Vi avvertiamo: Il robot selvaggio vi farà piangere. Ma un pianto di quelli belli, catartici. Forse potrebbe essere addirittura il più bel film di animazione di DreamWorks. D'altra parte è scritto e diretto da Chris Sanders, già autore di Lilo & Stitch, Dragon Trainer e sceneggiatore di capolavori Disney quali La bella e la bestia, Aladdin e Il re leone. Insomma, uno che con le storie ci sa fare.
In sala dal 10 ottobre, il film tratto dal romanzo illustrato di Peter Brown è un'avventura piena di cuore. Un robot, Roz, di produzione della Universal Dynamics, si ritrova su un'isola popolata solo da animali. Senza poter servire esseri umani, l'unità ROZZOM 7134 si assume il compito di fare da mamma a una ochetta rimasta orfana. Come si fa a fare da genitore a un'ochetta?!
A darle una mano la volpe Fink, che all'inizio cerca soltanto di sfruttare le abilità del robot, ma poi, tutti e tre insieme, formano una strana famiglia che, nonostante ogni pronostico, funziona. I doppiatori originali di Il robot selvaggio sono il premio Oscar Lupita Nyong'o e Pedro Pascal, mentre le voci italiane sono quelle di Esther Elisha e Alessandro Roia. Nella nostra intervista ci raccontano come la gentilezza possa salvare la vita e come il castoro Sguazza sia il vero eroe morale del film.
Il robot selvaggio: intervista a Esther Elisha e Alessandro Roia
Il robot selvaggio ha la rara capacità di raccontare sentimenti molto complessi in modo semplice. Uno dei temi principali è quello dell'essere genitori. Cercando di imparare a fare la madre, anche se non è nella sua programmazione, Roz dice a Beccolustro, così ha chiamato l'ochetta, che non deve cercare di volare come gli altri, ma a modo suo. Non è una cosa facile. Come si fa?
Esther Elisha: "Io cerco di guardare solo me stessa. Prendo spunto dagli altri, ma in senso positivo. Cerco di non coltivare l'invidia. Se una persona ha fatto bene qualcosa cerco di capire se il suo esempio mi può essere utile. E poi cerco di fare meglio di quello che ho fatto ieri".
Per Alessandro Roia invece: "Cercare di essere se stessi è il monito per cercare di vivere nella maniera più onesta possibile. Ovvero non mettersi nel gregge per sentirsi a proprio agio, ma di essere, fare e agire come ritiene giusto. Bisogna essere adeguati a se stessi, non agli altri".
L'importanza della gentilezza
Parlando di Roz, Fink dice che ha strane idee: ovvero pensa che la gentilezza serva a sopravvivere. È davvero così? Oggi, molto spesso, la gentilezza non solo non viene ritenuta un valore, ma viene anche scambiata per debolezza. Bisogna quindi continuare a coltivarla comunque? Elisha: "È fondamentale. Ai bambini insegniamo a essere gentili e poi, non si sa perché, da adulti questa cosa non continua. Questo cambiare improvvisamente mi sfugge".
Roia: "Il fatto che un film animato dia questo tipo di messaggio è molto interessante. È chiaro che la vera rivoluzione per noi esseri umani sarebbe quella di tornare a una gentilezza di base, che permetterebbe a tutti di avere una fluidità e un'evoluzione diversa. Probabilmente non siamo in questa epoca storica nei nostri comportamenti, nelle dinamiche sociali. E quindi è interessante come un film che vuole parlare a tutti abbia come monito principale questa rivoluzione della gentilezza".
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Il robot selvaggio è un film perfetto per piangere
Lo dicevamo all'inizio, Il robot selvaggio è un film perfetto per piangere. Ogni tanto il cinema può essere usato in modo catartico? Esther Elisha: "È una cosa bellissima. Perché è un pianto bello, un pianto profondo, ma vitale". D'accordo Roia: "Sono curioso: secondo me ci saranno tanti occhi diversi. I più giovani andranno all'arrembaggio dell'idea della giustizia, quindi saranno con Roz e con Fink e con tutta la comunità. Gli adulti guarderanno probabilmente come si sono comportati e quindi piangeranno, perché, come dicevamo, la possibilità di essere gentili viene accantonata e giudicata come un segno di debolezza, mentre in realtà ne abbiamo più necessità. E questo probabilmente ci farà piangere".
Sguazza è l'artista del film
La bellezza di Il robot selvaggio è che nonostante i personaggi siano moltissimi, sono tutti ben definiti e ognuno ha la sua importanza. Il castoro Sguazza è l'eroe morale del film: lui vede qualcosa che nessun altro riesce a immaginare. In un certo senso è come un artista: quanto è importante continuare a credere nella propria visione anche se nessun altro riesce a farlo? Elisha: "Ci sono cose che solo tu puoi sapere. Hai una visione e devi cercare di proteggerla contro tutto e tutti. Anche contro le tue voci interiori che ti sussurrano dei dubbi. Devi cercare di vedere sempre la strada e perseguirla".
Roia: "È questo un po' lo scopo della vita, dell'esistenza: seguire quello che sogni realmente. E cercare di avere una coerenza con quel sentimento lì. Perché altrimenti tutto il resto crea frustrazione, stress, non sentirsi adeguati. Quindi è chiaro che sarebbe l'ideale: trovare la via giusta".