A Viareggio viene presentato Contronature, il film del pittore/regista Alessandro Tofanelli; presenti lo stesso Tofanelli, i due attori protagonisti Valeria Cavalli e Andrea Di Stefano e il direttore della fotografia Aldo Di Marcantonio.
Alessandro, da dove è nata l'idea di questa sceneggiatura, da dove hai preso l'ispirazione? Alessandro Tofanelli: C'era un'idea e questa idea era il luogo, il Parco di S. Rossore - Migliarino - Massaciuccoli. Qui ci sono una moltitudini di ambienti, tutti bellissimi. E io sono convinto che sono i luoghi a creare i personaggi, le loro storie. I personaggi tipici di questi luoghi erano quelli che vivevano lì isolati, ma che conoscevano tutto della natura. Oggigiorno di queste figure ce ne sono sempre meno, perciò Giacomo è la somma di tutti loro. Poi c'era il fattore di contaminaizione; qualcosa di esterno che arriva e noi stiamo a vedere quello che succede.
E' vero tra l'altro che il cascinale dove abita Giacomo in verità è casa sua? Alessandro Tofanelli: Sì, in effetti sì.
Da dove è nato il titolo Contronatura?
Alessandro Tofanelli: Per me vuol dire tante cose; contro la natura e natura contro. Nel film ci sono infatti due forze che si scontrano e questo determinerà il muoversi dell'ambiente intorno ai personaggi. Nel film la natura non è di contorno, ma si muove, si ribella al personaggio di Francesca.
Contronatura anche perché in verità c'è un certo rapporto incestuoso fra Giacomo e la sorella, anche se più che possessione è una sorta di protezione pur se portata all'eccesso.
Valeria, come ti sei calata nel personaggio di Francesca? Valeria Cavalli: Sono partita dai punti in comune, perché forse siamo tutte e due testarde. Io però sono molto più vicina alla natura di lei. Proprio per questo aspetto ho scelto di fare questo film. Una cosa che mi ha molto aiutata per calarmi nel personaggio è stato avere un punto d'inizio e cioè l'incidente. Questo mi ha permesso di immaginarmi una cesura netta con il passato di Francesca, di poterla ricostruire senza il fardello del suo vissuto precedente.
Andrea, Giacomo non è un personaggio politicamente corretto. E' stata necessaria una trasformazione anche fisica per diventare lui? Andrea Di Stefano: Si, non potevo usare i trucchi del mestiere in questo caso. Ho deciso quindi di abbandonarmi e sono andato sui luoghi del film qualche settimana prima di girare. E' difficile per me spiegare il lavoro fatto, ma quello a cui puntavo è stato pensare di poter trasudare l'odore della macchia. Oltre a rendere il senso di autosufficienza, anche di tipo affettivo, tipico di quel mondo.
Di Marcantonio, quali soluzioni e quali problemi ha trovato nel girare questo film? Aldo Di Marcantonio: Il problema era più che altro un problema di clima, perché conoscevamo i luoghi ma ogni tanto bisognava "aiutare l'ambiente", visto che il tempo che avevamo per girare era abbastanza breve e dovevamo quindi correggere la luce per farla diventare quello che volevamo noi. Per gli interni invece abbiamo usato luce sempre di sbieco, piena di ombre, proprio per farla diventare ancora più angosciante.