Morfydd Clark, che ha dovuto affrontare l'ingrato confronto con Cate Blanchett nel portare su schermo Galadriel, senza uscirne sconfitta in partenza.
Eleggiamo la giovane attrice a simbolo delle responsabilità di cui abbiamo parlato in apertura, per la fierezza con cui incarna un personaggio così iconico del mondo di Tolkien e per la credibilità data all'intero progetto, pensato per accompagnarci per cinque stagioni e approfondire un mondo che non vedevamo l'ora di amare ancora una volta su schermo.
Conclusioni
Arriviamo alle battute finali della recensione dei primi episodi de Gli Anelli del Poter, in cui vi abbiamo raccontato come la serie de Il signore degli Anelli di casa Amazon riesca a partire con il piede giusto nel riportare su schermo il mondo di J.R.R. Tolkien. Ottimo l’impianto visivo, che tradisce ogni dollaro speso dalla produzione, altrettanto valido l’approccio alla regia di Bayona che riesce a passare da un tono all’altro con fluidità nel seguire le diverse storyline da cui prende le mosse il racconto. In parte anche il cast, che dovrà superare la prova del tempo e dimostrare di saper conquistare i cuori degli spettatori. Ma a giudicare da quanto visto, siamo fiduciosi che sapranno farlo.
Perché ci piace
- La ricostruzione di una Terra di Mezzo tutta da (ri)scoprire, tra imponenza visiva e incanto.
- Il racconto che, seppur inevitabilmente frammentario, riesce a guidare lo spettatore in questa nuova avventura.
- L’approccio alla regia di J.A. Bayona, solido ma capace di adattarsi alle esigenze di tono di ogni storyline, passando dall’epico al fiabesco.
- Tutto il production value della serie, che dimostra su schermo tutto l’investimento fatto dagli Amazon Studios.
- Il lavoro di casting fatto per mettere insieme questo nuovo gruppo di personaggi, con interpreti che ci sono apparsi fin da subito in parte…
Cosa non va
- … ma dovranno superare la prova del tempo e conquistare i cuori degli spettatori.