Ogni regista di successo ha il suo cosiddetto 'cavallo di battaglia'. Quel film che è riuscito, per diversi motivi, ad entrare nell'immaginario popolare. E non si tratta per forza di cose del suo film migliore. Ci sono film, come Il Sesto Senso, che entrano nel cuore delle persone per una serie di caratteristiche in grado di renderlo indimenticabile, al di là di chi lo interpreta o lo dirige. Si può affermare che negli anni '90 pochi film hanno raggiunto il successo globale come il film di M. Night Shyamalan.
Per gli appassionati, M. Night Shyamalan è un regista di culto - e, non a caso, nel parliamo anche nel nostro libro Cult. I film che ti hanno cambiato la vita - proprio per la sua particolare estetica e per l'atmosfera che circonda i suoi film. Chi ama il suo cinema ricorda anche l'angosciante narrazione di The Village o l'emozionante trilogia sui supereroi che nasce con Unbreakable - Il predestinato e termina con Glass. Ma probabilmente nessuno dei film diretti dal regista indo-americano ha raggiunto picchi di popolarità come Il sesto senso.
Il 28 ottobre 1999 usciva nelle sale italiane il più grande exploit al botteghino di Shyamalan, in grado d'incassare oltre 650 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando uno dei thriller - con una profonda influenza del genere horror - di maggior successo di tutti i tempi. Lodato dalla critica e amato dal pubblico, oggi celebriamo l'anniversario de Il sesto senso con cinque dettagli che hanno contribuito a farne un cult.
Connessioni con il paranormale
La trama del film appare inizialmente piuttosto semplice. Bruce Willis interpreta uno psicologo infantile di Philadelphia, Malcolm Crowe. In seguito ad un agguato che gli compromette carriera e vita privata, il dottor Crowe si appassiona al caso di un bambino, Cole Sear (Haley Joel Osment), affetto da strane turbe. Cole afferma di poter comunicare con i morti e di essere dotato di poteri paranormali. Proprio l'ambiguità e l'alone di mistero che circondano costantemente la narrazione concorrono a creare un'atmosfera estremamente tesa, amplificata dal legame tra realtà e fenomeni paranormali. La centralità dell'esperienza extrasensoriale che coinvolge il piccolo Cole è fondamentale per il successo del film.
Haley Joel Osment, un bimbo che vede la gente morta
Un valore aggiunto alla presenza di trame che coinvolgono il paranormale è senza dubbio il giovanissimo protagonista. L'undicenne Haley Joel Osment - all'epoca già comparso in film di successo come Forrest Gump e Bogus - L'amico immaginario - con i suo sguardo enigmatico e malinconico, incarna perfettamente una figura innocente che rappresenta il tramite sul più grande arcano degli esseri viventi: l'esperienza post-mortem. Il sesto senso veicola la propria inquietudine principalmente attraverso il rapporto di Cole con le anime vaganti, oltre all'angosciante fotografia di Tak Fujimoto.
Un ruolo inedito per Bruce Willis
Alla fine degli anni '90 Bruce Willis sta vivendo uno dei momenti più fulgidi della sua carriera. Due anni prima del film di Night Shyamalan, per esempio, si era sacrificato per salvare il mondo nel guilty pleasure di Michael Bay, Armageddon.
Nella filmografia di Willis in quegli anni spiccano soprattutto ruoli action, alcuni dei quali hanno contribuito a renderlo un'icona di quella specifica tipologia di film.
Anche per questo motivo l'interpretazione di un personaggio più flemmatico e formale ha stupito in primis il pubblico, abituato a vederlo in contesti totalmente differenti. Bruce Willis dimostra invece una buona attitudine a immergersi in personaggi con caratteristiche più complesse e approfondite.
Successo estivo
Il film esce in Italia a fine ottobre ma la data d'esordio negli Stati Uniti è il 6 agosto precedente, con una risposta di pubblico superiore ad ogni previsione: nel primo week-end nelle sale il film di M. Night Shyamalan accumula un bottino superiore ai 25 milioni di dollari e le cifre saranno poi destinate a salire esponenzialmente, classificandosi nei piani alti degli incassi di fine millennio.
Il colpo di scena finale
In Il ladro di orchidee - Adaptation, Nicolas Cage interpeta un Charlie Kaufman in crisi d'ispirazione, che si reca a New York per seguire un seminario di un famoso sceneggiatore (Brian Cox) su suggerimento del fratello Donald (Nicolas Cage 2.0). Tra i consigli che energicamente Kaufman riceve durante il corso, uno spicca su tutto il resto; lo spettatore va stupito con il finale. Un film con un gran finale si mette alle spalle tutto il resto della narrazione, bella o brutta che sia. Un consiglio che sembra valere anche per Il sesto senso. Uno dei finali più sconvolgenti del cinema di quel decennio, capace di ribaltare completamente le convinzioni dello spettatore e rafforzare ulteriormente l'aurea iconica intorno al film di M. Night Shyamalan.