Il ragazzo e l'airone, la spiegazione del finale: la drammatica bellezza di un mondo squilibrato

Tra diversi piani di lettura, un profondo tratto autobiografico, tanti significati e la summa artistica della filmografia di Hayao Miyazaki: la spiegazione de Il ragazzo e l'airone.

Il ragazzo e l'airone, la spiegazione del finale: la drammatica bellezza di un mondo squilibrato

Parlando del Maestro di Bradley Cooper,abbiamo analizzato il film partendo da una citazione di Leonard Bernstein: "Un'opera d'arte non risponde alle domande, le suscita; e il suo sostanziale significato si trova nelle risposte contraddittorie". Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki (leggi la nostra recensione) è, in questo senso, una grandissima opera d'arte, arrivando a suscitare molti quesiti diversi nella mente dello spettatore senza per questo dare facili risposte.

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Il ragazzo e l'airone: un'immagine

Nella straordinaria filmografia di Miyazaki, questo suo ultimo lungometraggio è forse il più complesso ed ermetico, vuoi per i tanti piani di lettura di cui si compone, vuoi perché concepito come grande summa della sua intera carriera artistica oltre che lavoro semi-autobiografico. Impossibile trovare una spiegazione univoca, insomma, ma la verità è che il film non tenta nemmeno di essere così modesto, ed è invece intenzionato a dare risalto al pensiero che edifica l'opera. Non necessariamente verso il suo scopo, bensì verso i tratti filosofici, morali o idealistici che sostengono e nobilitano la costruzione cinematografica del progetto. Ciò detto, proviamo a immergerci nel racconto e nelle tematiche de Il ragazzo e l'airone per inquadrare le differenti prospettive con cui il film è stato concepito, spiegando il finale, e tentando di leggere al meglio delle nostre possibilità un lungometraggio incantevole e sofisticato. [ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE!]

Il ragazzo e l'airone: e voi come vivrete?

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Il ragazzo e l'airone: un momento del film

Il romanzo del 1937 di Genzaburo Yoshino funge esclusivamente da ispirazione primaria dell'opera, che pure mantiene lo stesso identico titolo in patria: E voi come vivrete? In breve, il racconto vede protagonista il giovane Coper, un quindicenne costretto dalla madre a trasferirsi dallo zio, cambiare scuola e amici, dopo la morte del padre. Qui inizia a partecipare a delle lezioni che spaziano ampi campi d'interesse, con lo zio che gli racconta una storia al giorno dedicata a temi tra i più svariati, dalla visione delle cose alle relazioni umane. È in tutto e per tutto un coming of age con finalità pedagogiche e morali, una base adeguata sui cui impalcare le fondamenta di un film come Il ragazzo e l'airone, che segue infatti una narrativa molto simile. Tre anni dopo lo scoppio della guerra nel Pacifico, Mahito e suo padre si trasferiscono nella campagna giapponese, in quella che era la residenza della mamma del protagonista, morta in un incendio. Qui vive la zia di Mahito, Natsuko, divenuta la nuova compagna del padre e in dolce attesa di un bambino. Il ragazzo soffre sia la perdita della mamma e sia la strana relazione con la zia-matrigna.

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Il ragazzo e l'airone: un'immagine

A scuola sembra non riuscire a legare con i compagni e la sola cosa che desidera è vagare per la residenza di campagna ed essere lasciato in pace da Natsuko e dalle domestiche, che hanno però il compito di tenerlo d'occhio e prendersi cura di lui. Arriva persino a colpirsi da solo con una pietra in testa per evitare di andare a lezione, e fuggire da una situazione spiacevole, rifugiandosi nella propria solitudine e convalescenza. Il problema è che uno strambo airone cenerino sembra averlo preso di mira, intenzionato a condurlo in una vecchia torre diroccata costruita dal suo prozio e situata nel cuore della foresta che circonda la magione. Quando Natsuko scompare, interrotta la lettura commossa di una copia di E voi come vivrete? che la madre avrebbe voluto regalargli una volta che fosse divenuto adolescente, Mahito entra finalmente nella torre e scopre la vera identità dell'airone, che si rivela essere un omuncolo dai poteri magici.

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Il ragazzo e l'airone: un frame del film

Il ragazzo è deciso a salvare la zia, e per farlo si lascia trasportare insieme a una delle governanti della casa, Kiriko, in un mondo incantato governato dalla volontà del prozio e abitato da famelici pellicani, embrioni di anime umane e una curiosa società di parrocchetti. Con l'airone a fargli da guida, Mahito incontra la giovane versione di Kiriko e anche quella adolescente della madre, Himi, a quanto pare capace di dominare il fuoco. Natsuko si trova nella sala parto della Torre - identica a quella reale - e Himi lo aiuta a raggiungerla. Le cose vanno nel verso sbagliato e Mahito entra in contatto con il prozio, che gli rivela di aver creato quel mondo grazie ai poteri di una pietra magica e spaziale e di volerlo come suo successore per continuare il suo lavoro ed evitare che quel mondo scompaia. Mahito rifiuta e di lì a poco, anche a causa dell'intervento del Re Parrocchetto, l'universo immaginifico del prozio comincia a distruggersi, con il protagonista, l'airone e la vecchia Kiriko che tornano al mondo reale e Himi e la giovane Kiriko che invece tornano al loro tempo, tutti destinati a dimenticare presto o tardi la loro avventura.

Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki debutta con oltre 800.000 Euro di incasso e più di 100.000 spettatori

Il ragazzo e l'airone: la spiegazione del film

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Il ragazzo e l'airone: un'immagine del film

Più superficialmente, Il ragazzo e l'airone è un romanzo di formazione proprio come la storia di Genzeburo Yoshino. È dedicato alla crescita personale, alla comprensione del mondo e all'accettazione della perdita, eppure Hayao Miyazaki riesce a inserire all'interno di una grammatica narrativa non particolarmente frustrante una serie di citazioni e letture che valorizzano e ampliano i piani di comprensione dell'immagine e del testo. Quando sull'ingresso della torre leggiamo "facemi la divina potestate", quello è un richiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri, alle porte dell'Inferno. Significa "sono opera della potestà divina", nient'altro che Dio, insomma. Mahito attraversa "una selva oscura" per ritrovarsi di fronte all'ingresso di un "mondo sommerso", non per forza dai tratti infernali. Il prozio è poi il Dio del suo universo, che ha creato e mantiene lo stato delle Cose. Avendo dedicato il film al nipote ed essendo lo stesso Miyazaki l'uomo più importante dello Studio Ghibli, l'autore potrebbe essere identificato nel prozio, ma secondo suggerimento del produttore Toshio Suzuki, "il prozio è in verità Isao Takahata", co-fondatore dello Studio, e colui che scoprì il talento di Miyazaki. Il maestro è invece più identificabile nel Re Parrocchetto, reggente del regno animato Ghibli dopo la scomparsa di Takahata.

Il punto resta però l'eredità di un mondo destinato a scomparire senza un successore, che il prozio vede in Mahito. Ed è qui che in lettura combinata il film aggiunge un altro strato di complessità, perché "il mondo sommerso" diventerebbe al contempo il subconscio di Mahito - almeno in parte -, dove i relitti del suo animo circondano un grande universo in rovina che sembra impedire all'essere umano di crescere e sbocciare (i wara wara) e a dolorosi legami di fare del male, così da restare in bilico in una disastrata utopia anziché accettare la drammatica bellezza di un mondo squilibrato. Le cose non sono mai come le vogliamo, ma scappare dei problemi o anche dalla tristezza, impendendo all'anima di accettare una situazione spiacevole o di guarire, è sbagliato. Quando Mahito si colpisce con la pietra, non riesce a superare la morte della madre, né la nuova relazione del padre con la zia, tantomeno la vita in campagna in un luogo ameno e isolato. Tuttavia, il mondo sommerso nasce proprio da una pietra.

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Il ragazzo e l'airone: una scena del film animato

Anzi, sono dei piccoli frammenti della stessa, impilati dal prozio a forma di torre, a decidere l'equilibrio di questo universo che, anche grazie alla guida di Mahito, potrebbe tornare ad essere bellissimo e privo di malvagità o imperfezioni, ma il ragazzo rifiuta di guidarlo perché ormai consapevole dei suoi limiti e dei suoi sbagli, il cui culmine è stato proprio il ferimento con la pietra. Non possiamo fare altro che vivere la nostra vita in un mondo imperfetto ma reale, accettando i tanti cambiamenti felici o dolorosi dell'esistenza con coraggio e dedizione, consapevoli dei bene e del male che albergano l'universo. Non è un caso che Mahito significhi "sincero", prima di tutto con se stesso. Tra l'altro vi sarebbero anche accenni alla filosofia nietzscheiana del Superuomo, dove il prozio punterebbe a un mondo trascendente, cioè "al di là", e Mahito invece intenzionato a vivere in un mondo trascendentale, cioè "in sé e per sé". Nonostante questo, il protagonista non rispetta pedissequamente i canoni superomistici pur accettando "la morte di Dio", rifiutando di fatto la passione in favore di criteri etici e morali.

Meta-Miyazaki

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Il ragazzo e l'airone: una sequenza del film

Interessante infine il modo in cui Il ragazzo e l'airone rappresenti di fatto la magnum opus di Hayao Miyazaki, quella in cui ha messo tutto se stesso, esperienze di vita, citazioni e filmografia. Ha lavorato con analogie e contrasti, inserendo tanti tasselli del suo cinema, tanto nella forma quanto nei contenuti. I richiami sono molteplici: Il mio vicino Totoro, Si alza il vento, Principessa Mononoke, Porco Rosso, La città incantata, Ponyo sulla scogliera. In un modo o nell'altro, l'ultimo lungometraggio animato del maestro giapponese è un ideale contenitore della sua arte e delle sue tematiche, espressamente dichiarate o meno. Magnifica, ad esempio, è la contrapposizione tra gli aerei che volano alti e liberi nel cielo in Porco Rosso e i già citati relitti della navi che circondano invece i mari del mondo sommerso di Mahito.

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Il ragazzo e l'airone: una scena del film d'animazione

Persino più affascinante è la citazione a 8 e mezzo di Federico Fellini, che rimanda all'incubo del Guido Anselmi di Marcello Mastroianni e lo ribalta, nei limiti in cui il protagonista del capolavoro felliniano tentava di fuggire dall'angoscia esistenziale, librandosi verso l'alto per poi essere trascinato a terra con un filo, e Mahito sceglie invece di immergersi nel suo subconscio, in questo mondo fantastico in rovina, di sua spontanea volontà, alla ricerca di sé. Andando persino oltre, l'idea di questa pietra spaziale "al centro di molti universi" guarda alla Torre Nera di Stephen King e pure al Faro del Bioshock di Kevin Levine, rifinendo l'ispirazione secondo sensibilità artistiche e citazionistiche più che personali. Nonché, confermando il fatto che Il ragazzo e l'airone sia un fantasmatico e stupefacente recipiente dell'universo cinematografico di Hayao Miyazaki.