Mai come in questo caso bisogna stare attenti a ogni parola. Rileggere ogni frase, calibrare qualsiasi definizione. È un atteggiamento necessario quando ci si appresta a scrivere la recensione de Il professore e il pazzo, un film devoto al valore di ogni singolo termine, un'opera appassionata in cui riscopriamo il fascino spesso nascosto, sopito e dato per scontato del significato delle cose. Ed è proprio dalla passione che nasce questo biopic dedicato alla grande impresa e alle enormi fatiche dietro la creazione dell'Oxford English Dictionary, ovvero uno dei più ricchi e fondamentali dizionari della storia.
Succede tutto vent'anni fa quando Mel Gibson si imbatte in un libro chiamato L'assassino più colto del mondo, dedicato all'incredibile amicizia tra due uomini agli antipodi: il filologo scozzese Sir James Murray e William Chester Minor, ex chirurgo rinchiuso in un manicomio criminale. I due, improbabili ma solidali alleati, gettarono sangue e inchiostro pur di dare vita al primo grande dizionario in lingua inglese (avviato nel 1879 e concluso nel 1928). Una storia vera, che ha solleticato le fantasie cinematografiche di Gibson, da sempre innamorato di uomini capaci di fare la storia. Condottieri, esempi, simboli: la sua poetica si fonda su umanità eccezionali. Ecco perché, nonostante la regia sia stata poi affidata al suo fidato collaboratore P.B. Sherman (al suo esordio dietro la macchina da presa), è davvero impossibile non scovare ne Il professore e il pazzo quella lucida scintilla di follia da sempre presente nello sguardo di Mel.
Non vi aspettate, però, un film bizzarro, strambo e innovatore come i suoi visionari protagonisti, perché la mano con cui viene messa in scena questa incredibile storia è cauta, volutamente classica nel tono e nel ritmo. Quello che rende davvero straordinario Il professore e il pazzo è proprio la vicenda poco nota quanto sbalorditiva a cui si ispira. Una storia di amicizia, dolore, perdono, redenzione e vocazioni. E no. Non è un caso se in questo elenco abbiamo rispettato l'ordine alfabetico.
Chi è davvero pazzo? Lo sguardo folle di Mel Gibson e Sean Penn
Siamo nel 1879. Epoca di fermento umanistico, tempo di città industriose e in rapida mutazione. Anni in cui la mania del progresso scientifico celava ancora zone oscure dell'umanità, come il trattamento riservato ai malati di mente. Lo sa bene William Chester Minor, rinchiuso in manicomio dopo aver ucciso per errore un uomo innocente. Lacerato dal senso di colpa, Minor peggiora di giorno in giorno, ma il delirio sfocia nella geniale ispirazione. Ed è così che nasce il suo rapporto epistolare con Murray, scozzese autodidatta intenzionato a smuovere dallo stallo la creazione del primo grande dizionario britannico. Un lavoro titanico, non solo per la gigantesca mole di parole da vivisezionare e studiare sin dalla loro etimologia, ma soprattutto perché osteggiato da molti studiosi di Oxford, infastiditi dai metodi così poco accademici di Murray.
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Il professore e il pazzo, calzante titolo interscambiabile (capace di insinuare nello spettatore il dubbio su chi sia davvero folle tra i due), racconta questa avventura editoriale con una coraggiosa ma sbilanciata miscela di melodramma e thriller, epico eroismo intellettuale e intima redenzione. Forse troppe emozioni "da definire" per un film che non può contenerle tutte. Ambizioso negli intenti e canonico nella messa in scena, Il professore e il pazzo dà il meglio di sé quando preferisce soffermarsi sulla commovente dedizione di due uomini lontani, ma vicini nelle vocazioni. Simili nello sguardo cristallino, Mel Gibson e Sean Penn appaiono affiatati nelle poche sequenze in cui condividono la scena. Il primo con un'interpretazione misurata, implosa ma non per questo poco generosa. Il secondo sposando l'anima tormentata di un uomo per cui le parole erano l'unica forma di libertà possibile e immaginabile.
La trama di un dizionario: verba volant, scripta manent
È dai medievali tempi in cui infervorava le coscienze dei suoi soldati che Mel Gibson è capace di scegliere le parole giuste. Dai monologhi di William Wallace alle definizioni di James Murray il passo è breve. Con richiami ammiccanti (e assai gustosi) al suo mitico passato da eroe scozzese in Braveheart - cuore impavido, la trama de Il professore e il pazzo vuole molto bene al personaggio di Gibson: invidiabile, senza macchia, supportato da una grande donna al suo fianco. In maniera forse troppo squilibrata, questo biopic dedica a Penn la parte più debole di una trama tracotante, in cui non manca persino una dolente relazione amorosa di cui è difficile apprezzare le sfumature. Il grande merito del film, però, risiede nell'aver colto la natura più intima dell'impresa dietro la creazione del dizionario inglese: un profondo atto d'amore nei confronti delle parole. Senza di loro il mondo non avrebbe forma, la realtà non avrebbe senso. Fissare su un vocabolario il significato delle cose significa andare a caccia dell'infinito, lottare contro il caos, pur consapevoli di maneggiare una materia mutevole, destinata a cambiare e ad arricchirsi. Questo Il professore e il pazzo lo sa bene e soprattutto riesce a raccontarlo con grande tatto, ricordando che non esiste lingua che si possa ingabbiare o cristallizzare dentro un dizionario definitivo. Se David Fincher ci ha regalato una pagina fondamentale della nostra società con The Social Network, P.B. Sherman, pur non sfiorando quelle vette di cinema, ci mette davanti ad un'altra pagina di una storia fondamentale della nostra cultura: il primo ipertesto. Con quel vocabolario che fa saltare da un termine all'altro gli spiriti più assetati e curiosi. Per una volta le immagini sono al servizio delle parole. La settima arte non si offenderà mica.
Movieplayer.it
3.0/5