Il cinema è pieno di "strane coppie". Quella formata da Sergio Castellitto e Valerio Lundini si aggiunge all'elenco di questa lunga e ricca tradizione. I due attori sono i protagonisti del film di Alessandro Bardani, che porta sul grande schermo il suo omonimo testo teatrale, scritto a quattro mani con Luigi Di Capua (una delle tre teste dei The Pills). Sulle assi di legno erano Giorgio Colangeli e Francesco Montanari a interpretare Gustavo e Giovanni, due persone lontanissime per età e sensibilità. Con però in comune una cosa fondamentale: sono entrambi orfani. Se amate i road movie ben scritti la recensione di Il più bel secolo della mia vita è qui per darvi delle certezze: questo titolo non vi deluderà.
In sala dal 7 settembre, Il più bel secolo della mia vita, presentato in anteprima al Giffoni Film Festival 2023, dove ha vinto il premio Miglior Film Generator +18, prende spunto da una legge forse poco conosciuta ma reale: la 184 del 1983 (poi rivista con la 149 del 2001), che stabilisce che un figlio non riconosciuto non può sapere il nome della madre fino al centesimo anno di età.
È qui che le strade di Gustavo e Giovanni si intrecciano: il primo è l'orfano più anziano d'Italia, arrivato effettivamente al centesimo compleanno. Il secondo è invece un volontario della FAeGN, l'Associazione Nazionale Figli Adottivi e Genitori Naturali, che pensa di poter far leva sul Ministro degli Interni per cambiare la legge proprio raccontandogli la storia del centenario. Per questo Giovanni insiste per portare Gustavo a Roma. Un viaggio su carta semplice, nella pratica molto meno.
Il più bel secolo della mia vita: trailer
Il più bel secolo della mia vita, Valerio Lundini: "Voglio diventare un ottimo vecchio"
Sergio Castellitto e Valerio Lundini: chimica perfetta
Grazie al centenario Gustavo e al ventenne Giovanni, Alessandro Bardani mette in scena un confronto generazionale che racconta il nostro paese. "Il vecchio" è infatti molto più aggressivo, attaccato alla vita e sicuro di sé. "Il giovane" invece è il simbolo del disagio e dell'insicurezza. Il primo è anche estremamente individualista: non gli interessa fare del bene o il destino di altri come lui, si vuole solamente godere quanto gli è rimasto da vivere e sfrutta il viaggio per assaporare tutto il possibile. Il secondo invece ha l'ossessione per cercare di aiutare, cambiare le cose, in modo che nessun altro soffra come è successo a lui.
Due approcci all'esistenza agli antipodi, ma che si completano: entrambi hanno infatti le loro ragioni. Giovanni è stato adottato e cresciuto con amore (la mamma è interpretata da Carla Signoris), mentre Gustavo ha dovuto sempre cavarsela da solo. Questo lo ha certamente indurito, ma anche reso più indipendente.
Dall'approccio con le donne al lavoro, i due si confrontano su tutto. E se i dialoghi funzionano il merito è soprattutto della chimica che è scattata tra Sergio Castellitto (truccato da Andrea Leanza e Giulio Zecchini) e Valerio Lundini, al primo film. Le loro fisicità insieme sono perfette, così come i tempi comici. A impreziosire il tutto c'è poi la canzone di Brunori Sas, La vita com'è, che nella prima strofa racchiude il senso ultimo del film: "Avere vent'anni o cento/ Non cambia poi mica tanto/ Se non riesci a vivere la vita com'è".
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Il più bel secolo della mia vita, il film di Alessandro Bardani è l'adattamento dell'omonimo testo teatrale scritto a quattro mani con Luigi Di Capua ed è l'occasione per vedere all'opera una nuova "strana coppia" del nostro cinema che funziona benissimo. Sergio Castellitto e Valerio Lundini sono due orfani, il primo centenario e il secondo ventenne. Il loro confronto, oltre a offrire tempi comici perfetti, è anche l'occasione di parlare del nostro paese.
Perché ci piace
- La "strana coppia" formata da Sergio Castellitto e Valerio Lundini.
- Il trucco di Andrea Leanza e Giulio Zecchini.
- La canzone di Brunori Sas "La vita com'è".
Cosa non va
- La scrittura prevale sulla regia, che non offre particolare guizzi, ma è funzionale.