C'è ormai una intensificata tendenza e quasi consuetudine da parte del cinema e della TV a provare a risolvere il mistero che si cela dietro le vie di personaggi iconici o al limite, attraverso documentari e film di finzione. Le forme ed i generi cinematografici utilizzati a tal scopo sono diversi, vari e mai del tutto prevedibili. La Festa del Cinema di Roma, nella sua 19esima edizione, ha raccolto la sfida di questa tendenza e ha inserito in programma diversi approcci al cosiddetto biopic.
Dal didascalico e per alcuni poetico Berlinguer di Andrea Segre all'intellettualissima e investigativa ricerca di Eleonora Duse fatta da Sonia Bergamasco fino allo sguardo di Massimo Ferrari, in coppia alla sceneggiatura con il produttore di Mad Entertainment Luciano Stella, sul mito, la leggenda, l'unicum rappresentato da Mario Merola. Si intitola Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola, è prodotto da Big Sur in collaborazione con Rai Documentari e Mad Entertainment, è stato presentato nella sezione FreeStyle della Festa del Cinema ed è liberamente ispirato all'opera letteraria Napoli solo andata... Il mio lungo viaggio scritto dallo stesso Merola Con Geo Nocchetti, edito da Sperling & Kupfer e Rai Eri.
Raccontato attraverso le testimonianze, gli archivi e i racconti di chi gli era più vicino e di chi lo ricorda, Il Re di Napoli, è solo all'apparenza un documentario convenzionale poiché il percorso di vita del Re della sceneggiata è il pretesto per indagare Napoli, i suoi conflitti, la sua storia e riconciliarla con tutte le parti di se stessa. In questo macro obiettivo più sottile ma più profondo, Il Re di Napoli si ricongiunge con il lavoro precedente di Ferrari, Rione Sanità - La certezza dei sogni, in cui il regista raccontava il modo in cui Napoli si era riappropriata di un rione, di una zona, di una tradizione, grazie alla rinascita civile, economica e culturale del Rione Sanità, animata e diretta da padre Antonio Loffredo.
Mario Merola, figlio del popolo
"Merola era un familiare di tutti" si afferma nei primi minuti de Il Re di Napoli. Massimo Ferrari con l'ausilio dell'animazione curata da Ivan Cappiello, passa prima in rassegna gli amici, i colleghi, gli allievi e gli esperti che ci accompagneranno nel viaggio. A metterci sul cammino di conoscenza dell'artista poi, i suoi figli Roberto e Francesco. Quest'ultimo apre le porte della prima casa paterna e ci guida nel cortile del palazzo dove i suoi si sono conosciuti e innamorati.
Nella sua prima parte, il documentario descrive la costruzione della sceneggiata napoletana ed il seguito incredibile, da record, generato da Merola ad ogni spettacolo. Alle testimonianze degli artisti che lo hanno conosciuto e che con lui hanno lavorato, come Marisa Laurito, Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio, Ferrari alterna quelle fondamentali degli esperti per spiegare il fenomeno, come i giornalisti Federico Vacalebre,il critico cinematografico Valerio Caprara e lo scrittore Maurizio De Giovanni. Merola ha dato voce alle vicende di vita quotidiana tra passioni, conflitti sociali e amorosi, di una parte di popolo spesso dimenticato dai grandi cantautori nazionali e internazionali.
Un genio ignorante
Il Re di Napoli ha uno sguardo celebrativo della figura di Mario Merola ma al tempo stesso molto sincera e concreta. Chi non è mai andato oltre "'O zappatore nun s''a scorda 'a mamma" scopre che Merola aveva il vizio del gioco per cui ha buttato all'aria metà del patrimonio guadagnato, riempiendo teatri e stadi. È stato anche un artista volubile e influenzabile anche se generosissimo e pronto a dar spazio ai talenti che lo hanno affiancato nel corso della sua carriera.
A lui deve tutto Gigi d'Alessio che fa un racconto inedito e accorato della genesi di un pezzo emblematico a rappresentare cosa ha significato Merola per Napoli: Cient'Anne e quella frase scritta da D'Alessio e cantata a Merola, "senza 'e te fernesce Napule"". È proprio D'Alessio a definire Merola un genio ignorante dopo aver scoperto, durante delle prove, che la ragione per cui Merola non realizzava mai due interpretazioni uguali di brani o spettacoli, stava nel fatto che non aveva studiato musica dunque non la leggeva né conosceva le note, andava a braccio o come avrebbe detto lui, a sentimento.
Mille Napoli diverse
Il Re di Napoli ha l'ambizione, ben sostenuta e gestita, di non essere solamente un documentario su un artista che ha significato e significa tuttora molto per Napoli e la sua storia, ma di fare un'analisi lucida sulle mille declinazioni di Napoli. Merola è stato accusato spesso di raccontare una Napoli stereotipata, schiave della passioni, avvezza a dinamiche patriarcali e criminali. Gli intellettuali e la borghesia napoletana lo hanno avversato pubblicamente e direttamente, in salotti TV e confronti, influenzando di fatto una certa parte di Napoli e dell'Italia tutta a ghettizzare la sceneggiata napoletana e quella particolare Napoli raccontata da Merola. E invece, si ricorda nel film che "esistono mille Napoli vere" e con Il Re di Napoli, la città si riconcilia e ricongiunge con tutte le parti di se stessa, anche quella reale, vera e passionale, cantata da Merola.
Conclusioni
A fine recensione di Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola” di Massimo Ferrari, documentario sul cantante e inventore del genere della Sceneggiata napoletana presentato alla 19esima Festa del Cinema di Roma, sottolineiamo la capacità di Ferrari, già dimostrata nel suo precedente Rione Sanità - La certezza dei sogni di indagare le mille facce di Napoli attraverso il racconto di una sua figura iconica.
Perché ci piace
- È racconto celebrativo ma schietto di un personaggio chiave nella storia di Napoli e d’Italia
- Raccontando Merola, racconta anche lo scontro su quale sia l’immagine della città da esportare.
- Ricongiunge Napoli con le sue mille facce vere.
Cosa non va
- Ad eccezione delle sequenze d’animazione, conserva una forma classica, senza varianti.
- Da spazio solo a chi celebra Merola, limitando le voci contrarie alle immagini di repertorio.