Paese che vai, scimmia che trovi. Potremmo scrivere questo ripensando a Il Regno del Pianeta delle Scimmie diretto da Wes Ball, che dopo Maze Runner si è gettato a capofitto in un'altra saga cinematografica, rendendola in un certo senso young adult. Il finale del film (leggi la nostra recensione) fa riflettere e rivela il senso di quest'epica continuazione del franchise, all'interno di tutte le pellicole finora prodotte e rispetto alle due serie di film precedenti. Dalla spiegazione del finale al ruolo del film, procedete nella lettura ma ovviamente... occhio agli spoiler!
Una trama molte generazioni dopo
Diverse generazioni dopo il regno e il sacrificio di Cesare, la trama del film vede le scimmie come specie dominante che vive in armonia, mentre gli umani sono costretti a vivere nell'ombra. O almeno così credevano. Mentre il nuovo bonobo tiranno Proximus (Kevin Durand) sta costruendo il suo impero travisando la memoria di Cesare e volendo recuperare la tecnologia degli umani per soggiogarli e rinchiuderli in gabbia, prima che potessero farlo loro nuovamente, il giovane scimpanzè cacciatore Noa (Owen Teague) intraprende un viaggio per recuperare i superstiti del proprio villaggio, bruciato da Proximus. Con lui il saggio orango Raka (Peter Macon) e l'umana Nova (Freya Allan), apparentemente l'unica sopravvissuta della sua specie.
Un finale aperto
Il Regno del Pianeta delle Scimmie è un romanzo di formazione vero e proprio, uno young adult con protagonista Noa che intraprende un viaggio fisico e metaforico insieme a Raka che diviene il suo mentore, unico memore della vera Storia degli umani e delle scimmie. Alla fine del film Noa diviene il nuovo leader del proprio clan in seguito alla morte del padre e all'essere riuscito a creare il legame con l'aquila del genitore, Sole (un meccanismo simile ad Avatar), sconfiggendo in battaglia Proximus (ricordando in parte lo scontro tra Cesare e Koba nella trilogia prequel). Ora, non solo il clan ricostruirà la propria casa ma proverà a vivere in armonia con gli altri gruppi di primati e soprattutto a portare avanti la memoria di Cesare, che Raka gli aveva trasmesso prima di morire, rispetto agli anziani del suo clan. Cesare si era sacrificato per un mondo più giusto e pacifico, in cui le scimmie restavano unite ma non per essere sfruttate come schiave. Ecco l'importanza della memoria storica e delle tradizioni tramandate di generazione in generazione che la pellicola mette in rilievo.
Nel corso del film scopriamo che Nova si chiama in realtà Mae ed è in grado di parlare fluentemente ma ha perso la propria famiglia e i propri amici, con la madre che le aveva consigliato di non dare nell'occhio e far credere a tutti di essere regredita come gli altri umani. La ragazza riesce a far esplodere la diga (omaggio al secondo film precedente, Apes Revolution) che conteneva tecnologia e armi umane, ma non prima di aver sottratto una pistola. Emblematica a questo punto la scena finale che coinvolge Noa e Mae al momento dei saluti: lei nel momento del bisogno è stata egoista e ha fatto esplodere la diga per non rischiare che i primati si evolvessero ulteriormente e prendessero ancora più possesso del Pianeta: "Questo pianeta non è vostro. La diga l'abbiamo costruita noi umani". Mentre lui le chiede se umani e scimmie potranno vivere mai in simbiosi, lei risponde "Non lo so" ma dietro la schiena nasconde la pistola. Il primo istinto è sempre quello di attaccare piuttosto che porgere la mano, soprattutto per l'umanità: in questo aspetto si somigliano tutte le specie.
Il regno del pianeta delle scimmie ha una scena dopo i titoli di coda?
Uomini e scimmie: una convivenza è possibile?
Il Regno del Pianeta delle Scimmie non contiene una vera e propria scena post-credits - l'unica del franchise ad averla avuto è stato L'alba del pianeta delle scimmie - ma quell'epilogo tra Noa e Mae - il nome di lui come quello di Noè dell'Arca, con il film che si conclude simbolicamente in un'esplosione d'acqua della diga, è bene sottolinearlo - ci dice chiaramente che non è finita qui. Wes Ball propone un finale per niente conclusivo, che apre ad una nuova trilogia per il longevo ed epico franchise. Ancora una volta, bisognerà capire cosa faranno d'ora in poi scimmie ed umani e un indizio in questo senso ci viene dato dalla vera scena finale, subito prima dei titoli di coda.
Mae si reca in un luogo segreto per riportare una batteria recuperata durante l'esplorazione alla diga. Qui scopriamo che non è vero che è l'unica sopravvissuta, ma che c'è un gruppo di umani (capitanato da Dichen Lachman) che sembra provenire addirittura da un altro Pianeta, evoluti e alfabetizzati e che aveva mandato la ragazza in missione: l'incontro con Noa e Proximus non era insomma stato casuale. Il gruppo cercava disperatamente l'ultima batteria per riuscire a far ripartire il sistema di comunicazione con grandi parabole nell'erba in cui trova: riescono così a mettersi immediatamente in contatto con altri umani sopravvissuti in un'altra parte del mondo. A questo punto l'inizio della ripresa di possesso della Terra da parte degli umani - sembra avverarsi la paura di Proximus, ovvero che rimettessero le scimmie in gabbia reclamando il Pianeta - sembra avere inizio. Chissà se la nuova trilogia porterà definitivamente al film iniziale del franchise, Il pianeta delle scimmie del 1968 diretto da Franklin J. Schaffner, basato sull'omonimo romanzo scritto nel 1963 dall'autore francese Pierre Boulle che vedeva un gruppo di uomini recarsi sul pianeta titolare governato da primati, con gli umani loro schiavi.