C'era una volta il Cinepanettone, ma il cinema italiano lo ha abbandonato da qualche tempo. Nella recensione de Il primo Natale vi parliamo del nuovo film di Ficarra e Picone: in un momento in cui nessuno ha deciso di uscire con un film di Natale, quella del duo siciliano è l'unica commedia che arriva nelle sale prima delle feste (è in uscita il 12 dicembre). La formula del Cinepanettone, lo sappiamo, era ormai superata, e Salvo Ficarra e Valentino Picone, da sempre fautori di una comicità più ricercata, arrivano al film di Natale, per la prima volta, e affrontano il compito in maniera non affatto banale.
Com'è nelle loro corde, e come è in quelle di Nicola Guaglianone, uno dei nostri migliori sceneggiatori, che firma il film insieme a loro e a Fabrizio Testini, loro sceneggiatore storico. Il primo Natale ci ricorda che quella che festeggiamo è la nascita di Gesù, e allora ci porta proprio lì, ad assistere a quel momento. Senza dimenticare mai la realtà che stiamo vivendo oggi. Il Cinecannolo (guardate il film e capirete che questa definizione non è messa a caso...) di Ficarra e Picone è un film che diverte davvero, e fa pensare.
La trama: Palestina anno zero
Sulle note di un classico di Natale, Let It Snow, sullo schermo scorrono alcune immagini di senzatetto, mendicanti, migranti sui barconi. Scopriamo che sono dei filmati di un telegiornale, e, mentre la macchina da presa fa uno zoom out, capiamo che arrivano da una tv ad alta definizione in vendita in un centro commerciale. "Non si possono vedere queste cose", dice Salvo (Salvo Ficarra) e la commessa annuisce. Per poi capire che lui si riferiva alla definizione dell'immagine del televisore. Ha intenzione di tornare a comprarlo se andrà in porto un affare... Salvo è un ladro. Sempre a caccia di oggetti preziosi da rubare, si imbatte in un pezzo di arte sacra, un'antica statua del bambinello, e prova a prenderla. Ma è la statua che Padre Valentino (Valentino Picone) intende mettere nel proprio presepe vivente, a cui tiene moltissimo. Scoperto Salvo lo insegue, ma, finito in un canneto, una volta uscito si trova, insieme a lui, nella Palestina dell'anno zero. Sì, proprio dove e quando sta per nascere Gesù. E proprio dove e quando vive il perfido Re Erode (Massimo Popolizio).
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Non ci resta che ritornare al futuro
Il primo Natale è la rilettura, molto personale, di un tema classico al cinema, il viaggio nel tempo. È impossibile non scorgere un omaggio a quel gioiello della nostra commedia che è Non ci resta che piangere, in cui Massimo Troisi e Roberto Benigni si ritrovavano nel "milleequattrocento, quasi milleecinque". Il cinema italiano ha fatto altre puntate nel genere, come A spasso nel tempo (con Massimo Boldi e Christian De Sica) e come Superfantozzi (con Paolo Villaggio). Ma è il film di Troisi e Benigni il riferimento più calzante, perché la storia si svolge in un unico tempo, molto lontano, e per lo stile un po' stralunato, per la lieve poesia di alcuni momenti. E poi ci sono due personaggi che cercano qualcuno: se Benigni e Troisi cercavano Cristoforo Colombo, Ficarra e Picone cercano la Madonna, perché faccia loro un miracolo. A richiamare il sottofinale di Non ci resta che piangere c'è anche quella fuga che finisce in riva al mare. Mentre ci fa pensare a Troisi, e ai suoi compagni della Smorfia (Lello Arena e Antonio Decaro) una citazione della loro storica gag dell'Annunciazione. È immediato anche pensare a Ritorno al futuro, ma quello di Ficarra e Picone è un film molto diverso, lontano da flussi canalizzatori e dalla cultura americana, che va nelle radici della nostra tradizione.
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Ficarra e Picone: il Diavolo e l'acqua santa
In questo gioco, in quello che è un buddy movie, Ficarra e Picone si trovano benissimo. La dinamica degli opposti che si attraggono funziona: Salvo e Valentino sono il diavolo e l'acqua santa, il cinico e l'appassionato, l'uomo di ragione e l'uomo di fede. Ma la storia è fatta perché ognuno dei personaggi cresca durante questo viaggio così particolare, tanto da muoversi dalle posizioni di partenza, e andare a comprendere le posizioni dell'altro. Ficarra e Picone sono bravi, hanno solo un problema, comune agli attori comici quando sono su un set, che è quello di muoversi rispetto a tutto l'ambiente in cui sono e non solo rispetto alle spalle con cui dialogano: nelle corse e nelle scene più d'azione quindi c'è qualche limite.
I veri miracoli li fanno gli uomini
Ma è un problema che si nota poco. Perché Il primo Natale è davvero divertente, e ha alcune trovate davvero geniali, come la scena in cui i due si trovano in un'arena di fronte a una tigre, o il dialogo durante il censimento, o quello con il presunto San Giuseppe. Gran parte del divertimento viene dal fatto che i due protagonisti sanno cosa accadrà, mentre le persone dell'anno zero ne sono ignare. Ma i pregi della sceneggiatura di Ficarra e Picone, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini non si fermano qui.
Tra i film scritti da Guaglianone non ce n'è quasi nessuno che non abbia dei riferimenti precisi alla nostra società, agli ultimi, ai diversi, ai dimenticati, e il suo sguardo non è mai pietistico e banale (quelle immagini all'inizio del film non sono lì per caso). Ne Il primo Natale c'è anche questo. E c'è anche un twist ending, che è comunque un colpo di classe. Il presepe vivente cinematico di Ficarra e Picone non è solo un gioco divertente. Ma ci vuole ricordare che "i veri miracoli li fanno gli uomini". Quando vogliono.
Conclusioni
Come abbiamo scritto nella recensione de Il primo Natale, Ficarra e Picone si ricordano che quella che festeggiamo è la nascita di Gesù, e ci portano proprio lì, ad assistere a quel momento, senza però dimenticare mai la realtà che stiamo vivendo oggi. Il Cinecannolo di Ficarra e Picone è un presepe vivente cinematico, un film che diverte davvero, e fa anche pensare.
Perché ci piace
- Ficarra e Picone si trovano benissimo nella dinamica degli opposti che si attraggono.
- Il primo Natale è davvero divertente, e ha alcune trovate davvero geniali.
- Il twist ending, che ci porta a riflettere sulla nostra realtà.
Cosa non va
- Nelle corse e nelle scene più d'azione i protagonisti hanno qualche limite.