"Star Wars è sempre stato una 'cosa da maschi'. In parte è ancora così, ma io ho sperato sin dall'inizio che il mio fosse un film che le madri potessero andare a vedere con le figlie: vorrei che ragazzi e ragazze lo vedessero e riuscissero a immedesimarsi, e a capire che non c'è niente che non possono fare." Questa la dichiarazione rilasciata di J.J. Abrams a uno show televisivo un paio di settimane prima dell'uscita di Star Wars: Il risveglio della forza, che ha fatto inalberare non poche fan della prima ora, che con le figlie i film li avevano visti eccome, e probabilmente anche George Lucas.
Con Leia Organa e con Padmé Amidala, dopotutto, Lucas ci aveva proposto delle figure femminili tutt'altro che decorative: donne fiere, intelligenti, non certo digiune di strategia. Resta il fatto che al cuore della trilogia classica c'era Luke Skywalker e al centro di quella prequel suo padre Anakin: era la storia delle loro origini, dei loro amori, della loro missione; di un'ascesa e di una caduta. Al maschile.
Con Rey, per la prima volta, l'eroina della Forza è una donna, la sua storia è straordinaria e le persone che ce l'hanno raccontata hanno usato la sua parabola (anche) per dire alle ragazze esattamente questo: non c'è niente che non possiate fare.
Leggi anche: Star Wars: Il risveglio della forza, la nostra recensione
Attenzione, non proseguite oltre se non avete visto Il risveglio della Forza e non volete spoiler
Le ragazze di J.J. Abrams
Non è un novellino dell' empowerment femminile, J.J., che ha debuttato come sceneggiatore e showrunner in TV con Felicity, la cui vibrante eroina era una giovane Keri Russell; poi c'è stata l'impareggiabile e tribolata Sydney Bristow di Alias seguita da Lost con la sua splendida e volitiva Kate Austen (un omaggio, quel cognome, a una certa Jane). Insomma, avrete capito che potremmo continuare. In TV, tuttavia, le protagoniste femminili sono alla ribalta da sempre; un po' più complessa e spinosa è la questione in ambito cinematografico. Quella cinematografica è un'industria maschile, basta guardare alle statistiche sull'abissale gender gap, ed è ancora vittima della paradossale e miope persuasione che al cinema vadano sono gli uomini.
Leggi anche: Il risveglio della Forza: 5 nuove speranze targate J.J. Abrams
Ma le cose iniziano a cambiare, e quest'anno è perfettamente evidente. Nel 2015 non solo abbiamo visto tanti film di primissimo piano che superano brillantemente il Bechdel test (ci sono almeno due personaggi di genere femminile, presentati con un nome proprio; parlano almeno una volta tra di loro, e non sono gli uomini l'argomento della conversazione), ma gli eroi action più significativi e memorabili dell'anno sono donne. Una è la sfolgorante protagonista di uno dei film più belli dell'anno, Imperator Furiosa, la ribelle senza un braccio che riconcilia i sessi e dà una speranza a un mondo malato terminale in Mad Max: Fury Road. E l'altra, naturalmente, è Rey.
leggi anche: Mad Max: Fury Road: i 5 elementi più sorprendenti
Rey: l'indipendenza e la compassione
In tutta franchezza, le premesse con Star Wars: Il risveglio della Forza non sembravano le migliori, anzi chi scrive era piuttosto avvilita dal tanto parlare delle diete e degli allenamenti di Daisy Ridley, che sentiva di dover essere magrissima per essere "all'altezza di Rey", e di Carrie Fisher, a cui è stato chiesto di perdere quindici chili per riprendere il ruolo di Leia. Oltre a proporre alle ragazze modelli che superino gli stereotipi, sarebbe anche salutare cercare di persuaderle che si può essere protagoniste di una storia anche con un BMI superiore a 20, ma forse dobbiamo accontentarci di un passo per volta. E poi è probabile che anche Harrison Ford e Mark Hamill abbiano dovuto rimettersi in forma per girare The Force Awakens.
E' vero anche che Rey non sta esattamente all'ingrasso, in quella specie di discarica galattica in cui vive in solitudine, raccogliendo e vendendo pezzi trafugati dai relitti di astronavi dell'Impero e della Nuova Repubblica abbandonati sul pianeta Jakku dopo una grande battaglia. Un commercio difficile, misero e pericoloso, ma che le permette di sopravvivere e di sperare. I momenti in cui la vediamo in apertura di The Force Awakens sono una premessa all'azione, eppure sono molto importanti per rivelare chi è Rey prima di scoprire il suo dono. Luke Skywalker era orfano ma era cresciuto con gli zii; quando lo incontriamo in Episodio IV è un ragazzo frustrato, insofferente e anche abbastanza lagnoso; con Rey le cose vanno molto diversamente sin dal momento dell'incontro con il droide: Rey percepisce immediatamente l'umanità e la dignità di BB-8, e non esita a intervenire per salvarlo. Rispetto allo scapestrato Luke, è molto più empatica, solidale, compassionevole, ma anche indipendente e determinata (esattamente come Furiosa): al contrario di lui, infatti, Rey è dove vuole essere: dove la sua famiglia tornerà per riprenderla. Almeno fino a che non arriva il richiamo della Forza...
Luke in A New Hope crede che suo padre sia stato un pilota spaziale e ha un forte ma imprecisato desiderio di lasciare Tattooine per seguire le sue orme; Rey, abbandonata a sé stessa su Jakku a cinque anni, è già una pilota provetta, e non solo perché porta il casco di un pilota di X-Wing: ha imparato tutti i segreti delle astronavi che ha perlustrato su Jakku. Nell'episodio IV, Obi-Wan deve uscire dall'ombra per salvare Luke quando si caccia nei guai; Rey non ha bisogno di salvatori o mentori. Il suo esilio solitario l'ha resa mentalmente, emotivamente e fisicamente più matura di Luke, e Il risveglio della Forza fa tutto il possibile perché questo non ci sfugga. Quando Finn vede Rey per la prima volta, alle prese con i loschi figuri inviati a rapire BB-8, il suo impulso è quello di aiutare la ragazza in difficoltà, ma prima che possa muovere un dito lei li ha già messi tutti KO. Ci metterà un po', il nostro stormtrooper redento, a capire che Rey sa cavarsela benissimo da sola; ma noi l'avevamo già capito.
Leggi anche: Star Wars: Il risveglio della Forza, 10 domande senza risposta
Il duello con Kylo Ren
O meglio, i duelli: perché Rey affronta il villain di punta di questa nuova trilogia in due memorabili occasioni. La prima volta è prigioniera a bordo della Star Killer e subisce le stesse torture mentali che all'inizio del film avevano piegato il baldo Poe Dameron. Quello che succede, con Rey che riesce a rivolgere quel potere sul suo aguzzino, oltre che la bellissima rappresentazione di una salubre, vitale e vincente reazione femminile alla violenza di genere - violenza che è prima di tutto mentale, sociale e culturale, e che ha poco a che vedere col sesso e molto col potere - è una prova incontrovertibile del livello di competenza della Forza già raggiunto da Rey senza alcun addestramento (anche se l'accenno a una possibile amnesia post-traumatica fa pensare che Rey possa aver ricevuto alcuni insegnamenti da bambina), che ne fa certamente un'apprendista infinitamente più dotata sia di Luke che di Anakin.
Leggi anche: Star Wars: Il risveglio della Forza, 5 cose che potreste non aver notato
Quando il confronto non è mentale ma fisico, e parliamo naturalmente del duello con le spade laser, le cose non vanno affatto meglio per il parricida Ben Solo; Luke Skywalker, è probabilmente superfluo ricordarlo, non combatte mai ad armi pari con Darth Vader (che d'altro canto è un cattivo molto più monolitico e formidabile di Kylo Ren, confuso, fragile e "sedotto" dal Lato Chiaro) il quale, anzi, alla fine de Il ritorno dello Jedi salva il figlio che sta per soccombere alla furia di Palpatine.
Quel passaggio di testimone
La sceneggiatura de Il risveglio della forza è asciutta, agile, laconica; Abrams chiede alle performance, ai gesti e agli sguardi di raccontare la storia e le sue implicazioni, non ai dialoghi e alle spiegazioni che appesantivano soprattutto la trilogia prequel. Quanto ci parla di Rey e di Luke, ad esempio, quella bellissima scena finale in cui non viene pronunciata una sola parola. Rey, ce lo ha rivelato Kylo Ren, ha immaginato per tutta la vita quell'isola sperduta dove adesso incontra l'uomo leggendario ricercato da mezza Galassia per porgergli la sua spada; nel suo sguardo c'è una disperata domanda, e in quello di Luke, alla sua prima apparizione in questa nuova trilogia, una dolente risposta. La ragione del legame tra Luke e Rey, e anche di quello tra Rey e Ben/ Kylo, non è ancora dato di conoscerla, non è questo il luogo in cui discuterne; quel che è evidente è che Luke sa di Rey più di quanto lei sappia di lui.
Leggi anche: Star Wars: Il risveglio della Forza, le opinioni della redazione
Rey è il riscatto per i fallimenti di Anakin prima e di Luke poi. La prescelta, la vera erede della Forza, che, nel primo episodio della sua avventura, ha dimostrato di non aver bisogno di essere protetta, salvata, addestrata; di non aver bisogno di un fidanzato che la prenda per mano; di poter avere la meglio su un avversario infido, imprevedibile e molto più esperto maneggiando una spada laser - e armi ben più sofisticate - per la prima volta; di sapersi lasciare indietro l'unica cosa che la legava alle sue origini e ai suoi desideri, il pianeta Jakku. Ha dimostrato di essere più forte di Luke e Anakin, perché più grandi sono le insidie che dovrà affrontare, perché la Forza, al suo risveglio, è più potente, perché questo è il suo ruolo nella storia. E perché le ragazze sappiano che non c'è niente che non possano fare.